"E' straordinario che
un regista abbia così ben compreso la vita monastica e abbia saputo raccontarla senza
visioni idilliache e senza mitizzarla, facendola gustare sia a credenti che a non
credenti". Così il priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, commenta il
film sui monaci di Tibhirine uccisi nel '96. "E' ancora molto forte, presso la popolazione
islamica algerina, l'eredità umana e spirituale di quei trappisti", spiega il giornalista
Luciano Ardesi. Anche il regista algerino Rashid Ben Hadj, musulmano, apprezza
quest'opera del francese Beauvois perché "esprime quanto il mondo contemporaneo abbia
bisogno di testimoni così forti nella fede".