La presentazione del libro di Franco Mandelli "Ho sognato un mondo senza cancro".
Intervista con l'autore
Raccogliere fondi per la ricerca sulle leucemie e dare ai malati una speranza sul
futuro. Sono gli obiettivi del libro edito dalla Sperling & Kupfer: “Ho sognato un
mondo senza cancro - La vita e le battaglie di un uomo che non si arrende”, che sarà
presentato questo pomeriggio a Roma e che documenta i progressi realizzati nella cura
della malattia e nell’assistenza ai malati. Al microfono di Alessandra De Gaetano
sentiamo l’autore, Franco Mandelli, ematologo e presidente dell’Ail, Associazione
italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma:
R. - “Sognare
il mondo senza cancro” non vuol dire non avere più il cancro, ma avere i tumori del
sangue curabili, avere cioè la possibilità che nella stragrande maggioranza dei casi,
si arrivi ad una cura che consenta ai nostri malati di vivere bene.
D.
- Professore, quali progressi sono stati compiuti negli ultimi anni nella diagnosi
e nella cura delle leucemie?
R. - Io ho cominciato a curare le leucemie
acute del bambino quando non guariva nessuno. Oggi, di quegli stessi bambini guarisce
l’80 per cento. Nel libro ci sono alcune storie relative ai primi bambini guariti,
quando ottenevamo una buona risposta e vedevamo che il bambino stava bene, ma non
avremmo mai sperato che quello star bene corrispondesse ad una vera guarigione. Come,
invece, poi è stato. Così, sono cambiate le cose per tante altre malattie: per esempio,
per quanto riguarda i linfomi che una volta avevano possibilità di cura in pochi casi,
mentre oggi possono guarire in alcune forme addirittura nella stessa percentuale in
cui guariscono i bambini. Devo dire che ci stiamo occupando molto della qualità di
vita dei malati, cercando cioè, anche se il malato non guarisce, di farlo convivere
con la malattia, ma senza avere grossi problemi e quindi conducendo una vita normale,
convivendo con la malattia anche per decenni. Questo non è un sogno, ma è già realtà.
D.
- Quali sono gli obiettivi di questa pubblicazione?
R. - Sono diversi.
Il primo è certamente quello di cercare di raccogliere fondi con i diritti d’autore
e tutti proventi andranno all’Ail. Vengono elencate le iniziative dell’Ail, fra cui
due straordinarie: la prima relativa all’assistenza domiciliare, che consente quindi
di mandare a casa il malato e non tenerlo ricoverato quando non serve. La seconda
è la realtà delle case alloggio per quei malati che vivono lontani dai centri di trattamento
e che possono quindi essere alloggiati gratuitamente. L’obiettivo più importante,
forse, è quello di non far sentire i malati soli.
D. - Quali sono le
prossime sfide nell’ambito della ricerca scientifica?
R. - Fare ricerca
clinica indipendente, come noi facciamo con un gruppo, che si chiama “Gimema”, mettendo
a disposizione dei Protocolli comuni senza che ci sia la dipendenza dell’industria
farmaceutica.