Haiti e Nigeria, aumentano i casi di colera. Sull'isola 3.500 contagiati
Allarme colera in Nigeria. Almeno 1.500 persone sono morte dall'inizio dell'anno.
Lo rende noto l'Unicef, secondo cui si è verificato un aumento considerevole dei casi,
triplicati rispetto allo scorso anno. E’ salito, invece, a 259 il numero dei morti
dell’epidemia di colera che sta colpendo Haiti, mentre oltre 3.500 sarebbero i contagiati
in tutta l’isola. Una situazione che potrebbe diventare drammatica, in un Paese già
in ginocchio dopo il terremoto dello scorso gennaio, che provocò 250 mila morti. Per
un ultimo aggiornamento sulla situazione nel Paese caraibico, Salvatore Sabatino
ha raggiunto telefonicamente a Bruxelles Rosa Crestani, del pool emergenze
di Medici senza frontiere (Msf):
R. – Per
il momento, posso dire che le autorità locali hanno dichiarato l’epidemia, nel nord
i casi continuano ad aumentar … Per il momento non c’è un’esplosione di casi in altre
zone.
D. – Si parla anche di primi casi di contagio a Port au Prince,
nella capitale?
R. - Sì, sono stati confermati alcuni casi a Port au
Prince e i casi che sono stati confermati vengono dal nord per cui, per il momento,
i focolai confermati si trovano nella regione settentrionale, dell’Artibonite.
D.
– Ci sono anche altre emergenze colera in giro per il mondo. Sono stati segnalati
per esempio 1.500 morti dall’inizio dell’anno in Nigeria. Voi siete presenti anche
nel Paese africano…
R. – Sì, siamo presenti in Nigeria dall’inizio dell’emergenza
colera e anche per altre urgenze. Quest’anno, Medici senza frontiere sta rispondendo
all’epidemia di colera in Camerun, in Ciad, in Niger, in Nigeria e anche in Papuasia
e in Zambia.
D. – C’è un’emergenza particolare anche in Pakistan, dopo
le alluvioni?
R. – Abbiamo avuto casi di diarrea acuta nel nord, siamo
arrivati più o meno a quattromila casi. Questo tipo di epidemia è stata meno aggressiva
e ha portato meno morti. Per il momento in Pakistan, per questo tipo di epidemia,
la situazione è sotto controllo, non abbiamo più casi nel nord e nel sud. Abbiamo
un alto numero di diarree legate all’igiene, diciamo così, normali, ma non casi di
colera.
D. – Cosa chiedete voi alla comunità internazionale? Come si
può aiutare Medici senza frontiere che è impegnata su vari fronti internazionali?
R.
– Noi siamo molto contenti della risposta che i nostri donatori ci hanno dato per
tutte le urgenze che stiamo seguendo. Chiediamo di continuare a seguirci, di darci
il supporto che continuano a darci. Bisogna che la comunità internazionale, per quello
che riguarda Haiti, cerchi di aumentare tutto il sostegno possibile a livello di igiene
e soprattutto nei campi. Le persone che vivono ancora nelle baracche e nei campi profughi
dopo il terremoto di Haiti vivono ancora in condizioni poco igieniche e negative a
livello sanitario, per cui c’è un grosso rischio. Bisogna che la comunità internazionale
faccia di più per questa gente e che si arrivi a una situazione normale, quello che
non è dall’inizio di gennaio.