2010-10-26 15:40:37

A Milano la prima chiesa dedicata a don Gnocchi


“Il beato Carlo Gnocchi ha mostrato il volto materno della Chiesa soprattutto sotto un duplice aspetto: quello della Chiesa madre impegnata nell'educazione dei suoi figli e della Chiesa madre al servizio dei suoi figli più fragili, provati e sofferenti”. Lo ha sottolineato, sabato scorso, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, durante la celebrazione eucaristica di dedicazione al beato, nel capoluogo lombardo, della nuova chiesa del Centro Santa Maria Nascente. Don Gnocchi, il “padre dei mutilatini”, è stato proclamato beato il 25 ottobre 2009 in piazza Duomo. “In particolare come Chiesa ambrosiana — ha detto il porporato durante l'omelia — dobbiamo rendere grazie a Dio, lodarlo e invocarlo perché ci ha regalato, anche solo in quest'ultimo secolo, santa Gianna Beretta Molla e diversi beati, ultimo dei quali è, per ora, il beato Carlo Gnocchi”. “Don Carlo – ha aggiunto - ci è vicino nel tempo e anche per questo si fa più forte e persuasivo il suo richiamo alla vocazione a quella santità che costituisce il vero grande e unico destino che Dio assegna a tutti e a ciascuno di noi”. La maternità della Chiesa trova come suo referente privilegiato — ha continuato il cardinale — “l'uomo provato, malato, sofferente, disperato al quale rivelare e donare l'amore compassionevole e operoso di Gesù, il buon Samaritano”. È l'aspetto più noto dell'opera caritatevole e santa di don Gnocchi: “il suo prendersi cura dei mutilatini, dei poliomielitici, dei portatori di disabilità, dei malati, dei sofferenti d'ogni genere”. Proprio in questo ambito così delicato e misterioso del dolore umano — ha evidenziato l'arcivescovo di Milano le cui parole sono state riprese dall’Osservatore Romano — “è brillata la maternità della Chiesa attraverso l'intelligenza e il cuore del beato Carlo, la sua lungimiranza, l'audacia e la tenacia delle iniziative concrete da lui intraprese, la convinta valorizzazione dei dati delle scienze e delle tecniche, le più moderne per il recupero e lo sviluppo della piena umanità del sofferente, sino a giungere al segreto evangelico che trova nel dolore — in specie nel dolore innocente — un formidabile valore di salvezza e di redenzione per il mondo”. È questo — secondo il cardinale Tettamanzi — un aspetto essenziale del carisma di don Gnocchi che ci interpella oggi “in modo quanto mai esigente in un contesto sociale e culturale fortemente secolarizzato, che fatica o si rifiuta ad aprirsi all'interpretazione religiosa e spirituale della sofferenza umana”. (A.L.)







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