Il superiore dei Gesuiti: occorre un linguaggio nuovo per esprimere oggi l’esperienza
cristiana
La società europea è sempre più “vecchia” e “arrogante”. L’Europa impressiona per
“l’antichità” delle persone, degli edifici, delle culture, della storia, “delle dispute
e delle diffidenze tra le nazioni”. E’ quanto afferma padre Adolfo Nicolás, preposito
generale della Compagnia di Gesù, in un’intervista rilasciata al servizio elettronico
d’informazione dei gesuiti. Ad impressionare – aggiunge - è anche la grande “sicurezza”
che gli europei hanno di se stessi e delle loro opinioni. In Asia, dove il preposito
generale della Compagnia di Gesù ha svolto gran parte della propria missione pastorale,
questi atteggiamenti sono considerati “arroganti”. Sono “comprensibili” nel contesto
europeo – fa notare – ma “ingiustificabili” in quello mondiale. “E’ vero che l’europeo
conosce molte cose però non conosce tutto”. Conosce poco di altri mondi “altrettanto
reali quanto la vecchia Europa”, afferma inoltre padre Nicolás le cui parole sono
state riprese dall’Osservatore Romano. Il preposito generale della Compagnia di Gesù,
che recentemente ha visitato diversi Paesi europei, ricorda poi le sfide che attendono
i gesuiti e i cristiani d’Europa: la secolarizzazione, il dialogo con un islam numericamente
sempre più forte e la necessità di trovare un linguaggio nuovo per esprimere e comunicare
adeguatamente l’esperienza cristiana. La prima sfida – spiega Nicolás - consiste nel
cogliere il significato della vita cristiana in una società sempre più secolarizzata.
Occorre poi comprendere le modalità della relazione con i fedeli musulmani, a partire
“dalla fraternità, dall’accoglienza, dall’aiuto necessario” perché tutti possano camminare
“in una nuova armonia, in modo creativo”. La terza sfida consiste nell’esigenza di
adottare un nuovo linguaggio più flessibile e capace di esprimere la ricchezza “dell’esperienza
religiosa per l’umanità di oggi”. Le differenze che si possono riscontrare nei vari
Continenti, pur essendo importanti, non sono determinanti per la fede. “Tutti soffriamo
allo stesso modo – osserva padre Nicolás – e tutti cresciamo come persone”. “E in
questa mescolanza di uguaglianze e differenze, come religiosi e come gesuiti, tutti
ci troviamo ad affrontare le stesse sfide per crescere nella statura di Cristo”. In
questo senso “la chiamata di Cristo è ugualmente difficile e ugualmente attraente
per tutti i popoli”. Il preposito generale della Compagnia di Gesù ricorda infine
la lezione di fede che giunge dalle comunità cristiane mediorientali al centro del
Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, conclusosi ieri con la Santa Messa presieduta
da Benedetto XVI. La diversità di molte comunità sparse nel mondo – conclude – è un
invito “a riflettere sulla grande profondità di fede e d’esperienza che ci unisce”.
“Ed è finalmente un invito a scoprire cammini cristiani di comunione, di servizio
e di speranza”. (A.L.)