2010-10-25 14:32:07

A Roma la Settimana dell'accoglienza degli universitari fuori sede


A Roma lo scorso anno si sono immatricolati 230.000 nuovi universitari. Tra questi, il 45 per cento è fuori sede. Facendo riferimento a quest’ampia fetta della popolazione universitaria, è iniziata ieri la Settimana dell’accoglienza sul tema “Nessuno a Roma è fuori sede: l’accoglienza dell’intelligenza”. L'iniziativa è organizzata dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. Tra gli appuntamenti, è previsto la mattina del 28 ottobre un seminario di studio in programma al Campidoglio. La sera al Teatro Argentina ci sarà poi la grande festa dell’accoglienza delle matricole. Marina Tomarro ha intervistato mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’ufficio per la Pastorale Universitaria.RealAudioMP3

R – L’iniziativa della Settimana di accoglienza è un momento importante. Vuole sensibilizzare la città ma anche le istituzioni accademiche a impegnarsi ancora di più per realizzare quelle condizioni necessarie per quei giovani che iniziano la loro esperienza universitaria per la prima volta. Sono dunque matricole che si inseriscono in una esperienza di vita completamente nuova e che necessita, proprio per questa novità, di occasioni di incontro, di sostegno, di incoraggiamento ma soprattutto di condivisione della loro esperienza formativa che li dovrà portare pure ad essere protagonisti della storia delle proprie città.

D. – Il 45 per cento degli studenti universitari che studiano a Roma sono fuori sede. Qual è il modo migliore per farli sentire concretamente a casa?

R. – Anzitutto offrendo occasioni di abitazione favorevoli e credo che Roma offra in questo momento una grande possibilità, non solo per la presenza di numerosi convitti cattolici ma anche perché si va potenziando sempre di più la residenza universitaria promossa dalle università. Poi, soprattutto, creando quel terreno di disponibilità a condividere insieme con loro questa esperienza. Penso che il grande problema che emerge in maniera molto forte sia la questione della solitudine. In questo senso la Chiesa cattolica può aiutare i giovani a proseguire quel rapporto ecclesiale di impegno formativo che già si realizzava nell’esperienza delle diocesi di provenienza.

D. – Le cappellanie universitarie in che modo possono ulteriormente aiutare questi ragazzi?

R. – Credo che il primo grande aiuto sia quello di offrire i sacerdoti che sono a disposizione per loro, oltre, evidentemente, alle strutture delle cappellanie. Ma sopratutto il sapere che possono davvero incontrare la Chiesa in università attraverso la presenza costante di tanti preti. Sacerdoti che possano permettere loro di poter davvero affrontare questa nuova sfida con serenità e, soprattutto, con entusiasmo.







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