Italia: rapporto sui mestieri che nessuno vuole fare
Pasticcieri, sarti, falegnami, ma anche infermieri, muratori e tecnici informatici
italiani, addio. Secondo una ricerca condotta dalla Confartigianato sul rapporto 2010
Excelsior-Unioncamere, infatti, i giovani del Belpaese, nonostante la crisi economica
e il problema della disoccupazione che affliggono la società, rifiutano di impegnarsi
in quelli che, secondo i dati, sono i mestieri più richiesti. Rispetto alle 55mila
nuove assunzioni previste per il 2010, sembra che 147mila saranno i posti che le aziende
faranno fatica a coprire, proprio a causa delle scelte professionali dei giovani.
Il fenomeno, inoltre, non riguarda soltanto i settori artigianali, dove si avverte
la mancanza di gelatai, pasticcieri, sarti e tagliatori di stoffe, ma anche falegnami
specializzati e addirittura estetisti e parrucchieri, ma colpisce anche figure qualificate
come gli addetti al marketing, gli infermieri, i farmacisti, gli sviluppatori di software,
gli agenti di vendita, gli addetti alla logistica, i disegnatori tecnici, gli informatici
per l’assistenza clienti e gli educatori professionali. La penuria maggiore, però,
riguarda i “posti in piedi” come quelli da barista, cameriere, muratore, idraulico,
elettricista o manutentore di caldaie, ma anche i mestieri che implicano orari disagiati,
come panettieri o macellai, entrambi inclini alle “levatacce”: al confronto con queste
difficoltà, neppure i guadagni consistenti sono un argomento che regge facilmente.
Lo studio, poi, mette in luce come sia ancora “la conoscenza” il modo migliore per
trovare lavoro: vi fa ricorso il 55,3 per cento dei giovani fra i 15 e i 34 anni;
il 16,6 ha fatto richiesta direttamente mandando un curriculum; il 6,8 per cento rispondendo
a inserzioni sulla stampa o sul web. Infine, il 4 per cento ha iniziato con uno stage
prima di essere integrato; il 3,8 è stato segnalato dalla scuola o dall’università
e solo il 3,1 si è rivolto a un’agenzia per il lavoro. (R.B.)