2010-10-24 10:53:22

Giornata missionaria mondiale: una coppia di sposi in missione nella Zambia


In occasione della Giornata missionaria mondiale vi proponiamo la testimonianza di due giovani, che si sono uniti in matrimonio ieri e che hanno deciso di partire in missione nella Zambia per tre anni. Raggiungeranno la cittadina di Chirundu tra qualche mese, per condividere la vita e la fede con la popolazione locale africana, offrire aiuto nelle strutture socio-sanitarie e lavorare come catechisti e animatori. Sono Giuseppina e Giovanni Stanco di Roma. Al microfono di Tiziana Campisi, Giovanni racconta in che modo è stato coinvolto dalla moglie nella decisione di partire in missione:RealAudioMP3

R. – Da quando ci siamo conosciuti con Giuseppina c’è stata sempre una grande passione per l’Africa, in genere, per questo mondo bisognoso, che ci ha uniti. In me e in Giuseppina era radicata fortemente una passione proprio per questo mondo, che poi in Giuseppina si è sviluppata attraverso i suoi studi di antropologia. A me anche non dispiaceva affatto questa sua passione e, quindi, l’ho appoggiata fortemente. Poi, lei, per lavorare alla sua tesi di laurea ha deciso di andare in Africa otto mesi e, quindi, ha potuto avere un primo approccio con questa realtà e io l’ho seguita da qui. Avevamo già deciso di sposarci prima che partisse. Poi, quando è tornata aveva un forte desiderio di tornarci ancora e io ho detto: "Non c’è nulla di male, anzi, è una cosa bella! Se riuscissimo ad andare insieme sarebbe una cosa buona!".

D. – Come vi siete preparati per affrontare la missione?

R. – Tramite il professore che ha seguito Giuseppina per la tesi di laurea abbiamo preso contatti con alcune associazioni e andando in giro un po’ per l’Italia, facendo colloqui, alla fine, abbiamo trovato appoggio al nostro progetto in un’associazione a Milano. Lì, in effetti, ha preso corpo il fatto che il partire insieme, in due, poteva essere un progetto incentrato non solo a livello lavorativo, ma anche a livello di missione, animati da valori cristiani che poi cambiano totalmente un viaggio in Africa, perché si passa dal vedere una realtà come un lavoro a una realtà, invece, come condivisone e conoscenza di quel mondo dove vai. Alla fine, il lavoro non diventa più l’obiettivo; l’obiettivo è diventare famiglia, con loro. Ecco, questo c’è piaciuto subito. Poi, ovviamente, in quest'ultimo anno, abbiamo concretizzato un po’ il progetto, la formazione.

D. – Che tipo di formazione avete ricevuto?

R. – Siamo stati, adesso, un mese a Verona, nel Cum, il Centro Unitario Missionario, fondazione per la cooperazione missionaria fra le Chiese, per conoscere tutti gli aspetti di una missione in Africa. Vuol dire conoscere i tempi, la cultura dell’Africa, senza giudicare un sistema diverso dal nostro, ma prendendo coscienza del fatto che, venendo a contatto con quel sistema, l’unico modo per condividere qualcosa è entrare a far parte di quel modo di pensare, cioè essere capaci di dialogare veramente con le persone. Quindi, ci sono stati insegnati quali aspetti antropologici, culturali, oltre che religiosi, incontreremo.

D. – Tre anni nella Zambia, un matrimonio appena celebrato: come pensate di affrontare questa esperienza?

R. – Come una famiglia che semplicemente va a vivere in un altro posto. Non è certo un altro quartiere di Roma, però, in fondo, noi portiamo il nostro essere lì: noi andiamo come famiglia. E speriamo di diventare anche parte della parrocchia nella quale ci troveremo, nella parrocchia della piccola comunità che incontreremo.

D. – Che cosa vi aspetta nella Zambia? Dove sarete accolti, dove vi troverete, dove opererete?

R. – C’è una missione già avviata a Chirundu da 40 anni, dove non mancano l’ospedale, la scuola, una parrocchia avviata, un’attività parrocchiale. Ci impegneremo in particolare nell’affiancare gli animatori del posto, quindi nelle attività sia di catechesi sia di educazione e, poi, anche nell’ambito operativo della vita parrocchiale.

D. – Che cosa vi sentireste di dire a delle coppie che stanno pensando di partire in missione?

R. – Sicuramente di non andare pensando semplicemente di “fare”, ma innanzitutto di “essere”, cioè di dare molta importanza al capire chi è l’altro.







All the contents on this site are copyrighted ©.