Messaggio al Popolo di Dio a conclusione del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente
Nella Quattordicesima Congregazione Generale, che si è tenuta nelpomeriggio di venerdì
22 ottobre 2010, i Padri sinodali hanno approvato il Nuntius, il Messaggio al Popolo
di Dio a conclusione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.
Pubblichiamo
qui di seguito la versione in italiano del testo integrale:
“La moltitudine
di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At
4, 32)
Ai nostri fratelli presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, alle persone
consacrate e a tutti i nostri amatissimi fedeli laici e a ogni persona di buona volontà.
Introduzione
1.
La grazia di Gesù nostro Signore, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito
Santo sia con voi.
Il Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente è stato per noi
una novella Pentecoste. «La Pentecoste è l’avvenimento originario, ma anche un dinamismo
permanente. Il Sinodo dei Vescovi è un momento privilegiato nel quale può rinnovarsi
il cammino della Chiesa e la grazia della Pentecoste» (Benedetto XVI, Omelia della
Messa d’apertura del Sinodo, 10.10.2010).
Siamo venuti a Roma, noi Patriarchi
e vescovi delle Chiese cattoliche in Oriente con tutti i nostri patrimoni spirituali,
liturgici, culturali e canonici, portando nei nostri cuori le preoccupazioni dei nostri
popoli e le loro attese.
Per la prima volta ci siamo riuniti in Sinodo intorno
a Sua Santità il Papa Benedetto XVI con i cardinali e gli arcivescovi responsabili
dei Dicasteri romani, i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo toccate dalle
questioni del Medio Oriente, e con rappresentanti delle Chiese ortodosse e comunità
evangeliche, e con invitati ebrei e musulmani.
A Sua Santità Benedetto XVI
esprimiamo la nostra gratitudine per la sollecitudine e per gli insegnamenti che illuminano
il cammino della Chiesa in generale e quello delle nostre Chiese orientali in particolare,
soprattutto per la questione della giustizia e della pace. Ringraziamo le Conferenze
episcopali per la loro solidarietà, la presenza tra noi durante i pellegrinaggi ai
Luoghi santi e la loro visita alle nostre comunità. Li ringraziamo per l’accompagnamento
delle nostre Chiese nei differenti aspetti della nostra vita. Ringraziamo le organizzazioni
ecclesiali che ci sostengono con il loro aiuto efficace.
Abbiamo riflettuto
insieme, alla luce della Sacra Scrittura e della viva Tradizione, sul presente e l’avvenire
dei cristiani e dei popoli del Medio Oriente. Abbiamo meditato sulle questioni di
questa parte del mondo che Dio, nel mistero del suo amore, ha voluto fosse la culla
del suo piano universale di salvezza. Da là, di fatto, è partita la vocazione di Abramo.
Là, la Parola di Dio si è incarnata nella Vergine Maria per l’azione dello Spirito
Santo. Là, Gesù ha proclamato il Vangelo della vita e del regno. Là, egli è morto
per riscattare il genere umano e liberarlo dal peccato. Là è risuscitato dai morti
per donare la vita nuova a ogni uomo. Là, è nata la Chiesa che da là è partita per
proclamare il Vangelo fino alle estremità della terra.
Il primo scopo del
Sinodo è di ordine pastorale. È per questo che abbiamo portato nei cuori la vita,
le sofferenze e le speranze dei nostri popoli e le sfide che si devono affrontare
ogni giorno, convinti che « la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm
5, 5). È per questo che vi rivolgiamo questo messaggio, amatissimi fratelli e sorelle,
e vogliamo che sia un appello alla fermezza della fede, fondata sulla Parola di Dio,
alla collaborazione nell’unità e alla comunione nella testimonianza dell’amore in
tutti gli ambiti della vita.
I. La Chiesa nel Medio Oriente: comunione e testimonianza
attraverso la storia Cammino della fede in Oriente
2. In Oriente è nata
la prima comunità cristiana. Dall’Oriente partirono gli Apostoli dopo la Pentecoste
per evangelizzare il mondo intero. Là è vissuta la prima comunità cristiana in mezzo
a tensioni e persecuzioni, « perseverante nell’insegnamento degli apostoli e nella
comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere » (At 2, 42). Là i primi martiri
hanno irrorato con il loro sangue le fondamenta della Chiesa nascente. Alla loro sequela
gli anacoreti hanno riempito i deserti col profumo della loro santità e della loro
fede. Là vissero i Padri della Chiesa orientale che continuano a nutrire con i loro
insegnamenti la Chiesa d’Oriente e d’Occidente. Dalle nostre Chiese partirono, nei
primi secoli e nei secoli seguenti, i missionari verso l’estremo Oriente e verso l’Occidente
portando la luce di Cristo. Noi ne siamo gli eredi e dobbiamo continuare a trasmettere
il loro messaggio alle generazioni future.
Le nostre Chiese non hanno smesso
di donare santi, preti, consacrati e di servire in maniera efficace in numerose istituzioni
che contribuiscono alla costruzione delle nostre società e dei nostri paesi, sacrificandosi
per l’uomo creato all’immagine di Dio e portatore della sua immagine. Alcune delle
nostre Chiese non cessano ancora oggi di mandare missionari, portatori della Parola
di Cristo nei differenti angoli del mondo. Il lavoro pastorale, apostolico e missionario
ci domanda oggi di pensare una pastorale per promuovere le vocazioni sacerdotali e
religiose e assicurare la Chiesa di domani.
Ci troviamo oggi davanti a una
svolta storica: Dio che ci ha donato la fede nel nostro Oriente da 2000 anni, ci chiama
a perseverare con coraggio, assiduità e forza, a portare il messaggio di Cristo e
la testimonianza al suo Vangelo che è un Vangelo di amore e di pace.
Sfide
e attese
3.1. Oggi siamo di fronte a numerose sfide. La prima viene da noi
stessi e dalle nostre Chiese. Ciò che Cristo ci domanda è di accettare la nostra fede
e di viverla in ogni ambito della vita. Ciò che egli domanda alle nostre Chiese è
di rafforzare la comunione all’interno di ciascuna Chiesa sui iuris e tra le Chiese
cattoliche di diversa tradizione, inoltre di fare tutto il possibile nella preghiera
e nella carità per raggiungere l’unità di tutti i cristiani e realizzare così la preghiera
di Cristo: « perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te,
siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato » (Gv 17, 21).
3.2.
La seconda sfida viene dall’esterno, dalle condizioni politiche e dalla sicurezza
nei nostri paesi e dal pluralismo religioso.
Abbiamo analizzato quanto concerne
la situazione sociale e la sicurezza nei nostri paesi del Medio Oriente. Abbiamo avuto
coscienza dell’impatto del conflitto israelo-palestinese su tutta la regione, soprattutto
sul popolo palestinese che soffre le conseguenze dell’occupazione israeliana: la mancanza
di libertà di movimento, il muro di separazione e le barriere militari, i prigionieri
politici, la demolizione delle case, la perturbazione della vita economica e sociale
e le migliaia di rifugiati. Abbiamo riflettuto sulla sofferenza e l’insicurezza nelle
quali vivono gli Israeliani. Abbiamo meditato sulla situazione di Gerusalemme, la
Città Santa. Siamo preoccupati delle iniziative unilaterali che rischiano di mutare
la sua demografia e il suo statuto. Di fronte a tutto questo, vediamo che una pace
giusta e definitiva è l’unico mezzo di salvezza per tutti, per il bene della regione
e dei suoi popoli.
3.3. Nelle nostre riunioni e nelle nostre preghiere abbiamo
riflettuto sulle sofferenze cruente del popolo iracheno. Abbiamo fatto memoria dei
cristiani assassinati in Iraq, delle sofferenze permanenti della Chiesa in Iraq, dei
suoi figli espulsi e dispersi per il mondo, portando noi insieme con loro le preoccupazioni
della loro terra e della loro patria.
I padri sinodali hanno espresso la loro
solidarietà con il popolo e che Chiese in Iraq e hanno espresso il voto che gli emigrati,
forzati a lasciare i loro paesi, possano trovare i soccorsi necessari là dove arrivano,
affinché possano tornare nei loro paesi e vivervi in sicurezza.
3.4. Abbiamo
riflettuto sulle relazioni tra concittadini, cristiani e musulmani. Vorremmo qui affermare,
nella nostra visione cristiana delle cose, un principio primordiale che dovrebbe governare
queste relazioni: Dio vuole che noi siamo cristiani nel e per le nostre società del
Medio Oriente. Il fatto di vivere insieme cristiani e musulmani è il piano di Dio
su di noi ed è la nostra missione e la nostra vocazione. In questo ambito ci comporteremo
con la guida del comandamen¬to dell’amore e con la forza dello Spirito in noi.
Il
secondo principio che governa queste relazioni è il fatto che noi siamo parte integrale
delle nostre società. La nostra missione basata sulla nostra fede e il nostro dovere
verso le nostre patrie ci obbligano a contribuire alla costruzione dei nostri paesi
insieme con tutti i cittadini musulmani, ebrei e cristiani.
II. Comunione e
testimonianza all’interno delle Chiese cattoliche del Medio Oriente Ai fedeli delle
nostre Chiese
4.1. Gesù ci dice: «Voi siete il sale della terra, la luce del
mondo» (Mt 5, 13.14). La vostra missione, amatissimi fedeli, è di essere per mezzo
della fede, della speranza e dell’amore nelle vostre società, come il «sale» che dona
sapore e senso alla vita, come la «luce» che illumina le tenebre e come il «lievito»
che trasforma i cuori e le intelligenze. I primi cristiani a Gerusalemme erano poco
numerosi. Nonostante ciò, essi hanno potuto portare il Vangelo fino alle estremità
della terra, con la grazia del « Signore che agiva insieme con loro e confermava la
Parola con i segni che la accompagnavano » (Mc 16, 20).
4.2. Vi salutiamo,
cristiani del Medio Oriente, e vi ringraziamo per tutto ciò che voi avete realizzato
nelle vostre famiglie e nelle vostre società, nelle vostre Chiese e nelle vostre nazioni.
Salutiamo la vostra perseveranza nelle difficoltà, pene e angosce.
4.3. Cari
sacerdoti, nostri collaboratori nella missione catechetica, liturgica e pastorale,
vi rinnoviamo la nostra amicizia e la nostra fiducia. Continuate a trasmettere ai
vostri fedeli con zelo e perseveranza il Vangelo della vita e la Tradizione della
Chiesa attraverso la predicazione, la catechesi, la direzione spirituale e il buon
esempio. Consolidate la fede del popolo di Dio perché essa si trasformi in una civiltà
dell’amore. Dategli i sacramenti della Chiesa perché aspiri al rinnovamento della
vita. Radunatelo nell’unità e nella carità con il dono dello Spirito Santo.
Cari
religiosi, religiose e consacrati nel mondo, vi esprimiamo la nostra gratitudine e
ringraziamo Dio insieme con voi per il dono dei consigli evangelici – della castità
consacrata, della povertà e dell’obbedienza – con i quali avete fatto dono di voi
stessi, al seguito del Cristo cui desiderate testimoniare il vostro amore e predilezione.
Grazie alle vostre iniziative apostoliche diversificate, siete il vero tesoro e la
ricchezza delle nostre Chiese e un’oasi spirituale nelle nostre parrocchie, diocesi
e missioni.
Ci uniamo in spirito agli eremiti, ai monaci e alle monache che
hanno consacrato la loro vita alla preghiera nei monasteri contemplativi, santificando
le ore del giorno e della notte, portando nella loro preghiera le preoccupazioni e
i bisogni della Chiesa. Con la testimonianza della vostra vita voi offrite al mondo
un segno di speranza.
4.4. Fedeli laici, noi vi esprimiamo la nostra stima
e la nostra amicizia. Apprezziamo quanto fatte per le vostre famiglie e le vostre
società, le vostre Chiese e le vostre patrie. State saldi in mezzo alle prove e alle
difficoltà. Siamo pieni di gratitudine verso il Signore per i carismi e i talenti
di cui vi ha colmato e con i quali voi partecipate per la forza del Battesimo e della
Cresima al lavoro apostolico e alla missione della Chiesa, impregnando l’ambito delle
cose temporali con lo spirito e i valori del Vangelo. Vi invitiamo alla testimonianza
di una vita cristiana autentica, a una pratica religiosa cosciente e ai buoni costumi.
Abbiate il coraggio di dire la verità con obbiettività.
Portiamo nelle nostre
preghiere voi, sofferenti nel corpo, nell’anima e nello spirito, voi oppressi, espatriati,
perseguitati, prigionieri e detenuti. Unite le vostre sofferenze a quelle di Cristo
Redentore e cercate nella sua croce la pazienza e la forza. Con il merito delle vostre
sofferenze, voi ottenete per il mondo l’amore misericordioso di Dio.
Salutiamo
ciascuna delle nostre famiglie cristiane e guardiamo con stima la vocazione e la missione
della famiglia, in quanto cellula viva della società, scuola naturale delle virtù
e dei valori etici e umani, e chiesa domestica che educa alla preghiera e alla fede
di generazione in generazione. Ringraziamo i genitori e i nonni per l’educazione dei
loro figli e dei loro nipoti, sull’esempio del fanciullo Gesù che « cresceva in sapienza,
età e grazia davanti a Dio e agli uomini » (Lc 2, 52). Ci impegniamo a proteggere
la famiglia con una pastorale familiare grazie ai corsi di preparazione al matrimonio
e ai centri d’accoglienza e di consultazione aperti a tutti e soprattutto alle coppie
in difficoltà e con le nostre rivendicazioni dei diritti fondamentali della famiglia.
Ci
rivolgiamo ora in modo speciale alle donne. Esprimiamo la nostra stima per quanto
voi siete nei diversi stati di vita: come ragazze, educatrici, madri, consacrate e
operatrici nella vita pubblica. Vi elogiamo perché proteggete la vita umana fin dall’inizio,
offrendole cura e affetto. Dio vi ha donato una sensibilità particolare per tutto
ciò che riguarda l’educazione, il lavoro umanitario e la vita apostolica. Rendiamo
grazie a Dio per le vostre attività e auspichiamo che voi esercitiate una più grande
responsabilità nella vita pubblica.
Guardiamo a voi con amicizia, ragazzi
e ragazze, come ha fatto Cristo con il giovane del Vangelo (cf. Mc 10, 21). Voi siete
l’avvenire delle nostre Chiese, delle nostre comunità, dei nostri paesi, il loro potenziale
e la loro forza rinovatrice. Progettate la vostra vita sotto lo sguardo amorevole
di Cristo. Siate cittadini responsabili e credenti sinceri. La Chiesa si unisce a
voi nelle vostre preoccupazioni di trovare un lavoro in funzione delle vostre competenze;
ciò contribuirà a stimolare la vostra creatività e ad assicurare l’avvenire e la formazione
di una famiglia credente. Superate la tentazione del materialismo e del consumismo.
Siate saldi nei vostri valori cristiani.
Salutiamo i capi delle istituzioni
educative cattoliche. Nell’insegnamento e nell’educazione ricercate l’eccellenza e
lo spirito cristiano. Abbiate come scopo il consolidamento della cultura della convivialità,
la preoccupazione dei poveri e dei portatori di handicap. Malgrado le sfide e le difficoltà
di cui soffrono le vostre istituzioni, vi invitiamo a mantenerle vive per assicurare
la missione educatrice della Chiesa e promuovere lo sviluppo e il bene delle nostre
società.
Ci rivolgiamo con grande stima a quanti lavorano nel settore sociale.
Nelle vostre istituzioni siate al servizio della carità. Noi vi incoraggiamo e sosteniamo
in questa missione di sviluppo, che è guidata dal ricco insegnamento sociale della
Chiesa. Attraverso il vostro lavoro, voi rafforzate i legami di fraternità tra gli
uomini, servendo senza discriminazione i poveri, i marginalizzati, i malati, i rifugiati
e i prigionieri. Voi siete guidati dalla parola del Signore Gesù: « tutto quello che
avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me » (Mt
25, 40).
Guardiamo con speranza i gruppi di preghiera e i movimenti apostolici.
Sono scuole di approfondimento della fede per viverla nella famiglia e nella società.
Apprezziamo le loro attività nelle parrocchie e nelle diocesi e il loro sostegno ai
pastori in conformità con le direttive della Chiesa. Ringraziamo Dio per questi gruppi
e questi movimenti, cellule attive della parrocchia e vivai per le vocazioni sacerdotali
e religiose.
Apprezziamo il ruolo dei mezzi di comunicazione scritta e audio-visiva.
Ringraziamo voi, giornalisti, per la vostra collaborazione con la Chiesa per la diffusione
dei suoi insegnamenti e delle sue attività, e in questi giorni per aver diffuso le
notizie dell’Assemblea del Sinodo sul Medio Oriente in tutte le parti del mondo.
Ci
felicitiamo del contributo dei media internazionali e cattolici. Per il Medio Oriente
merita una menzione particolare il canale Télé Lumière-Noursat. Speriamo che possa
continuare il suo servizio di informazione e di formazione alla fede, il suo lavoro
per l’unità dei cristiani, il consolidamento della presenza cristiana in Oriente,
il rafforzamento del dialogo inter-religioso e la comunione tra gli orientali sparsi
in tutti i continenti.
Ai nostri fedeli nella diaspora
5. L’emigrazione
è divenuta un fenomeno generale. Il cristiano, il musulmano e l’ebreo emigrano e per
le stesse cause derivate dall’instabilità politica ed economica. Il cristiano, inoltre,
comincia a sentire nell’insicurezza, benché a diversi gradi, nei paesi del Medio Oriente.
I cristiani abbiano fiducia nell’avvenire e continuino a vivere nei loro cari paesi.
Vi
salutiamo amatissimi fedeli nei vostri differenti paesi della diaspora. Chiediamo
a Dio di benedirvi. Noi vi domandiamo di conservare vivo nei vostri cuori e nelle
vostre preoccupazioni il ricordo delle vostre patrie e delle vostre Chiese. Voi potete
contribuire alla loro evoluzione e alla loro crescita con le vostre preghiere, i vostri
pensieri, le vostre visite e con diversi mezzi, anche se ne siete lontani.
Conservate
i beni e le terre che avete in patria; non affrettatevi ad abbandonarli e a venderli.
Custodite tali proprietà come un patrimonio per voi e una porzione di quella patria
alla quale rimanete attaccati e che voi amate e sostenete. La terra fa parte dell’identità
della persona e della sua missione; essa è uno spazio vitale per quelli che vi restano
e per quelli che, un giorno, vi ritorneranno. La terra è un bene pubblico, un bene
della comunità, un patrimonio comune. Non può essere ridotta a interessi individuali
da parte di chi la possiede e che da solo decide a proprio piacimento di tenerla o
di abbandonarla.
Vi accompagniamo con le nostre preghiere, voi figli delle
nostre Chiese e dei nostri Paesi, forzati a emigrare. Portate con voi la vostra fede,
la vostra cultura e il vostro patrimonio per arricchire le vostre nuove patrie che
vi procurano pace, libertà e lavoro. Guardate all’avvenire con fiducia e gioia, restate
sempre attaccati ai vostri valori spirituali, alle vostre tradizioni culturali e al
vostro patrimonio nazionale per offrire ai paesi che vi hanno accolto il meglio di
voi stessi e il meglio di ciò che avete. Ringraziamo le Chiese dei paesi della diaspora
che hanno accolto i nostri fedeli e che non cessano di collaborare con noi per assicurare
loro il servizio pastorale necessario.
Agli migranti nei nostri paesi e nelle
nostre Chiese
6. Salutiamo tutti gli immigrati delle diverse nazionalità, venuti
nei nostri paesi per ragione di lavoro.
Noi vi accogliamo, amatissimi fedeli,
e vediamo nella vostra fede un arricchimento e un sostegno per la fede dei nostri
fedeli. È con gioia che vi forniremo ogni aiuto spirituale di cui voi avete bisogno.
Noi
domandiamo alle nostre Chiese di prestare un’attenzione speciale a questi fratelli
e sorelle e alle loro difficoltà, qualunque sia la loro religione, soprattutto quando
sono esposti ad attentati ai loro diritti e alla loro dignità. Essi vengono da noi
non soltanto per trovare mezzi per vivere, ma per procurare dei servizi di cui i nostri
paesi hanno bisogno. Essi ricevono da Dio la loro dignità e, come ogni persona umana,
hanno dei diritti che è necessario rispettare. Non è permesso a nessuno di attentare
a tale dignità e diritti. È per questo che invitiamo i governi dei paesi di accoglienza
a rispettare e difendere i loro diritti.
III. Comunione e testimonianza con
le Chiese ortodosse e le Comunità evangeliche nel Medio Oriente
7. Salutiamo
le Chiese ortodosse e le Comunità evangeliche nei nostri paesi. Lavoriamo insieme
per il bene dei cristiani, perché essi restino, crescano e prosperino. Siamo sulla
stessa strada. Le nostre sfide sono le stesse e il nostro avvenire è lo stesso. Vogliamo
portare insieme la testimonianza di discepoli di Cristo. Soltanto con la nostra unità
possiamo compiere la missione che Dio ha affidato a tutti, malgrado la diversità delle
nostre Chiese. La preghiera di Cristo è il nostro sostegno, ed è il comandamento dell’amore
che ci unisce, anche se la strada verso la piena comunione è ancora lunga davanti
a noi.
Abbiamo camminato insieme nel Consiglio delle Chiese del Medio Oriente
e vogliamo continuare questo cammino con la grazia di Dio e promuovere la sua azione,
avendo come scopo ultimo la testimonianza comune alla nostra fede, il servizio dei
nostri fedeli e di tutti i nostri paesi.
Salutiamo e incoraggiamo tutte le
istanze di dialogo ecumenico in ciascuno dei nostri paesi. Esprimiamo la nostra
gratitudine al Consiglio Mondiale delle Chiese e alle diverse organizzazio¬ni ecumeniche,
che lavorano per l’unità della Chiesa, per il loro sostegno.
IV. Cooperazione
e dialogo con i nostri concittadini ebrei
8. La stessa Scrittura santa ci unisce,
l’Antico Testamento che è la Parola di Dio per voi e per noi. Noi crediamo in tutto
quanto Dio ha rivelato, da quando ha chiamato Abramo, nostro padre comune nella fede,
padre degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani. Crediamo nelle promesse e nell’alleanza
che Dio ha affidato a lui. Noi crediamo che la Parola di Dio è eterna.
Il
Concilio Vaticano II ha pubblicato il documento Nostra aetate, riguardante il dialogo
con le religioni, con l’ebraismo, l’islam e le altre religioni. Altri documenti hanno
precisato e sviluppato in seguito le relazioni con l’ebraismo. C’è inoltre un dialogo
continuo tra la Chiesa e i rappresentanti dell’ebraismo. Noi speriamo che questo dialogo
possa condurci ad agire presso i responsabili per mettere fine al conflitto politico
che non cessa di separarci e di perturbare la vita dei nostri paesi.
È tempo
di impegnarci insieme per una pace sincera, giusta e definitiva. Tutti noi siamo interpellati
dalla Parola di Dio. Essa ci invita ad ascoltare la voce di Dio «che parla di pace»:
«ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo,
per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore» (Sal 85, 9). Non è permesso
di ricorrere a posizioni teologiche bibliche per farne uno strumento a giustificazione
delle ingiustizie. Al contrario, il ricorso alla religione deve portare ogni persona
a vedere il volto di Dio nell’altro e a trattarlo secondo gli attributi di Dio e i
suoi comandamenti, vale a dire secondo la bontà di Dio, la sua giustizia, la sua misericordia
e il suo amore per noi.
V. Cooperazione e dialogo con i nostri concittadini
musulmani
9. Siamo uniti dalla fede in un Dio unico e dal comandamento che
dice: fa il bene ed evita il male. Le parole del Concilio Vaticano II sul rapporto
con le religioni pongono le basi delle relazioni tra la Chiesa Cattolica e i musulmani:
«La Chiesa guarda con stima i musulmani che adorano il Dio uno, vivente [] misericordioso
e onnipotente, che ha parlato agli uomini» (Nostra aetate 3).
Diciamo ai nostri
concittadini musulmani: siamo fratelli e Dio ci vuole insieme, uniti nella fede in
Dio e nel duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. Insieme noi costruiremo
le nostre società civili sulla cittadinanza, sulla libertà religiosa e sulla libertà
di coscienza. Insieme noi lavoreremo per promuovere la giustizia, la pace, i diritti
dell’uomo, i valori della vita e della famiglia. La nostra responsabilità è comune
nella costruzione delle nostre patrie. Noi vogliamo offrire all’Oriente e all’Occidente
un modello di convivenza tra le differenti religioni e di collaborazione positiva
tra diverse civiltà, per il bene delle nostre patrie e quello di tutta l’umanità.
Dalla
comparsa dell’islam nel VII secolo fino ad oggi, abbiamo vissuto insieme e abbiamo
collaborato alla creazione della nostra civiltà comune. È capitato nel passato, come
capita ancor’oggi, qualche squilibrio nei nostri rapporti. Attraverso il dialogo noi
dobbiamo eliminare ogni squilibrio o malinteso. Il Papa Benedetto XVI ci dice che
il nostro dialogo non può essere una realtà passeggera. È piuttosto una necessità
vitale da cui dipende il nostro avvenire (cf. Discorso ai rappresentanti delle comunità
musulmane a Colonia, 20.08.2005). È nostro dovere, dunque, educare i credenti al dialogo
inter-religioso, all’accettazione del pluralismo, al rispetto e alla stima reciproca.
VI. La nostra partecipazione alla vita pubblica: appelli ai governi e ai responsabili
pubblici dei nostri paesi 10. Apprezziamo gli sforzi che dispiegate per il bene
comune e il servizio delle nostre società. Vi accompagniamo con le nostre preghiere
e domandiamo a Dio di guidare i vostri passi. Ci rivolgiamo a voi a riguardo dell’importanza
dell’uguaglianza tra i cittadini. I cristiani sono cittadini originali e autentici,
leali alla loro patria e fedeli a tutti i loro doveri nazionali. È naturale che essi
possano godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto,
di libertà nel campo dell’insegnamento e dell’educazione e nell’uso dei mezzi di comunicazione.
Vi chiediamo di raddoppiare gli sforzi che dispiegate per stabilire una pace giusta
e duratura in tutta la regione e per arrestare la corsa agli armamenti. È questo che
condurrà alla sicurezza e alla prosperità economica, arresterà l’emorragia dell’emigrazione
che svuota i nostri paesi delle loro forze vive. La pace è un dono prezioso che Dio
ha affidato agli uomini e sono gli « operatori di pace[che]saranno chiamati figli
di Dio » (Mt 5, 9).
VII. Appello alla comunità internazionale
11. I
cittadini dei paesi del Medio Oriente interpellano la comunità internazionale, in
particolare l’O.N.U., perché essa lavori sinceramente ad una soluzione di pace giusta
e definitiva nella regione, e questo attraverso l’applicazione delle risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza, e attraverso l’adozione delle misure giuridiche necessarie
per mettere fine all’Occupazione dei differenti territori arabi.
Il popolo
palestinese potrà così avere una patria indipendente e sovrana e vivervi nella dignità
e nella stabilità. Lo Stato d’Israele potrà godere della pace e della sicurezza all’interno
delle frontiere internazionalmente riconosciute. La Città Santa di Gerusalemme potrà
trovare lo statuto giusto che rispetterà il suo carattere particolare, la sua santità,
il suo patrimonio religioso per ciascuna delle tre religioni ebraica, cristiana e
musulmana. Noi speriamo che la soluzione dei due Stati diventi realtà e non resti
un semplice sogno.
L’Iraq potrà mettere fine alle conseguenze della guerra
assassina e ristabilire la sicurezza che proteggerà tutti i suoi cittadini con tutte
le loro componenti sociali, religiose e nazionali. Il Libano potrà godere della
sua sovranità su tutto il territorio, fortificare l’unità nazionale e continuare la
vocazione a essere il modello della convivenza tra cristiani e musulmani, attraverso
il dialogo delle culture e delle religioni e la promozione delle libertà pubbliche.
Noi condanniamo la violenza e il terrorismo, di qualunque origine, e qualsiasi
estremismo religioso. Condanniamo ogni forma di razzismo, l’antisemitismo, l’anticristianesimo
e l'islamofobia e chiamiamo le religioni ad assumere le loro responsabilità nella
promozione del dialogo delle culture e delle civiltà nella nostra regione e nel mondo
intero.
Conclusione: continuare a testimoniare la vita divina che ci è apparsa
nella persona di Gesù
12. In conclusione, fratelli e sorelle, noi vi diciamo
con l’apostolo san Giovanni nella sua prima lettera: «Quello che era da principio,
quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello
che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti
si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la
vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo
veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione
con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo» (1Gv
1, 1-3).
Questa Vita divina che è apparsa agli apostoli 2000 anni fa nella
persona del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, della quale la Chiesa è vissuta
e alla quale essa ha dato testimonianza in tutto il corso della sua storia, rimarrà
sempre la vita delle nostre Chiese nel Medio Oriente e l’oggetto della nostra testimonianza.
Sostenuti dalla promessa del Signore: « ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20), proseguiamo insieme il nostro cammino
nella speranza, e « la speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato
nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » (Rm 5, 5).
Confessiamo
che non abbiamo fatto fino ad ora tutto ciò che era in nostra possibilità per vivere
meglio la comunione tra le nostre comunità. Non abbiamo operato a sufficienza per
confermarvi nella fede e darvi il nutrimento spirituale di cui avete bisogno nelle
vostre difficoltà. Il Signore ci invita ad una conversione personale e collettiva.
Oggi torniamo a voi pieni di speranza, di forza e di risolutezza, portando
con noi il messaggio del Sinodo e le sue raccomandazioni per studiarle insieme e metterci
ad applicarle nelle nostre Chiese, ciascuno secondo il suo stato. Speriamo anche che
questo sforzo nuovo sia ecumenico.
Noi vi rivolgiamo questo umile e sincero
appello perché insieme condividiamo un cammino di conversione per lasciarci rinnovare
dalla grazia dello Spirito Santo e ritornare a Dio.
Alla Santissima Vergine
Maria, Madre della Chiesa e Regina della pace, sotto la cui protezione abbiamo messo
i lavori sinodali, affidiamo il nostro cammino verso nuovi orizzonti cristiani e umani,
nella fede in Cristo e con la forza della sua parola: «Ecco, io faccio nuove tutte
le cose» (Ap 21, 5).