La fede è stata la nostra forza: la testimonianza del capo dei minatori salvati in
Cile
“Abbiamo avuto molti giorni difficili, ma la fede è stata la nostra forza”: Luis
Urzua, l’ultimo dei 33 minatori cileni liberati dopo 69 giorni trascorsi nella miniera
di San José, a Copiapó, racconta così quei tragici momenti. Topografo esperto, 54
anni e minatore da più di 30, Luis era capoturno ed è stato lui il leader del gruppo.
Il suo ringraziamento va ai tanti che nel mondo hanno pregato perché fossero salvati
e in particolare a Benedetto XVI, che ha seguito da vicino la vicenda tenendo nella
sua stanza la bandiera firmata dai minatori quando erano a 700 metri di profondità
per chiedere a Dio ogni giorno la loro liberazione. Linda Giannattasio ha raccolto
la testimonianza di Luis Urzua:
R. – Yo fui
el jefe de los 33... Io ero il capo dei 33 minatori intrappolati nella miniera
di San José. Abbiamo avuto diversi giorni difficili ma abbiamo pregato molto. Avevamo
molti momenti di preghiera durante il giorno e questa è stata la nostra forza. Questo
ci ha portato ad essere un gruppo più compatto, più unito. È stato Dio il numero 34.
D.
- Come siete riusciti a razionare il cibo nei primi 17 giorni di totale isolamento?
R.
– Lo poquito que había... Quel poco che avevamo dovevamo tenerlo
da parte. L’ultimo giorno non avevamo più niente. Quando il 18.mo giorno è arrivata
la sonda è tornata la vita: è stato uno dei momenti più belli.
D. -
Come avete organizzato le vostre giornate?
R. – Bueno, pasando siempre... Le
giornate passavano parlando: conversazioni, amicizia, ricordi, in una catastrofe che
per noi è stata enorme. Io ringrazio tutta la gente e la Chiesa. Abbiamo avuto anche
una visita dei vescovi del Cile. Ringrazio per tutte le dimostrazioni di affetto e
di orgoglio. La nostra gente qui a Copiapó si è comportata molto bene, pregando sempre
per noi.
D. - Qual è stata la vostra maggiore paura?
R.
– Para mi solamente... Io ho pensato solamente alla mia famiglia. Fuori
c’era molta gente che era preoccupata e in ansia per noi, perché non sapeva nulla
dei propri cari.
D. - Quanto è stata importante per voi la preghiera
e la fede?
R. – Yo creo que la oración... La
preghiera e la fede sono state fondamentali, ci hanno dato forza quando eravamo sfiduciati,
quando avevamo perso la speranza. La fede ci ha dato la speranza di continuare a vivere.
Tra noi c’erano diverse religioni però noi stavamo pregando lo stesso Dio. In quel
momento come lavoratori eravamo tutti nella stessa situazione.
D. -
Lei è stato l’ultimo ad uscire dalla miniera. Come è stato quel viaggio nella capsula?
R.
– Yo le digo que por mis años ... Per i miei anni di esperienza è stato
come salire in un ascensore, niente di più. Ho lavorato in tantissime miniere che
hanno questo tipo di macchine, anche se un po’ più grandi. L’emozione più grande è
stata uscire e incontrare finalmente i nostri cari, ringraziare il mondo e la nostra
famiglia di essere vivi.
D. - Come è cambiata la sua vita da quel momento?
Che farà adesso?
R. – En este momento estoy descansando... In
questo momento sto riposando e ne sto approfittando per stare con la mia famiglia.
D.
- Come vi sentite ora fisicamente?
R. – No tengo ningún
problema... Io non ho nessun problema fisico. Credo che anche in questo
ci sia la mano di Dio perché stare tanti giorni lì sotto e non avere nulla è proprio
una grazia.
D. - C’è un messaggio che vuole lanciare adesso dalla Radio
Vaticana?
R. – La gente nos dice que... La gente ci dice che
tutti hanno pregato e pianto per noi, anche bambini piccoli, ragazzini: questo ci
riempie di emozione più di qualunque altra cosa che si possa immaginare. Questa è
una delle più grandi gioie che ho avuto come persona. Poi, voglio ringraziare il nostro
Papa Benedetto XVI per tutto quello che ha fatto, per tutte le sue preghiere. Ha mandato
un Rosario a ognuno di noi 33. Noi lo abbiamo custodito ed è uno dei ricordi più grandi
che possiamo avere: che il nostro Papa si sia ricordato di noi e abbia pregato per
noi.
D. – Voi avete detto molte volte che non volete essere definiti
eroi…
R. – Heroe es una palabra muy grande... Eroe è una parola
molto grande con un grande significato. Noi in questo momento siamo dei lavoratori
che si sono trovati in una situazione in cui non avrebbero dovuto trovarsi, forse
era un destino che noi dovevamo avere. In questo momento io sono vivo, sano e salvo
e questa è la cosa più importante. Quello che ci è successo è stato un evento mondiale
per tutta la gente e, forse, noi non ce ne siamo resi conto però per noi è stata una
resurrezione. Penso sia una delle cose più grandi che Dio possa darci: una nuova possibilità
di vivere, di godere della nostra famiglia e della vita.