2010-10-23 12:21:39

La fede è stata la nostra forza: la testimonianza del capo dei minatori salvati in Cile


“Abbiamo avuto molti giorni difficili, ma la fede è stata la nostra forza”: Luis Urzua, l’ultimo dei 33 minatori cileni liberati dopo 69 giorni trascorsi nella miniera di San José, a Copiapó, racconta così quei tragici momenti. Topografo esperto, 54 anni e minatore da più di 30, Luis era capoturno ed è stato lui il leader del gruppo. Il suo ringraziamento va ai tanti che nel mondo hanno pregato perché fossero salvati e in particolare a Benedetto XVI, che ha seguito da vicino la vicenda tenendo nella sua stanza la bandiera firmata dai minatori quando erano a 700 metri di profondità per chiedere a Dio ogni giorno la loro liberazione. Linda Giannattasio ha raccolto la testimonianza di Luis Urzua:RealAudioMP3

R. – Yo fui el jefe de los 33...
Io ero il capo dei 33 minatori intrappolati nella miniera di San José. Abbiamo avuto diversi giorni difficili ma abbiamo pregato molto. Avevamo molti momenti di preghiera durante il giorno e questa è stata la nostra forza. Questo ci ha portato ad essere un gruppo più compatto, più unito. È stato Dio il numero 34.

D. - Come siete riusciti a razionare il cibo nei primi 17 giorni di totale isolamento?

R. – Lo poquito que había...
Quel poco che avevamo dovevamo tenerlo da parte. L’ultimo giorno non avevamo più niente. Quando il 18.mo giorno è arrivata la sonda è tornata la vita: è stato uno dei momenti più belli.

D. - Come avete organizzato le vostre giornate?

R. – Bueno, pasando siempre...
Le giornate passavano parlando: conversazioni, amicizia, ricordi, in una catastrofe che per noi è stata enorme. Io ringrazio tutta la gente e la Chiesa. Abbiamo avuto anche una visita dei vescovi del Cile. Ringrazio per tutte le dimostrazioni di affetto e di orgoglio. La nostra gente qui a Copiapó si è comportata molto bene, pregando sempre per noi.

D. - Qual è stata la vostra maggiore paura?

R. – Para mi solamente...
Io ho pensato solamente alla mia famiglia. Fuori c’era molta gente che era preoccupata e in ansia per noi, perché non sapeva nulla dei propri cari.

D. - Quanto è stata importante per voi la preghiera e la fede?

R. – Yo creo que la oración...
La preghiera e la fede sono state fondamentali, ci hanno dato forza quando eravamo sfiduciati, quando avevamo perso la speranza. La fede ci ha dato la speranza di continuare a vivere. Tra noi c’erano diverse religioni però noi stavamo pregando lo stesso Dio. In quel momento come lavoratori eravamo tutti nella stessa situazione.

D. - Lei è stato l’ultimo ad uscire dalla miniera. Come è stato quel viaggio nella capsula?

R. – Yo le digo que por mis años ...
Per i miei anni di esperienza è stato come salire in un ascensore, niente di più. Ho lavorato in tantissime miniere che hanno questo tipo di macchine, anche se un po’ più grandi. L’emozione più grande è stata uscire e incontrare finalmente i nostri cari, ringraziare il mondo e la nostra famiglia di essere vivi.

D. - Come è cambiata la sua vita da quel momento? Che farà adesso?

R. – En este momento estoy descansando...
In questo momento sto riposando e ne sto approfittando per stare con la mia famiglia.

D. - Come vi sentite ora fisicamente?

R. – No tengo ningún problema...
Io non ho nessun problema fisico. Credo che anche in questo ci sia la mano di Dio perché stare tanti giorni lì sotto e non avere nulla è proprio una grazia.

D. - C’è un messaggio che vuole lanciare adesso dalla Radio Vaticana?

R. – La gente nos dice que...
La gente ci dice che tutti hanno pregato e pianto per noi, anche bambini piccoli, ragazzini: questo ci riempie di emozione più di qualunque altra cosa che si possa immaginare. Questa è una delle più grandi gioie che ho avuto come persona. Poi, voglio ringraziare il nostro Papa Benedetto XVI per tutto quello che ha fatto, per tutte le sue preghiere. Ha mandato un Rosario a ognuno di noi 33. Noi lo abbiamo custodito ed è uno dei ricordi più grandi che possiamo avere: che il nostro Papa si sia ricordato di noi e abbia pregato per noi.

D. – Voi avete detto molte volte che non volete essere definiti eroi…

R. – Heroe es una palabra muy grande...
Eroe è una parola molto grande con un grande significato. Noi in questo momento siamo dei lavoratori che si sono trovati in una situazione in cui non avrebbero dovuto trovarsi, forse era un destino che noi dovevamo avere. In questo momento io sono vivo, sano e salvo e questa è la cosa più importante. Quello che ci è successo è stato un evento mondiale per tutta la gente e, forse, noi non ce ne siamo resi conto però per noi è stata una resurrezione. Penso sia una delle cose più grandi che Dio possa darci: una nuova possibilità di vivere, di godere della nostra famiglia e della vita.







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