La Chiesa di Nola: protesta giusta contro la discarica di Terzigno, ma sia pacifica
“La Chiesa di Nola tutta (vescovo, parroci e sacerdoti di Boscoreale e di Terzigno,
fedeli laici delle comunità parrocchiali) è molto preoccupata per quanto sta accadendo
in questi giorni a Boscoreale e a Terzigno. Dopo la improvvisa e inopportuna notizia
dell’apertura della seconda discarica è esplosa, incontrollata, una vera guerriglia
urbana che sta sconvolgendo tutti i comuni vesuviani”. Lo si legge in un comunicato
diffuso ieri dall’Ufficio per i Problemi sociali e il lavoro la giustizia e la pace,
la salvaguardia del Creato, diretto da don Aniello Tortora, e ripreso dal Sir. “Il
nostro Pastore, mons. Beniamino Depalma, sempre vicino alla sua gente e solidale con
un popolo che rivendica solo, con dignità, il diritto alla salute e alla salvaguardia
del proprio ambiente, già con forza aveva lanciato nei giorni scorsi il suo appello
alle Istituzioni perché ascoltassero il grido di dolore di quanti vogliono difendere
il proprio territorio, il proprio lavoro, le proprie attività economiche, la qualità
della propria vita”, chiarisce don Tortora nella nota, per il quale la gente vesuviana
vuole solo avere il “diritto a respirare” aria salubre per “poter vivere una vita
normale”. La Chiesa di Nola “esprime la propria vicinanza alle popolazioni vesuviane,
che stanno vivendo momenti terribili e drammatici, e invita tutti alla calma, alla
ragionevolezza, alla non violenza - prosegue il comunicato -. E’ giusta la protesta,
ma, come è stato fatto finora da gente onesta e pacifica, bisogna far sentire la propria
voce senza ricorrere alla violenza e nei limiti nella legalità”. Nello stesso tempo
“la Chiesa di Nola lancia un ulteriore appello alle Istituzioni, perché prestino ascolto
alle validissime ragioni della gente vesuviana. L’apertura di un’altra discarica sarebbe
provocare la morte definitiva di un territorio dove va rilanciato con forza lo sviluppo,
il lavoro, il turismo. La legge è per l’uomo e non l’uomo per la legge”. Un ulteriore
appello, aggiunge don Tortora nella nota, “noi cristiani lo rivolgiamo agli amministratori
locali. Con forza vi supplichiamo: non svendete la nostro terra. Non ci sono soldi
o compensazioni ambientali che giustificano la compravendita di un territorio. Meglio
poveri e dignitosi, che sudditi e destinati a vivere di veleni. A nessuno è lecito,
lo gridiamo in nome di Dio, comprare la dignità di un popolo, neanche per salvare
l’immagine o per scopi di propaganda elettorale”. “Shalom! Il nostro popolo vuole
solo vivere in pace – sostiene don Tortora nel comunicato -. Ma non esiste pace senza
giustizia. Il profeta Isaia, nel sottolineare questo stretto legame, affermava: ‘Praticare
la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre’.
Tutti abbiamo un dovere gravissimo: consegnare la terra alle nuove generazioni in
uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla”.
“La Chiesa, come sempre, continuerà a dare voce a chi non ha voce, a stare accanto
alle persone che, attraverso la non-violenza, farà sentire le proprie ragioni di vita.
Crediamo che sia possibile, ancora, costruire insieme percorsi di giustizia, di pace
e di speranza per questa meravigliosa terra che il Creatore ci ha consegnato e che
tutti, con coraggio, dobbiamo ‘custodire e coltivare’”, conclude don Tortora.