Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della domenica
In questa 30.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta la parabola del
fariseo e del pubblicano raccontata da Gesù per quanti hanno la presunzione di essere
giusti e disprezzano gli altri. Due uomini pregano nel tempio: il fariseo ringrazia
Dio perché non è come gli altri che sono ladri, ingiusti, adùlteri. Lui digiuna due
volte alla settimana e paga le decime. Il pubblicano, invece, si batte il petto dicendo:
“O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Gesù conclude:
“Io vi dico: questi,
a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta
sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.
Su questo brano del
Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente
di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Un’altra
celebre parabola sulla preghiera e la giustizia: con due attori ben caratterizzati
dai loro stessi atteggiamenti. Il fariseo, appartenente al gruppo dei laici devoti
ed esigenti con se stessi e con gli altri, e il pubblicano, che invece fa parte dei
funzionari fiscali che collaborano con l’odiato potere straniero, quello romano. Non
poteva essere più marcato il contrasto: l’uomo religioso e osservante che è convinto
di avere qualche credito con Dio, e il peccatore per antonomasia, che neanche sa come
spiegarsi davanti a Dio. Infatti, mentre il primo, orgoglioso, fa l’elenco delle sue
numerose buone azioni, il secondo sa solo invocare pietà, umiliato da una vita malvagia.
Agli occhi di Dio il pentimento del pubblicano appare sincero, è un grido dal fango
di una vita sbagliata. E Dio lo accoglie e lo rigenera con la sua giustizia. Mentre
quell’aureola di bontà con cui si rivestiva il fariseo non vale niente. Dio non è
notaio delle sue opere buone. Non saranno le molte parole che ci riconciliano con
Dio – tanto meno le molte azioni virtuose – ma la supplica sincera della sua misericordia,
della sua grazia. E Dio, che è più grande del nostro cuore, ci abbraccerà col suo
perdono.