Intervento di Mons. Raboula Antoine BEYLOUNI, Arcivescovo titolare di Mardin dei Siri,
Vescovo di Curia di Antiochia dei Siri (LIBANO), "in scriptis"
In Libano abbiamo un comitato nazionale per il dialogo islamo-cristiano da diversi
anni. Esisteva anche una commissione episcopale, istituita in seguito all’Assemblea
dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici in Libano, incaricata del dialogo islamo-cristiano.
È stata soppressa ultimamente per conferire maggiore importanza all’altro comitato;
per di più non aveva ottenuto risultati tangibili.
Talvolta vengono portati
avanti in diversi luoghi vari dialoghi nei paesi arabi, come ad esempio quello del
Qatar in cui l’Emiro stesso invita, a sue spese, personalità di diversi paesi delle
tre religioni: cristiana, musulmana ed ebraica. In Libano, alcuni canali televisivi
come Télé-lumière e Noursat trasmettono programmi sul dialogo islamo-cristiano. Spesso
viene scelto un tema e ogni parte lo spiega e lo interpreta secondo la sua religione.
Queste trasmissioni sono di solito molto istruttive. Vorrei con questo intervento
richiamare l’attenzione sui punti che rendono difficili e spesso inefficaci questi
incontri o dialoghi. Ovviamente non si discute sui dogmi, ma anche gli altri temi
d’ordine pratico e sociale sono difficilmente affrontabili quando sono inseriti nel
Corano o nella Sunna. Ecco le difficoltà con cui ci confrontiamo. Il Corano inculca
al musulmano l’orgoglio di possedere la sola religione vera e completa, religione
insegnata dal più grande profeta, poiché è l’ultimo venuto. Il musulmano fa parte
della nazione privilegiata e parla la lingua di Dio, la lingua del paradiso, l’arabo.
Per questo affronta il dialogo con questa superiorità e con la certezza della vittoria. Il
Corano, che si suppone scritto da Dio stesso da cima a fondo, dà lo stesso valore
a tutto ciò che vi è scritto: il dogma come qualunque altra legge o pratica. Nel
Corano non c’è uguaglianza tra uomo e donna, né nel matrimonio stesso in cui l’uomo
può avere più donne e divorziare a suo piacimento, né nell’eredità in cui l’uomo ha
diritto a una doppia parte, né nella testimonianza davanti ai giudici in cui la voce
dell’uomo equivale a quella di due donne ecc. Il Corano permette al musulmano di
nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che pensa
e crede. Nel Corano vi sono versetti contraddittori e versetti annullati da altri,
cosa che permette al musulmano di usare l’uno o l’altro a suo vantaggio; così può
considerare il cristiano umile, pio e credente in Dio ma anche considerarlo empio,
rinnegato e idolatra. Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani
e di ucciderli con la jihad (guerra santa). Ordina di imporre la religione con la
forza, con la spada. La storia delle invasioni lo testimonia. Per questo i musulmani
non riconoscono la libertà religiosa, né per loro né per gli altri. Non stupisce vedere
tutti i paesi arabi e musulmani rifiutarsi di applicare integralmente i “Diritti umani”
sanciti dalle Nazioni Unite. Di fronte a tutti questi divieti e simili argomenti
dobbiamo eliminare il dialogo? No, sicuramente no. Ma occorre scegliere i temi da
affrontare e gli interlocutori cristiani capaci e ben formati, coraggiosi e pii, saggi
e prudenti... che dicano la verità con chiarezza e convinzione... Deploriamo talvolta
alcuni dialoghi in TV in cui l’interlocutore cristiano non è all’altezza del compito
e non riesce a esprimere tutta la bellezza e la spiritualità della religione cristiana,
cosa che scandalizza gli ascoltatori. Peggio ancora, talvolta ci sono interlocutori
del clero che, nel dialogo, per guadagnarsi la simpatia del musulmano chiamano Maometto
profeta e aggiungono la famosa invocazione musulmana spesso ripetuta “Salla lahou
alayhi wa sallam” (che la pace e la benedizione di Dio siano su di lui). Per concludere
suggerisco quanto segue. Dato che il Corano ha parlato bene della Vergine Maria,
insistendo sulla verginità perpetua e sulla sua concezione miracolosa e unica, che
ci ha dato Cristo, e dato che i musulmani la considerano molto e chiedono la sua intercessione,
dobbiamo ricorrere a lei in ogni dialogo e in ogni incontro con i musulmani. Essendo
la Madre di tutti, Ella ci guiderà nei nostri rapporti con i musulmani per mostrare
loro il vero volto di suo Figlio Gesù, Redentore del genere umano. Voglia Dio che
la festa dell’Annunciazione, dichiarata in Libano festa nazionale per i cristiani
e i musulmani, divenga festa nazionale anche negli altri paesi arabi.