Intervento di Mons. Antonio Maria VEGLIÒ, Presidente del Pontificio Consiglio della
Pastorale per i Migranti e gli Itineranti (CITTÀ DEL VATICANO), "in scriptis"
Negli ultimi decenni, i cristiani, e particolarmente i giovani, in molti Paesi dell'area
mediorienta¬le, abbandonano la loro patria in massa. È sotto gli occhi di tutti, perciò,
che i cristiani nel Medio Oriente versano in situazioni di diffusa difficoltà, sono
in numero esiguo e appaiono spesso impotenti e rassegnati. In quest'importante assise
spontaneamente emergono sentimenti di spirituale vicinanza, di sostegno e di incoraggiamento
per i cristiani in Medio Oriente, anche ricordando il sacrificio della vita che hanno
offerto al mondo Mons. Faraj Raho, Mons. Luigi Padovese, Don Andrea Santoro e altri
sacerdoti e tanti uomini e donne, che le comunità cristiane locali ben conoscono e
ammirano. Nel fenomeno migratorio vi sono anche aspetti positivi, avendo esso
fatto aumentare il numero dei cattolici nella regione che si riversano in alcune aree
del Medio Oriente, tanto che non sono poche le comunità cristiane composte quasi esclusivamente
da immigrati, sempre più a contatto con popolazioni di altra religione, specialmente
musulmani. In tale scenario, è decisivo sollecitare un impegno politico a livello
mondiale che affronti le cause dell'emorragia di uomini e donne, che svuota le Chiese
del Medio Oriente e i luoghi in cui il cristianesimo è nato e si è sviluppato. Sarebbe
terribile se la Terra Santa e i Paesi limitrofi, culla del cristianesimo e patria
del Principe della Pace, diventassero un museo di pietre, un caro ricordo dei tempi
passati! Altrettanto indispensabile è l'impegno culturale, cioè la formazione al rispetto
della centralità e della dignità di ogni persona umana, l'opposizione alla xenofobia,
talvolta favorita dai mezzi di comunicazione, e il sostegno all'integrazione che salvi
l'identità delle persone. Mentre vedo con preoccupazione i problemi sociali emergenti,
noto anche il rischio che le singole Chiese Orientali Cattoliche si ripieghino su
se stesse. Le comunità cristiane del Medio Oriente devono essere incoraggiate ad una
migliore conoscenza reciproca, che le aiuti a rispettarsi e ad apprezzarsi maggiormente,
a collaborare e a lavorare insieme per avere maggior peso. Questa Assemblea certamente
manifesterà solidarietà e sostegno per i cristiani del Medio Oriente, affinché si
sentano incoraggiati a rimanere in patria, così da poter svolgere là la loro missione
di "lievito", attraverso la vita e la testimonianza della comunione e, dove è possibile,
anche con l'annuncio esplicito di Gesù Cristo unico Signore e Salvatore. Infine,
voglio farvi una confidenza: sono molto contento di questo Sinodo, che vi farà meglio
conoscere tra di voi Chiese Orientali e tra voi e la Chiesa latina. E se ci conosciamo,
ci ameremo e ci aiuteremo di più.