Il Papa agli ambasciatori di Portogallo, Slovenia ed Ecuador: la Chiesa non è neutrale
sui valori e le aspirazioni dell'essere umano
Il contributo della fede per lo sviluppo della società, la promozione della vita e
della famiglia, l’importanza delle radici cristiane dell’Europa: sono i temi affrontati
stamani da Benedetto XVI nelle udienze a 3 ambasciatori ricevuti per la presentazione
delle Lettere Credenziali. Si tratta degli ambasciatori di Slovenia, Portogallo ed
Ecuador. Il Papa ha sottolineato che la Chiesa non ha ambizioni politiche, ma è chiamata
ad offrire il suo contributo per il bene comune. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Nel
discorso all’ambasciatore dell’Ecuador, Luis Dositeo Latorre Tapia, il Papa ha ricordato
che ha potuto visitare il Paese andino nel 1978. Ed ha messo l’accento sui benefici
che la fede cattolica può portare alla promozione della persona e della società. La
Chiesa, ha ribadito, “non cerca alcun privilegio”, ma chiede solo di dare il suo contributo
per lo “sviluppo integrale delle persone”. Il bene comune, ha rilevato, deve prevalere
“sugli interessi di partito e di classe” e “l’imperativo morale” deve essere il punto
di riferimento obbligatorio di ogni cittadino. Ed ha aggiunto che “non può esserci
bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone”. La storia,
ha osservato, insegna che il disconoscimento della verità sull’uomo, creato ad immagine
e somiglianza di Dio, porta spesso “alle ingiustizie e ai totalitarismi”. Quando invece
lo Stato rispetta questa verità allora “si consolida la libertà e l’autentica partecipazione”
sociale. Ecco allora, ha sottolineato, perché va difesa la vita in ogni suo stadio,
la libertà religiosa, come anche la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e
una donna. I Pastori della Chiesa, ha poi soggiunto, “non devono entrare nel dibattito
politico, proponendo soluzioni concrete”. E tuttavia “non devono rimanere neutrali
di fronte ai grandi problemi e alle aspirazioni dell’essere umano, né essere indolenti
al momento di lottare per la giustizia”. Il Papa, che ha elogiato il contributo della
Chiesa nell’ambito dell’educazione dei giovani, ha infine esortato gli ecuadoregni
a preservare le tante bellezze naturali del Paese.
Al nuovo ambasciatore
portoghese, Manuel Tomás Fernandes Pereira, il Papa – dopo aver rievocato con gioia
la visita apostolica compiuta in Portogallo nel maggio scorso – ha ribadito l’impegno
della Santa Sede “nel servire la causa della promozione integrale dell’uomo e dei
popoli”. “Dovrebbe essere convinzione di tutti – ha avvertito – che gli ostacoli a
tale promozione non sono solo di ordine economico, ma dipendono da atteggiamenti e
valori più profondi: i valori morali e spirituali”. Così, quando la Chiesa “promuove
la consapevolezza che questi stessi valori devono ispirare la vita pubblica e privata,
non lo fa per ambizioni politiche, ma per essere fedele alla missione affidatale dal
suo divino Fondatore”. Benedetto XVI, sulla scia del Concilio Vaticano II, ha sottolineato
che “la Chiesa in forza della sua missione e della sua natura non è legata ad alcuna
particolare forma di cultura umana o sistema politico, economico, o sociale”: e proprio
“per questa sua universalità può costituire un legame strettissimo tra le diverse
comunità umane e nazioni, purché queste abbiano fiducia in lei e le riconoscano di
fatto una vera libertà per il compimento della sua missione” che è “di carattere morale
e religioso”. La Chiesa – ha proseguito Benedetto XVI – non si confonde, dunque, con
“modelli parziali e passeggeri di società, ma tende alla trasformazione dei cuori
e delle menti, perché l’uomo possa scoprire e riconoscere se stesso nella verità piena
della sua umanità”. E in questo contesto – ha concluso il Papa – “incoraggia i cristiani
ad assumere pienamente le proprie responsabilità come cittadini perché contribuiscano
efficacemente, uniti agli altri, al bene comune e alle grandi cause dell’uomo”.
Con
l’ambasciatrice di Slovenia, Maja Maria Lovrenčič Svetek, il Papa si
è soffermato innanzitutto sull’integrazione della nazione slovena nell’Unione europea,
che, ha sottolineato, “ha tra i suoi presupposti fondamentali le comuni radici cristiane
del Vecchio Continente”. Ed ha osservato che proprio “l’ancoraggio della Slovenia
ai valori evangelici” ha contribuito in modo importante “alla coesione del Paese”.
Questo patrimonio, ha soggiunto, “ha costituito, anche nei momenti più difficili e
dolorosi, un costante fermento di conforto e di speranza, ed ha sostenuto la Slovenia
nel suo cammino verso l’indipendenza dopo la caduta del regime comunista”. Un periodo,
ha rammentato il Pontefice, nel quale la Santa Sede “ha voluto essere particolarmente
vicina alla nazione slovena”. Il Papa si è quindi compiaciuto per la legge recentemente
approvata in Slovenia per sostenere quanti hanno perduto la casa e il lavoro. Ed ha
ribadito l’impegno della Santa Sede “per promuovere la pace e la giustizia, per superare
i disaccordi e per intensificare le relazioni costruttive”. Ricordando la figura del
Beato Lojze Grodze, martirizzato in odio alla fede, ha infine esortato i cattolici
del Paese ad impegnarsi per la “costruzione di una società più giusta e più solidale,
nel rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose di ciascuno”.