Il sondaggio dell’Acnur: i rimpatriati iracheni temono per la propria incolumità
Tra l’aprile e l’agosto scorsi, l’Acnur ha condotto un sondaggio sulla situazione
dei rifugiati iracheni che sono tornati a Baghdad dai Paesi confinanti. Il sondaggio
proseguirà poi nelle città di Kirkuk, Mosul, Anbar e Diyala. Il 61% degli intervistati,
un campione di 2353 persone, raggiunti telefonicamente o di persona, si è pentito
di essere tornato in Iraq a causa dell’assenza di sicurezza, dei rischi per l’incolumità
personale e della mancanza di un lavoro stabile. Tra gli altri problemi segnalati,
l’inadeguatezza dell’accesso ai servizi pubblici, compresa la sanità, e l’irregolarità
della fornitura di energia elettrica. Dei rifugiati rimpatriati, il 34% non è sicuro
di restare definitivamente in Iraq e l’87 ha affermato che le proprie entrate economiche
non sono sufficienti a coprire le necessità delle proprie famiglie. L’Acnur, comunque,
continua ad aiutare i rifugiati che manifestano liberamente la propria intenzione
di tornare in Iraq: dal 2007 al 2010, ha assistito 2965 iracheni a rimpatriare e ha
stanziato 100 milioni di dollari per far fronte alle esigenze di vita degli sfollati
interni. (R.B.)