Ecuador: il neo arcivescovo di Quito invita al dialogo governo ed opposizione
Mons. Fausto Gabriel Trávez Trávez, che domani prenderà possesso della sede arcivescovile
di Quito e diventerà primate della Chiesa cattolica in Ecuador, ha sollecitato il
governo e l'opposizione a “cedere un poco” per superare le divergenze manifestate
in seguito alla rivolta da parte di alcuni membri della polizia alla fine di settembre.
“Dinanzi a tutti i problemi e a tutte le difficoltà, dobbiamo mettere al primo posto
il dialogo. Bisogna abbassare la guardia, ascoltare e cedere un poco da ognuna delle
parti, per poter dire che abbiamo raggiunto un dialogo” ha detto mons. Trávez alla
stampa locale. Questa è la prima dichiarazione ufficiale del nuovo arcivescovo di
Quito, nominato l’11 settembre scorso, in relazione alla rivolta del 30 settembre,
in cui membri della polizia hanno protestato contro l'eliminazione degli incentivi
salariali. Mons. Trávez non ha commentato i fatti di quel giorno, perché era in ritiro
spirituale, e non ha quindi seguito gli eventi da vicino, come ha detto. Tuttavia
ha inviato un messaggio di "riconciliazione" sia al governo che all'opposizione, per
superare le loro divergenze che si sono allargate dopo questi eventi, definiti dal
governo dell'Ecuador come un tentativo di colpo di stato. Mons. Trávez ha detto che
spesso, quando si avvia il dialogo, le due parti si rendono conto che in realtà perseguono
gli stessi interessi. “Noi tutti vogliamo il bene del Paese, tutti noi vogliamo lo
sviluppo del Paese e tutti gli ecuadoegni vogliono star bene e sostenersi l'uno con
l'altro. Quindi, credo che il dialogo sia la chiave per risolvere le controversie”,
ha aggiunto il neo arcivescovo di Quito. A questo proposito, egli ha sottolineato
che il compito della Chiesa non è cercare dei colpevoli, ma fornire delle soluzioni
e, a suo avviso, l'unica soluzione è quella del “dialogo e della fratellanza”. Mons.
Trávez ha detto inoltre di non sapere di preciso quali azioni debbano ora essere intraprese
da governo e opposizione per risolvere le loro differenze, “tutto quello che so è
ciò che io devo fare. Io sono il padre di tutti, e i figli devono essere richiamati
alla riconciliazione, al dialogo e allo sviluppo”. L’arcivescovo ha concluso dicendo
che è disposto ad “ascoltare e ricevere” tutti gli ecuadoregni, indipendentemente
dalle loro idee politiche, per fare in modo che il Paese torni ad essere unito. (R.P.)