Intervento di Mons. Maroun Elias LAHHAM, Vescovo di Tunisi (TUNISIA)
Parlare di relazioni tra Medio Oriente e Maghreb non è come parlare di relazioni tra
Oriente e Occidente. I paesi del Maghreb fanno anche parte del mondo arabo e dei paesi
musulmani. Bisogna sapere che ci sono più musulmani in Nordafrica che nei paesi del
Medio Oriente. È vero che il Medio Oriente ha la grazia di avere delle minoranze cristiane
arabe mentre nei paesi del Maghreb il cristianesimo dei primi secoli è quasi totalmente
scomparso. Attualmente sono delle autentiche Chiese locali incardinate nei loro rispettivi
paesi, ma con dei fedeli stranieri. È da questi due punti che parte il mio intervento. -
I paesi del Maghreb fanno parte del mondo arabo musulmano. A parte qualche particolarità
nell’uno o nell’altro paese, la vita a Rabat, ad Algeri, a Tunisi o a Tripoli è simile
alla vita ad Amman, a Damasco, a Baghdad o al Cairo. Ciò vale soprattutto per le relazioni
con l’Islam e per il fatto di vivere la fede cristiana in un contesto molto diverso.
Le Chiese nei paesi del Maghreb hanno interesse a entrare in relazione con le loro
Chiese sorelle del Medio Oriente in questo ambito e a promuovere con la loro specificità
un dialogo di vita e di pensiero con l’islam, un dialogo vissuto a partire da una
situazione di stranieri e non di concittadini. - Le Chiese del Maghreb sono Chiese
in cui i fedeli sono stranieri. In ogni Chiesa del Maghreb non vi sono meno di 60
nazionalità. Si tratta di europei (imprenditori, diplomatici, residenti, pensionati,
donne cristiane in matrimoni misti...), africani (studenti, impiegati della banca
di sviluppo africana, militari che svolgono degli stage, famiglie, immigrati...),
alcuni arabi cristiani del Medio Oriente (Egitto, Siria, Libano, Palestina, Giordania)
e una manciata di persone locali battezzate nella Chiesa cattolica (in Tunisia e in
Algeria). La collaborazione esige qui uno scambio di sacerdoti, di religiosi, di
laici consacrati o di volontari per lavorare nelle parrocchie e nelle diverse istituzioni
della Chiesa in Africa del Nord. Fino a oggi è stata l’Europa ad assicurare tutto
ciò. Attualmente questo non è più possibile vista la diminuzione delle vocazioni sacerdotali
e religiose. Non potendo contare su famiglie cristiane locali o residenti da generazioni,
le nostre Chiese possono guardare in due direzioni per cercare aiuto: l’Africa e il
Medio Oriente. È vero che la vita di un sacerdote in Medio Oriente non assomiglia
alla vita di un sacerdote nel contesto magrebino (lo dico per esperienza, poiché io
stesso, come il mio confratello di Algeri, sono mediorientale), ma con la grazia di
Dio e un serio lavoro di adattamento è possibile ed è anche motivo di arricchimento.
Per le religiose l’inserimento è più facile visto che c’è il sostegno della comunità. “Chiedete
e vi sarà dato”, ha detto il Signore. Abbiamo chiesto, ora attendiamo di ricevere.