2010-10-19 15:21:52

La povertà e l’esclusione dei minori al centro di un seminario dell’Unicef a Roma


Oggi e domani, a Roma, Seminario ''Per una strategia di contrasto alla povertà dei bambini e degli adolescenti''. L’iniziativa è promossa dall’Unicef-Italia e dal Ministero del lavoro e delle Politiche sociali, in collaborazione con l’Associazione Comuni italiani, l’Ordine degli Assistenti sociali e il Coordinamento della Comunità di accoglienza. L’obiettivo è di raccogliere dati ed esperienze di buone pratiche nazionali e internazionali in difesa dell’infanzia, nel quadro dell’Anno europeo 2010 della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Roberta Gisotti ha intervistato Leonardo Menchini, ricercatore dell’Istituto Innocenti dell’Unicef:RealAudioMP3

D. – Dott. Menchini, chi è oggi il bambino, il ragazzo povero nei Paesi industrializzati?

R. – La definizione di povertà nei Paesi industrializzati è una definizione di povertà relativa, nella maggior parte dei casi. E’ quindi un bambino a rischio di esclusione sociale, però ci racconta anche di forme di povertà estrema, povertà nei redditi che poi si trasmette anche ad altre dimensioni del benessere, quindi a risultati poveri nell’istruzione, a risultati poveri nella salute, a problemi nella condizione abitativa, in difficoltà di relazioni sociali… Quindi, la povertà relativa, ma anche le forme più estreme, hanno conseguenze più ampie nella vita del bambino e conseguenze anche nella transizione nell’età adulta, perché molto spesso questa povertà ha caratteristiche croniche, quindi non è una povertà temporanea e soprattutto colpisce gruppi ben precisi della popolazione. Prendiamo, ad esempio, il caso dell’Italia o altri Paesi a demografia molto debole: la povertà è particolarmente concentrata nelle famiglie numerose con bambini e le politiche sociali sono poco efficienti a contrastarla.

D. – A questo proposito, dr. Menchini, questo fenomeno della povertà e dell’esclusione minorile è sottovalutato dalle politiche dei governi dei Paesi ricchi, in genere?

R. – Beh, non tutti. Ci sono Paesi che stanno facendo abbastanza per contrastare la povertà minorile, ponendosi anche degli obiettivi. Nel 2000, anche a seguito di un rapporto pubblicato dall’Unicef sulla povertà nei Paesi ricchi, da cui emergeva che la povertà in Gran Bretagna era molto elevata, il governo laburista inglese iniziò ad adottare degli obiettivi di riduzione della povertà e mise in atto politiche volte al contrasto della povertà monetaria, che hanno avuto un certo successo nonostante i livelli di povertà rimangano abbastanza elevati. Ci sono Paesi che riescono, attraverso le politiche del mercato del lavoro e/o le politiche dei trasferimenti a contrastare la povertà. In Paesi come l’Italia, ad esempio, è risaputo che le politiche dei trasferimenti e le politiche fiscali abbiano scarso effetto nel contrastare la povertà. Quindi, spesso questo fenomeno – che come ho detto prima riflette la diseguaglianza nella parte più povera della distribuzione dei redditi – viene sottovalutato e quindi non vengono affrontate le politiche adeguate per contrastarlo, dal momento che poi ha conseguenze di lungo periodo sulla vita dei bambini e sulla vita della società.







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