Delegazione del Sinodo in Campidoglio per un convegno sulla testimonianza a servizio
della pace in Medio Oriente. I vescovi riuniti per i documenti finali
Lavori a porte chiuse, oggi, al Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, in corso
in Vaticano sul tema della “comunione e testimonianza”. In programma, la preparazione
delle Proposizioni finali. Intanto, stamani una delegazione del Sinodo è intervenuta
in Campidoglio al convegno intitolato “Medio Oriente. La testimonianza cristiana al
servizio della pace”, promosso dal Comune di Roma, insieme alla Fraternità di Comunione
e Liberazione e alla nostra emittente. Il servizio di Isabella Piro:
La pace in
Medio Oriente è la grande speranza per tutti i popoli del mondo. Questo, in sintesi,
il "filo rosso" che lega tutti gli interventi pronunciati in Campidoglio. E pace è
la parola invocata a più voci, così come l’importanza della presenza cristiana nella
regione mediorientale. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno:
“I
valori del cristianesimo possono essere inevitabilmente la medicina migliore per fare
in modo che nel risolvere il conflitto, nel creare la pace e la giustizia non ci sia
il fardello di tensioni, di rabbie, di rancori, di inimicizie che nascono dall’odio
accumulato in tanti anni”.
Gli fa eco il segretario generale del Sinodo,
mons. Nikola Eterović, il quale ricorda che la pace è un dono
di Dio e che ogni membro della Chiesa è chiamato a seguire la propria vocazione, ossia
ad essere costruttore di pace:
“Tale vocazione ha pure un’importante
dimensione sociale che potrebbe rompere il circolo vizioso della violenza, della vendetta
e dell’odio e preparare il cuore alla ricerca di una pace autentica nella riconciliazione
e nella giustizia”.
Da Roma per il Medio Oriente e a Roma dal Medio
Oriente, continua padre Federico Lombardi, direttore generale
della Radio Vaticana, spiegando il forte legame esistente tra la capitale italiana
e la regione mediorientale. Ricorda poi il ruolo fondamentale dei mass media nel far
sì che i cristiani del Medio Oriente percepiscano la solidarietà della comunità internazionale,
sua a livello sociale che politico. Quindi, padre Lombardi sottolinea l’esigenza più
forte avvertita dal Sinodo:
“Solidarizzare, nell’affrontare, in modo
promettente per il futuro, la riflessione su quale sia il vero significato, il vero
posto dell’esercizio pieno, oggi, nel Medio Oriente e in tutti gli altri Paesi del
mondo, della libertà religiosa, della libertà di coscienza, della piena cittadinanza
per costruire le comunità sociali e politiche in cui si vive. Approfondire questi
temi proprio per poterli diffondere e poterne rendere tutti consapevoli per il bene
dei cristiani del Medio Oriente”.
Drammatica, invece, la pagina presentata
dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini: su cento
morti a causa dell’intolleranza religiosa nel mondo, dice, 75 sono cristiani e la
situazione è allarmante:
“La cristianofobia oggi è un rischio crescente
e molto più concreto, che dobbiamo temere giorno dopo giorno. In molti contesti, le
comunità cristiane vivono una condizione di isolamento e di estraneità, pur essendo
state nella storia centri propulsori di irradiazione del cristianesimo, anche molto
prima dell’arrivo dell’islam”.
Il ministro Frattini ricorda anche la
proposta di presentare una risoluzione Onu sulla tutela delle minoranze e della libertà
religiose e ribadisce che il dialogo è essenziale per cercare di risolvere i conflitti.
In questo contesto, la vera sfida del cristianesimo è allora quella di dimostrare
la sua rilevanza antropologica. Don Julián Carrón, presidente
della Fraternità di Comunione e Liberazione:
“Nel martoriato Medio Oriente,
alla debolezza costitutiva di ogni uomo si aggiungono anche: oggettive situazioni
di sofferenza, di minaccia contro i diritti fondamentali, di emarginazione, di soffocamento
della libertà; è lì che il cristianesimo deve mostrare la sua verità, la sua capacità
di ridestare la persona e di salvare l’umano”.
Il Medio Oriente sembra
un paradosso, conclude padre Pierbattista Pizzaballa, custode
di Terra Santa: propri lì dove sono nati, i cristiani sono numericamente pochi. Eppure,
la loro è una realtà radicata e molto attiva:
“Non si può dire che non
ci sia una testimonianza cristiana. Ci sono le opere, le attività dei cristiani: le
Chiese cristiane non sono ripiegate su se stesse, c’è una vitalità enorme e la presenza
cristiana – le opere, le attività della Chiesa – attraverso le scuole, gli ospedali,
le università, arriva a molto più che il due per cento e mezzo della popolazione”.
Pace
e Medio Oriente, dunque, un binomio che non può fallire e che verrà ricordato anche
questa sera, alle ore 21, presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma dove si
terrà il concerto internazionale “Effatà. Artisti in dialogo per il Medio Oriente”.