Sinodo. Presentata la Relazione dopo la discussione: i cristiani del Medio Oriente
non sono soli
Mattinata densa, oggi, al Sinodo per il Medio Oriente, in corso in Vaticano sul tema
della “comunione e testimonianza”. Alla presenza di Benedetto XVI, infatti, il relatore
generale, Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei copti in Egitto, ed il segretario
speciale, Joseph Soueif, arcivescovo di Cipro dei Maroniti, hanno presentato la “Relazione
dopo la discussione” in cui sono stati riassunti gli argomenti principali trattati
finora dal Sinodo, in base ai quali si elaboreranno le Proposizioni finali. Nel pomeriggio,
i lavori del Sinodo proseguiranno a porte chiuse, con i Circoli minori. Il servizio
di Isabella Piro:
"Nous ne
sommes pas seuls..." Sono tanti i temi trattati dalla relazione del Patriarca
Naguib, ma unica è la certezza: i cristiani del Medio Oriente non sono soli. Si parte
dall’importanza della Parola di Dio, dal fatto che essere cristiani significa essere
missionari e che l’annuncio religioso pacifico non è proselitismo, poiché Gesù chiede
ai cristiani non di convincere, ma di testimoniare con gioia il Vangelo. Ribadite
quindi la libertà religiosa e di coscienza, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla
legge, l’importanza dei mass media, strumento potente e prezioso nel diffondere il
messaggio evangelico. Largo alle scuole e alle università cattoliche, luogo privilegiato
della coesistenza pacifica, che vanno sostenute.
Per la pagina politica,
si condanna la violenza da qualunque parte provenga, si esprime solidarietà ai palestinesi,
la cui situazione attuale – si legge nella Relazione - favorisce il fondamentalismo,
e si chiede alla comunità internazionale di tener conto della drammatica situazione
dei cristiani in Iraq.
Centrale anche il tema dell’emigrazione: è un
diritto naturale, dice il Sinodo, ma non va incoraggiata come scelta preferibile,
bisogna piuttosto favorire la pace e lo sviluppo perché i cristiani restino in Medio
Oriente. Lo sguardo dell’Aula si allarga anche alla diaspora perché le Chiese d’Oriente
mantengano i contatti con i fedeli anche al di fuori del Paese d’origine. E la questione
della migrazione riguarda anche coloro che immigrano nella regione, come gli africani
e gli asiatici, che spesso vengono sfruttati in ambito lavorativo, mentre vanno accolti
e sostenuti. Attenzione anche ai giovani e alle donne, forza del presente e speranza
del futuro, così come ai laici e alle nuove realtà ecclesiali, al valore della vita
monastica e contemplativa che vanno riscoperta. Suggerita quindi una sorta di “banca
dei sacerdoti” ed una sua omologa per i laici, in modo da avere sempre "persone pronte
a raggiungere i fedeli nelle zone in difficoltà".
Quanto al dialogo
ecumenico, i Padri sinodali ribadiscono, sulla scia di Benedetto XVI, che senza comunione
non c’è testimonianza e che la divisione è uno scandalo. Bisogna fare uno sforzo sincero
per superare i pregiudizi, dice l’Aula. Proposto poi l’ingresso dei Patriarchi in
Conclave ed il pensare ad una forma nuova dell’esercizio del primato che non danneggi
la missione del Vescovo di Roma e che si ispiri alle forme ecclesiali del Primo millennio.
Un tema delicato, dice il Sinodo, che potrebbe essere studiato da una commissione
pluridisciplinare apposita, incaricata dal Papa. Ulteriori auspici riguardano la creazione
di mass media ecumenici e l’istituzioni di commissioni locali che approfondiscano
l’ecumenismo.
E ancora: spazio alla famiglia, minata dalla visione
relativista dell’Occidente, e alla catechesi, che promuove valori morali e sociali
e aiuta a contrastare le sètte, e sì ad un accordo su un testo arabo unico per la
preghiera domenicale, così come all’idea di unificare le feste di Natale e Pasqua.
Nei rapporti con gli ebrei, si auspica la soluzione “due popoli-due
Stati” per il conflitto israelo-palestinese, si invoca il dialogo a tutti i livelli,
si rifiuta l’antisemitismo e l’antiebraismo, così come l’interpretazione tendenziosa
di alcuni versetti della Bibbia che giustifica la violenza. Con i musulmani, dice
il Sinodo, si guardi a ciò che unisce, come la santità di vita, e si eviti ogni azione
provocatoria “Auspicheremmo – si legge nella Relazione - che il principio coranico
'Nessuna costrizione nella religione' fosse realmente messo in pratica”, poiché la
libertà religiosa è alla base di rapporti sani tra cristiani e musulmani. Tutti, quindi,
devono trasformare la propria mentalità per superare lo spirito del confessionalismo,
affrontando le problematiche socio-politiche non come diritti da reclamare per i cristiani,
ma come diritti universali.
"Nous devons travailler tous ensemble..." Infine,
si lavori tutti uniti per il bene comune della società, per una città di comunione,
e per un’alba nuova del Medio Oriente. La relazione si conclude con 23 quesiti: toccherà
ai Circoli minori rispondere, per preparare le Proposizioni finali del Sinodo.
Alla
fine della mattinata a colloquio con i giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede
padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, ha risposto così ad una domanda
sui risultati concreti del Sinodo, in particolare sul ruolo dei laici:
"Il
Sinodo non può portare immediati risultati concreti operativi. Il Sinodo potrà dare
un documento ispiratore che poi nelle diverse realtà specifiche concrete dovrà essere
attuatato e implementato. Questo dipenderà dalla capacità delle singole Chiese di
saper accogliere e assorbire quelle che saranno poi le linee finali del documento.
Questo anche per quanto riguarda il ruolo dei laici di cui si è discusso molto in
questa settimana, di cui si ha coscienza sempre di più. Da un lato a causa della crisi
delle vocazioni, da un altro anche perchè c'è sempre maggiore coscienza che il laico
sta assumendo un ruolo sempre più importante e determinante nella vita delle Chiese
e questo avrà il suo effetto. Il tempo della Chiesa non è il tempo dei giornalisti".
Ricordato
infine che il documento "Kairos" sulla questione palestinese che verrà presentato
domani non è un testo ufficiale delle Chiese ma è stato elaborato dai laici.