Intervento di Suor Marie-Antoinette SAADÉ, Membro della Congregazione delle Suore
Maronite della Santa Famiglia; Responsabile della formazione e del noviziato (LIBANO),
uditrice
Di fronte all’ampiezza e alla diversità dei nostri molteplici problemi, vorrei ribadire
una proposta pratica riguardante la pastorale della famiglia, che proprio perché già
esistente, è, a mio parere, possibile e attuabile, a differenza di altre: agire insieme,
come Chiese del Medio Oriente, su ciò che compone il tessuto sociale e che si sta
disgregando: la famiglia, prima e fondamentale cellula della società nonché Chiesa
domestica. Oggi notiamo una recrudescenza di coppie separate e di famiglie distrutte;
i tribunali ecclesiastici lo testimoniano. La questione della famiglia occupa e
preoccupa la Chiesa e spesso ci sentiamo impotenti di fronte a tanta sofferenza. Se
uniamo le forze, come Chiese, per occuparci della famiglia in tutte le sue dimensioni,
credo che potremmo prevenire molta infelicità all’interno delle nostre società. Progettare
insieme una pastorale familiare, una pastorale semplice, intelligente ed efficace
giova notevolmente a tutte le altre pastorali: quella delle vocazioni, quella dei
giovani, quella dei malati, quella degli handicappati, quella della terza età, quella
dei sacramenti, quella della vita cristiana in breve. Per recuperare le famiglie
che si stanno smembrando, è opportuno creare insieme un centro di accoglienza per
le coppie con quadri e agenti pastorali qualificati, accompagnatori che sappiano ascoltare
le coppie in difficoltà; dei quadri che offrano presenza, ascolto, consiglio e accompagnamento,
prima di arrivare ai tribunali, perché prevenire è meglio che curare. Occorre offrire
ai genitori consigli talvolta elementari ma fondamentali per l’educazione dei propri
figli, dato che le sfide che devono affrontare sono talmente grandi che si sentono
impotenti e rinunciano facendo inevitabilmente molteplici danni. Occorre incoraggiare
i giovani a entrare nei movimenti cristiani allargati, che siano sportivi, culturali
o spirituali, purché siano stati preparati accompagnatori adeguati ed educatori accorti.
È la migliore prevenzione contro le tentazioni della droga e di ogni altra malsana
dipendenza. Occorre risvegliare la fede all’interno della famiglia, luogo privilegiato
in cui il bambino impara a riconoscere la sua identità e a crescere sviluppando i
propri talenti e le facoltà umane e divine. La fede si acquisisce infatti nel focolare
domestico. È lì che viene fatta la prima catechesi, la più efficace e duratura. Occorre
dare alla donna il suo vero ed equo posto. La Chiesa non deve forse essere all’avanguardia
in questo ambito di fronte alle pratiche diffuse in alcuni ambienti musulmani in cui
la donna viene picchiata, schiavizzata, schernita, maltrattata, privata dei suoi diritti
e caricata solo di opprimenti doveri? Questa sarebbe una vera testimonianza. Ricucire
insieme il tessuto sociale promuovendo la persona umana al centro della famiglia e
a partire da essa, mi sembra la risposta per una pastorale urgente e efficace.