2010-10-18 17:30:02

Intervento del Sig. Paul SAGHBINI, Ospedaliere dell'Associazione Libanese dei Cavalieri di Malta (LIBANO), uditore


Il futuro dei cristiani nella nostra parte del mondo è condizionato da fattori politici e sociali sui quali la religione ha la sua influenza diretta. Negli ultimi anni, questi fattori hanno portato a un’emigrazione di massa che hanno avuto come risultato comunità cristiane demoralizzate e, soprattutto, stanche delle belle parole che li riguardavano.
Sul piano politico e dando uno sguardo generale alla regione, i cristiani sono degli emarginati! Per il loro avvenire, dovranno essere i “soli” attori della loro storia, dimenticando gli aiuti esterni e non facendo affidamento altro che sulla loro fede, la loro chiesa, il Vaticano e la Chiesa universale. A medio termine, una condizione che potrebbe rassicurarli nelle loro profonde angosce e arrestare l’emorragia, sarebbe di rinforzare, nel capitolo dei “diritti dell’uomo”, il “diritto alla differenza”. Questo rafforzamento deve permettere alle Istanze internazionali di indicare e di sanzionare, in misura della discriminazione di cui essi sono colpevoli, i Paesi che derogano alle regole (le sanzioni possono essere dello stesso peso di quelle applicate per il nucleare, per esempio), Ugualmente bisognerebbe concedere un chiaro appoggio ai Paesi in cui le minoranze sono lasciate libere, e ciò qualunque sia la tendenza politica del Paese.
Nel frattempo i cristiani devono far fronte al meglio ai loro problemi esistenziali. Negli ambienti mediorientali si consiglia di rafforzare e sviluppare il dialogo (qualunque ne sia la forma) con i musulmani moderati del tessuto sociale, come anche dei governanti.
Questo dialogo potrebbe avvenire nella forma che ha saggiamente descritto Mons. Bader (Mousse Abdalla, Algeria) e che ha chiamato “il dialogo quotidiano” , senza provocazione e mettendo in rilievo gli elementi comuni o unificatori dell’azione.
L’esperienza riuscita dell’Ordine di Malta in Libano con le Istanze islamiche è il risultato di un dialogo di questo tipo. Menziono in particolare le nostre operazioni comuni con “Dar el Fatwa” per la comunità sunnita e (dopo oltre 20 anni) la “Fondazione dell’Imam el Sadr” per la comunità sciita. Questo senza contare il 50% dei musulmani assistiti nei nostri centri medico-sociali gestiti in comune da suore di congregazioni religiose cattoliche e che assicurano oltre 160.000 azioni mediche all’anno.

[00165-01.07] [UD025] [Testo originale: francese]







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