Intervento del Sig. Paul SAGHBINI, Ospedaliere dell'Associazione Libanese dei Cavalieri
di Malta (LIBANO), uditore
Il futuro dei cristiani nella nostra parte del mondo è condizionato da fattori politici
e sociali sui quali la religione ha la sua influenza diretta. Negli ultimi anni, questi
fattori hanno portato a un’emigrazione di massa che hanno avuto come risultato comunità
cristiane demoralizzate e, soprattutto, stanche delle belle parole che li riguardavano. Sul
piano politico e dando uno sguardo generale alla regione, i cristiani sono degli emarginati!
Per il loro avvenire, dovranno essere i “soli” attori della loro storia, dimenticando
gli aiuti esterni e non facendo affidamento altro che sulla loro fede, la loro chiesa,
il Vaticano e la Chiesa universale. A medio termine, una condizione che potrebbe rassicurarli
nelle loro profonde angosce e arrestare l’emorragia, sarebbe di rinforzare, nel capitolo
dei “diritti dell’uomo”, il “diritto alla differenza”. Questo rafforzamento deve permettere
alle Istanze internazionali di indicare e di sanzionare, in misura della discriminazione
di cui essi sono colpevoli, i Paesi che derogano alle regole (le sanzioni possono
essere dello stesso peso di quelle applicate per il nucleare, per esempio), Ugualmente
bisognerebbe concedere un chiaro appoggio ai Paesi in cui le minoranze sono lasciate
libere, e ciò qualunque sia la tendenza politica del Paese. Nel frattempo i cristiani
devono far fronte al meglio ai loro problemi esistenziali. Negli ambienti mediorientali
si consiglia di rafforzare e sviluppare il dialogo (qualunque ne sia la forma) con
i musulmani moderati del tessuto sociale, come anche dei governanti. Questo dialogo
potrebbe avvenire nella forma che ha saggiamente descritto Mons. Bader (Mousse Abdalla,
Algeria) e che ha chiamato “il dialogo quotidiano” , senza provocazione e mettendo
in rilievo gli elementi comuni o unificatori dell’azione. L’esperienza riuscita
dell’Ordine di Malta in Libano con le Istanze islamiche è il risultato di un dialogo
di questo tipo. Menziono in particolare le nostre operazioni comuni con “Dar el Fatwa”
per la comunità sunnita e (dopo oltre 20 anni) la “Fondazione dell’Imam el Sadr” per
la comunità sciita. Questo senza contare il 50% dei musulmani assistiti nei nostri
centri medico-sociali gestiti in comune da suore di congregazioni religiose cattoliche
e che assicurano oltre 160.000 azioni mediche all’anno.