2010-10-18 17:30:08

Intervento del Rev. Georges NORADOUNGUIAN, Rettore del Collegio Armeno, Roma (ITALIA), uditore


Se la chiesa è l'assemblea dei fedeli e qui siamo solo dei chierici allora non siamo una chiesa ma siamo i capi delle nostre chiese.
Con la nostra ordinazione sacerdotale o con la consacrazione episcopale noi abbiamo ricevuto una grazia di stato; ma purtroppo abbiamo perso la grazia di essere in contatto diretto con i nostri fedeli.
Infatti se diamo uno sguardo ai temi trattati si nota subito che sono delle preoccupazioni di noi gerarchi. Ci sono delle difficoltà a relazionarci fra noi. Difficoltà a relazionarsi con le condizioni dei paesi nei quali viviamo.
Ho dei seri dubbi sul fatto che i problemi che stiamo trattando siano problemi che riguardano i nostri giovani. Temo che quello che stiamo trattando sia una semplice interpretazione di quello che affrontano o che vivono i nostri fedeli e non trattiamo invece le vere cause.
Per una soluzione non servono interpretazioni o giustificazioni ma piuttosto una seria diagnosi della situazione e la ricerca della causa.
Ritengo sia molto importante dare la parola ai nostri laici e specialmente ai nostri giovani perché sono i primi ad essere interessati al tema e ai nostri dibattiti.
La loro parola ha tanti vantaggi.
1- A loro è stato spesso negato il vantaggio riservato a noi uomini di culto, quello riservato ai governanti dei nostri paesi, perciò i giovani avrebbero più coraggio a parlare delle loro difficoltà e con più schiettezza.
2 - Non avendo i sussidi materiali/sicurezza sociale che noi religiosi riceviamo, i giovani hanno una visione più oggettiva e reale della situazione della loro fede e delle difficoltà delle loro chiese.
3 - Non avendo alcun privilegio di stato hanno meno paura degli “agenti segreti” del paese e parlano più coraggiosamente di noi delle vere sfide quotidiane.

[00163-01.03] [UD023] [Testo originale: italiano]







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