Governi africani: l’Esercito di resistenza del Signore è un gruppo terroristico
L’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra) non sarà più classificato
come “gruppo ribelle” ma come “movimento terroristico”. Lo hanno stabilito i ministri
dei Paesi interessati dall’attività del gruppo ugandese guidato da Joseph Kony al
termine di una riunione svoltasi in questi giorni a Bangui, in Centrafrica. Questo,
hanno precisato i partecipanti all’incontro, consentirà alle regioni più colpire dagli
attacchi di usufruire di fondi internazionali e di una maggior cooperazione a livello
giudiziario. Secondo quanto riferisce la Misna, i rappresentanti di Uganda, Congo,
Centrafrica, Sudan e Kenya hanno deciso inoltre la creazione di un centro operativo
e di una task-force incaricati di contrastare il diffondersi della sfera d’influenza
dell’Lra. La task-force, in particolare, sarà composta da squadre per il pattugliamento
congiunto delle zone di frontiera. “Al momento abbiamo almeno quattro provincie che
fanno fronte ad attacchi regolari, compresi saccheggi, stupri e sequestri”, ha sottolineato
nel corso dell’incontro il presidente della Repubblica Centrafricana, Francois Bozizé,
aggiungendo che “bisogna trovare soluzioni durevoli al problema dell’Lra, che non
possono prescindere dalla condivisione degli sforzi di tutti”. Il mese scorso, al
termine di un incontro organizzato a Yambio, in Sudan, per discutere dell’impatto
delle violenze Lra nella regione, i leader religiosi degli stessi Paesi hanno ricordato
l’importanza di istituire meccanismi di protezione per le popolazioni civili. Tra
le misure invocate dai religiosi la necessità di migliorare le comunicazioni telefoniche
e radio e costruire un maggior numero di strade asfaltate per agevolare gli spostamenti.
I religiosi hanno inoltre sottolineato la necessità di riattivare colloqui diretti
con i vertici del movimento per convincerli a deporre le armi. Secondo le Nazioni
Unite negli ultimi due anni l’Lra ha causato oltre 2000 morti e lo sfollamento di
400.000 persone, la maggior parte delle quali nelle provincie settentrionali del Congo.
(M.G.)