Intervento di S. Em. Mar Gregoios Yohanna IBRAHIM, Metropolita di Alep (SIRIA)
Messaggio del Rev. Dr. Olav Fykse Tveit, Segretario Generale del Consiglio Mondiale
delle Chiese:
È un onore e un privilegio per il Consiglio Mondiale delle Chiese
(WCC) prendere la parola in questa venerabile assise sinodale riunita in Assemblea
Speciale per il Medio Oriente, che rappresenta un’effettiva opportunità di spronare
i cristiani della regione, ortodossi dell’Est e dell’Oriente, cattolici ed evangelici,
nella loro presenza e testimonianza. È stata questa la sollecitudine e lo sforzo
della famiglia ecumenica negli ultimi anni, perché tutti noi crediamo fermamente che
la nostra fede apostolica è radicata sia nei luoghi in cui ha avuto luogo l’evento
della salvezza, sia nella regione da cui la Buona Novella si è diffusa all’ecumene
(a tutto il mondo abitato). Nello stesso tempo la nostra fede è sollecitata e tenuta
in vita grazie alla nostra comunione e solidarietà con i nostri fratelli e sorelle
della regione. Sappiamo che le nostre sorelle e i nostri fratelli continuano a testimoniare
la medesima fede, perché Dio non “ci ha dato uno spirito di timidezza ma di forza,
di carità e di prudenza” (2 Tm 1, 7). Vediamo che questo spirito li conferma nella
loro risolutezza e speranza, nella loro battaglia per una pace giusta, per la dignità
umana, la libertà e l’uguaglianza fra i cittadini. È vero, lo Spirito invita tutti
noi ad azioni concrete mentre affianchiamo i nostri membri e le Chiese sorelle della
regione nella missione che Dio ha loro affidata. Le Chiese che fanno parte del
WCC hanno affermato con chiarezza che, in quanto cristiani, siamo chiamati a pregare
e operare per una pace giusta in Gerusalemme, fra tutte le persone che vi abitano
e nell’intera regione. Sappiamo che Gerusalemme ha uno speciale significato per tutti
e sappiamo che l’attuale conflitto israelo-palestinese ha un impatto molto negativo
su tutta la regione e ben al di là. Riteniamo inoltre che una giusta pace per Gerusalemme
in futuro potrebbe avere un effetto molto positivo anche sulle Chiese e sulla loro
presenza e testimonianza nella regione.
Già nel giugno del 2007, il WCC ha
convocato una conferenza ecumenica internazionale di pace ad Amman, dove i capi delle
Chiese di Gerusalemme hanno rivolto alle loro sorelle e ai loro fratelli in Cristo
questo urgente appello: quello che è troppo è troppo, basta parole senza opere, è
tempo di agire. Noi, Chiese e partners ecumenici di tutto il mondo abbiamo loro promesso
che insieme agiremo, pregheremo, parleremo, opereremo e rischieremo vita e reputazione
per costruire insieme a voi ponti di pace duratura tra i popoli di questo martoriato
e bellissimo luogo per porre fine a questi decenni di ingiustizia, umiliazione e insicurezza,
per porre fine ai decenni che hanno generato rifugiati e sottoccupati. Lavoreremo
con voi alla ricerca e al raggiungimento della pace. Abbiamo lasciato passare troppo
tempo. Il tempo non ha giovato alla causa della pace, bensì a quella dell’estremismo.
Questo è il nostro obiettivo urgente che non può più aspettare”. Nel corso della
mia recente visita a Gerusalemme, sono stato nuovamente sollecitato dai Capi delle
Chiese locali a sostenere la fine dell’occupazione, che porterà giustizia e pace a
vantaggio sia dei palestinesi che di Israele, e a ristabilire la loro umana dignità.
Questa è l’esigenza più urgente che abbiamo udito anche dai cristiani palestinesi,
che ci sfidano con la loro parola di fede, speranza e amore dal profondo della loro
sofferenza. Il loro documento “Kairos” infonde speranza laddove sembra non esserci
più alcuna speranza. Esso esprime la loro fede in Dio che ama allo stesso modo tutti
i popoli della regione. Fa appello a una resistenza che affonda le sue radici nella
logica dell’amore che cerca e impegna l’umanità dell’occupante. Il vostro venerabile
Sinodo rappresenta un’opportunità unica dataci da Dio per amplificare l’appello corale
della Chiesa cattolica e renderlo udibile, così da portare pace e giustizia a tutti.
Il Sinodo sta suscitando grandi aspettative senza precedenti in tutti i cristiani
del Medio Oriente, soprattutto gli iracheni e i palestinesi, che soffrono per gravi
tribolazioni. Occorre infatti che tutti i cristiani della regione rinnovino i loro
impegni ecumenici e diano nuovo impulso allo strumento privilegiato a tale scopo,
rappresentato dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente. Adesso è il momento
di agire insieme. Per noi cristiani ciò deve fondarsi su tre imperativi fondamentali:
un imperativo etico e teologico per una pace giusta, un imperativo ecumenico per l’unità
nell’azione e l’imperativo del Vangelo per una ricca solidarietà e amore per il nostro
prossimo. Operiamo insieme e uniamoci nel nostro sincero appello ai governi interessati
della regione e del mondo affinché una pace giusta, autentica e duratura regni nell’intera
regione. Preghiamo e operiamo insieme affinché i cristiani in Medio Oriente continuino
a essere il “sale della terra” (Mt 5, 13) e la “luce del mondo” (Mt 5, 14). Accompagniamo
le Chiese della regione nel loro compito di trasformare la società. Preghiamo e
operiamo insieme per rafforzare la loro comune presenza e testimonianza. Che Dio
nostro Padre benedica voi e il vostro Sinodo. Che Suo Figlio, il nostro comune Signore
Gesù Cristo, vi guidi e illumini le vostre menti e i vostri passi durante le vostre
deliberazioni. Che lo Spirito Santo vi rafforzi e mantenga voi e le vostre Chiese
particolari nell’amore del Padre.