Intervento di S. Em. Georges KHODRE, Metropolita greco ortodosso di Byblos, Botrys
e Mont Liban (LIBANO)
Il mio intervento riguarda il seguente tema: “questa comunione all’interno della Chiesa
cattolica si manifesta mediante due segni: il battesimo e l’Eucarestia nella comunione
con il Vescovo di Roma”. L’ambiguità di questa affermazione ruota intorno all’uso
del vocabolo Chiesa cattolica e del legame dell’Eucaristia con il Papa. Ora, l’espressione
inizia con Sant’Ignazio di Antiochia e designa la comunione in una Chiesa locale unita
nella fede ortodossa al suo Vescovo a tal punto che la liturgia lo cita senza far
riferimento a nessun’altra autorità ecclesiale. La citazione del Vescovo di Roma nella
liturgia, al di fuori della propria diocesi, introduce l’idea della Chiesa universale
di cui parla l’Instrumentum Laboris ripetuta anche nella messa d’inaugurazione di
questo Sinodo. Il vocabolo introduce una nozione numerica, spaziale, sociologica mentre
la Chiesa cattolica è costituita anch’essa localmente prima di tutto dal Signore come
Suo Corpo. La Chiesa universale non ha forse come corollario l’esistenza di un Vescovo
universale che eserciterebbe una giurisdizione sul mondo indipendentemente dall’Eucaristia,
unico segno di comunione tra i cristiani. È l’Eucaristia che fa di noi ovunque “un
popolo eletto, un sacerdozio reale, una nazione santa”. Citando il Papa di Roma
all’interno delle liturgie orientali, cerchiamo di invitare queste Chiese a una pratica
che l’Oriente non hai mai conosciuto.