2010-10-17 12:47:03

Intervento di S. E. Armash NALBANDIAN, Vescovo di Damasco, Primate (SIRIA)


1. Emigrazione.
Noi, come chiese cristiane, stiamo soffrendo a causa di un grande problema che riguarda l’emigrazione dei nostri fedeli credenti. Ciò non è causato da ragioni o circostanze politiche ed economiche dei paesi in cui viviamo, sebbene siano molte le difficoltà create dal conflitto israelo-palestinese, dalla guerra in Iraq, o dall’instabilità politica del Libano e di altri paesi mediorientali. La causa principale dell’emigrazione spesso è il piano delle politiche occidentali o internazionali, quando ignora l’esistenza dei cristiani in Medio Oriente e in Terra Santa, e quando accusa i nostri paesi o le nostre società di essere terroristici. Un paese islamico non significa automaticamente un paese terrorista.
2. Dialogo con l’Islam.
Ogni giorno testimoniamo la nostra fede cristiana, quando siamo costretti a chiarire lo spirito del messaggio del Vangelo, il messaggio d’amore, pace, tolleranza eccetera in paesi non cristiani, a causa della politica internazionale che vorrebbe dichiarare quasi tutti i paesi mediorientali terroristi e fondamentalisti islamici. Il dialogo interreligioso spesso necessita di grandi sforzi per trovare una via comune insieme ai nostri fratelli e alle nostre sorelle musulmani, nonché per accettare e rispettare il fatto che anche l’Islam contiene i principi d’amore, pace, solidarietà e la testimonianza di un Dio misericordioso, il Creatore onnipotente. Possiamo soltanto aspettarci che le Chiese occidentali alzino la voce o compiano degli sforzi contro i politici e tutti coloro che vogliono usare la religione per giustificare una guerra di interessi politici ed economici. L’autorità morale della Chiesa ha il suo peso e il suo valore sul piano delle decisioni politiche internazionali.
3. Dimensione ecumenica.

In Medio Oriente esiste fra le Chiese di varie confessioni un rapporto molto sano, vitale ed ecumenico. Nutriamo la forte speranza che l’Assemblea Speciale per i Vescovi del Medio Oriente ci offrirà nuove opportunità per trovare nuovi percorsi per il dialogo ecumenico, la collaborazione e la testimonianza del messaggio del Vangelo. Ma sentiamo un peso quando leggiamo, al paragrafo (9) dei Lineamenta, la seguente affermazione: “Dopo le divisioni e le separazioni, furono intrapresi periodicamente degli sforzi per ricostituire l’unità del Corpo di Cristo. In questo sforzo d’ecumenismo si formarono le Chiese cattoliche orientali”. Le nostre Chiese esistono in paesi che sono stati la culla del Cristianesimo. Sono i custodi viventi delle nostre origini cristiane. Queste terre sono state benedette dalla presenza di Cristo stesso e dalle prime generazioni di cristiani. Dobbiamo accettare i fatti storici, ma permetteteci di non parlare di “sforzi ecumenici”.
Auspichiamo che in seno a questa Assemblea Speciale per i Vescovi del Medio Oriente abbia luogo una riorganizzazione delle Chiese cattoliche e un rinnovamento della testimonianza della fede. Ma la missione, e così l’esistenza delle chiese cattoliche, può o deve essere intesa soltanto nella comunione ecumenica e nell’unità con le altre Chiese della regione.

00146-01.006 [DF002] [Testo originale: inglese]







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