Intervento di Mons. Simon ATALLAH, Vescovo di Baalbek - Deir El-Ahmar dei Maroniti
(LIBANO)
La questione dell’unità dei cristiani, questo testamento di Nostro Signore Gesù Cristo,
si è molto sviluppata nel corso dei secoli. In effetti, l’unità della Chiesa ha conosciuto
molteplici crisi, alcune dottrinali, altre ecclesiologiche, con interferenze politiche
e considerazioni umane. Il ventesimo secolo, per contro e fortunatamente, è stato
quello dell’ecumenismo per eccellenza. In effetti, i grandi Pastori della Chiesa,
Papa Giovanni XXIII e il Patriarca Atenagora, si sono incontrati e gli ostacoli sono
stati abbattuti. I gesti d’amore, di pace e di fratellanza hanno cancellato tutto
l’odio dei secoli passati. Le scomuniche sono state tolte da una parte e dall’altra.
Il Concilio Vaticano II e i movimenti come l’opera di Maria per l’unità dei cristiani,
detto dei Focolari, e altri ancora hanno avuto un ruolo decisivo nell’evoluzione positiva
dell’impegno per l’unità voluta dal Signore. Il ventunesimo secolo, inaugurato
solennemente da Giovanni Paolo II nell’anno 2000 con la celebrazione del Giubileo
della Redenzione del genere umano, continuerà le felici esperienze ecumeniche del
ventesimo secolo o ritornerà nei labirinti bui del diciannovesimo secolo o, ancor
prima, dell’undicesimo e sedicesimo secolo? La preghiera per l’unità dei cristiani
dovrebbe rispecchiare una mentalità e una visione. Queste a loro volta dovrebbero
generare azioni ecumeniche concrete come: 1. Il ritorno alle esigenze della nostra
vocazione, che ci permetterà di liberarci da ogni complesso di sentimenti di essere
minoranza e, di conseguenza, di paura. In effetti, per la nostra vocazione non possiamo
cedere alla tentazione dei sentimenti di essere minoranza. Lui ci ha detto: siete
il lievito nella pasta. In questa prospettiva noi cristiani, con Cristo, siamo maggioranza. 2.
L’impegno a dare una formazione di cultura ecumenica a tutti i nostri fedeli, soprattutto
ai nostri giovani, nelle parrocchie, nei noviziati degli istituti di vita monastica,
nelle facoltà e nei Centri di formazione cristiana, ecc. Conclusione: questa educazione
all’ecumenismo spalanca la porta al dialogo interreligioso, due progetti la cui realizzazione
costruirebbe la pace tra i popoli.