Intervento dell'Archimandrita Jean FARAJ, Superiore Generale dell'Ordine Basiliano
del SS.mo Salvatore dei Melkiti (USG)
Vorrei semplicemente raccontarvi la nostra umile esperienza nell’Ordine Basiliano
del Santissimo Salvatore, la cui casa madre, nata trecento anni fa, si trova nello
Shuf, regione conosciuta per il suo pluralismo confessionale (drusi, musulmani e cristiani).
Ecco, brevemente, i principi che hanno ispirato la nostra azione: - Amare: l’amore
del prossimo, anche se diverso, ci ha aperto molte porte chiuse e ci ha garantito
la continuità per 300 anni. - Perdonare: per 6 volte nella nostra storia, siamo
stati saccheggiati, bombardati e sfrattati dai nostri conventi, dalle nostre parrocchie
e dalla nostra regione. Più di 25 sacerdoti e religiosi sono stati martirizzati crudelmente.
Perdonare, inoltre, ci sembra l’unica via possibile per andare avanti e per durare. -
Credere: siamo gli ambasciatori di Cristo là dove viviamo. La fede in nostro Signore
ci insegna a vivere, non per noi ma per gli altri. La nostra missione è accettare
l’altro, così com’è, e soprattutto accettare la croce che è il segno della nostra
salvezza. - Testimoniare: lo stile di vita è più eloquente dei discorsi. Le persone,
di qualunque nazionalità o religione, si sentono attratte dai santi. Vengono a pregarli
e a chiedere il loro aiuto. Il nostro convento, come anche i vostri, costituisce un
luogo di attrazione per le persone che ricercano la pace e l’intercessione divina.
Perciò, l’esempio è la garanzia del successo e della continuità. - Educare: il
nostro dovere principale è educare la nuova generazione all’apertura, all’amore, all’accettazione
dell’altro e, non solo, ad andare a fondo per vedere l’immagine di Dio in ogni essere
umano e ad educare i giovani a scoprire questa immagine in se stessi e negli altri.
Potrei dire persino che siamo stati edificati da alcuni dei nostri fratelli e sorelle
di altre religioni: ci hanno insegnato la fedeltà, la generosità, la devozione e il
rispetto. Vorrei concludere dicendo che, se la Chiesa del Medio Oriente vive situazioni
molto difficili, o addirittura drammatiche, ha il privilegio di vivere il mistero
della Croce, partecipando così alle sofferenze di Cristo, che la condurranno alla
Resurrezione.