Intervento della Sig.ra Jocelyne KHOUEIRY, Membro fondatore e Presidente del movimento
laicale "La Libanaise-Femme du 31 Mai" (LIBANO), uditrice
Vorrei soffermarmi sulla nozione di “presenza”, così come definita nella conclusione
dei Lienamenta. Come donna cristiana membro della Chiesa nel mondo arabo e mediorientale,
ritengo che la qualità della nostra presenza di cristiani dipenda in larga parte dalla
costanza della nostra esistenza dinanzi al Signore nostro Salvatore e dinanzi ai nostri
fratelli in questa regione. La conclusione del testo afferma che questa presenza potrebbe
diventare importante e rilevante in funzione del nostro comportamento.
Ritengo
che siamo chiamati a essere (e non solo a formulare) una risposta attuale, umana e
culturale a tante domande poste dalla nostra generazione. Una risposta che rispecchi
il senso dell’uomo nuovo e il valore sacro della sua vita. Dobbiamo offrire alle donne,
ai giovani, alle coppie, alle famiglie e soprattutto alle persone colpite da disabilità
nella nostra Chiesa, l’opportunità di compiere scelte di vita coerenti con il Vangelo
e di scoprire la loro missione in seno alla Chiesa e alla società araba e mediorientale.
Auspico che si possa dedicare un’attenzione speciale agli aspetti morali, sociali
e bioetici che riguardano l’essenza della nostra testimonianza, soprattutto perché
la nostra società non è più al riparo dalle macchinazioni che attentano alla dignità
del matrimonio, della procreazione e dell’embrione umano. La preparazione al matrimonio
e ai valori familiari deve figurare tra le priorità dei nostri programmi educativi
e pastorali per aiutare ad affrontare con consapevolezza e responsabilità le derive
della società di consumo, che ci invade nonostante le difficoltà esistenziali che
viviamo. Che la donna cristiana possa esprimersi e testimoniare la bellezza della
fede e del significato autentico della dignità e della libertà è inoltre una testimonianza
urgente che interpella la donna musulmana e apre nuove vie al dialogo. Il fatto che
le nostre famiglie possano essere sostenute e accompagnate dalla loro Chiesa, madre
ed educatrice, al fine di essere, concretamente e liberamente, santuari aperti al
dono della vita, soprattutto quando questa è benedetta dall’handicap o dalle difficoltà
socio-economiche, non rappresenta una minaccia minore rispetto a quella costante dell’emigrazione.
È molto urgente una conversione, a livello della nostra scala di valori e del nostro
modo di essere. Siamo chiamati a diventare con Maria servitori della Speranza in questa
regione martoriata e vittima di tante ingiustizie. E cosa ci impedisce di affidarle
o perfino di consacrarle tutto il Medio Oriente, minacciato da tanti pericoli fatali?