2010-10-17 12:46:04

Intervento della Sig.ra Jocelyne KHOUEIRY, Membro fondatore e Presidente del movimento laicale "La Libanaise-Femme du 31 Mai" (LIBANO), uditrice


Vorrei soffermarmi sulla nozione di “presenza”, così come definita nella conclusione dei Lienamenta. Come donna cristiana membro della Chiesa nel mondo arabo e mediorientale, ritengo che la qualità della nostra presenza di cristiani dipenda in larga parte dalla costanza della nostra esistenza dinanzi al Signore nostro Salvatore e dinanzi ai nostri fratelli in questa regione. La conclusione del testo afferma che questa presenza potrebbe diventare importante e rilevante in funzione del nostro comportamento.

Ritengo che siamo chiamati a essere (e non solo a formulare) una risposta attuale, umana e culturale a tante domande poste dalla nostra generazione. Una risposta che rispecchi il senso dell’uomo nuovo e il valore sacro della sua vita. Dobbiamo offrire alle donne, ai giovani, alle coppie, alle famiglie e soprattutto alle persone colpite da disabilità nella nostra Chiesa, l’opportunità di compiere scelte di vita coerenti con il Vangelo e di scoprire la loro missione in seno alla Chiesa e alla società araba e mediorientale. Auspico che si possa dedicare un’attenzione speciale agli aspetti morali, sociali e bioetici che riguardano l’essenza della nostra testimonianza, soprattutto perché la nostra società non è più al riparo dalle macchinazioni che attentano alla dignità del matrimonio, della procreazione e dell’embrione umano. La preparazione al matrimonio e ai valori familiari deve figurare tra le priorità dei nostri programmi educativi e pastorali per aiutare ad affrontare con consapevolezza e responsabilità le derive della società di consumo, che ci invade nonostante le difficoltà esistenziali che viviamo. Che la donna cristiana possa esprimersi e testimoniare la bellezza della fede e del significato autentico della dignità e della libertà è inoltre una testimonianza urgente che interpella la donna musulmana e apre nuove vie al dialogo. Il fatto che le nostre famiglie possano essere sostenute e accompagnate dalla loro Chiesa, madre ed educatrice, al fine di essere, concretamente e liberamente, santuari aperti al dono della vita, soprattutto quando questa è benedetta dall’handicap o dalle difficoltà socio-economiche, non rappresenta una minaccia minore rispetto a quella costante dell’emigrazione. È molto urgente una conversione, a livello della nostra scala di valori e del nostro modo di essere. Siamo chiamati a diventare con Maria servitori della Speranza in questa regione martoriata e vittima di tante ingiustizie. E cosa ci impedisce di affidarle o perfino di consacrarle tutto il Medio Oriente, minacciato da tanti pericoli fatali?

[00129-01.05] [UD012] [Testo originale: francese]







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