Intervento della Sig.ra Anan J. LEWIS, Professore di Poesia inglese Vittoriana e Moderna,
Dipartimento di Inglese, Università di Baghdad (IRAQ), uditrice
Parlando in veste di vergine consacrata (Ordo Virginum) in Iraq, docente universitaria
e direttrice della gioventù della Chiesa latina, nonché in rappresentanza del laicato
dell’Iraq, vorrei sottolineare il fatto che al di là della sicurezza e della stabilità
politica e sociale, non vi è nulla che possa motivare i cristiani iracheni a rimanere
e ad essere profondamente radicati nella loro terra e nella loro fede se non il fatto
che i pastori della Chiesa diano inizio ad un’autentica cura pastorale e spirituale.
I cristiani iracheni hanno adesso l’urgente necessità di essere alimentati dall’amore
e abbracciati dal sostegno spirituale di sacerdoti adeguatamente preparati e amorevoli.
Le omelie della domenica o le lezioni di catechismo del venerdì per i bambini non
sono sufficienti per incoraggiare i laici a restare. Invece di raccogliere fondi per
ristrutturare cappelle o acquistare edifici vuoti, o decorare cancelli, costruiamo
pietre vive e realizziamo piccoli progetti per i giovani di entrambi i sessi, al fine
di scoprirne le abilità artigianali e professionali. Tenere riunioni regolarmente
con loro e con le loro famiglie, illuminarli sul ruolo sacro che rivestono come laici
in Iraq è ugualmente importante; altrimenti, non serve a niente criticare i gruppi
protestanti perché cercano di attirare i cattolici alla loro fede. E se tutto ciò
suona fantasioso, andarli a trovare potrebbe essere utile! Tuttavia, i cristiani
laici dell’Iraq sono consapevoli che la Chiesa sta facendo autentici sforzi per rendere
più profonda la loro fede e migliorare la loro situazione sociale ed economica, nei
limiti delle proprie possibilità. Sanno anche che questo fardello non poggia unicamente
sulle spalle della Chiesa; il governo iracheno e la comunità internazionale ne portano
buona parte, ma restano in silenzio. Pertanto, i cristiani iracheni vivono in condizioni
molto dure, in cui ogni istante di sicurezza diventa importante. Tuttavia, i laci
cristiani, soprattutto coloro che sono sempre stati consapevoli dell’importanza di
testimoniare la propria fede in tempo di pace o di guerra, continuano a voler essere
testimoni autentici rafforzando la propria comunione con la chiesa di cui sono parte
integrante. Il loro ruolo, che sta diventando più influente di quello del clero, si
manifesta nell’aiuto ai poveri e agli ammalati, nell’organizzazione di attività sociali
e spirituali per gli anziani e per i giovani, nell’organizzazione di gruppi di preghiera,
gruppi per i servizi sociali e sanitari per i bisognosi, come ne esistono nei programmi
della Caritas, o nell’aiuto ai parroci nel campo del catechismo o della liturgia.
Questi cristiani impegnati, uomini e donne, sanno di svolgere in Iraq un ruolo insostituibile.
Benché spesso si trovino davanti alla morte, quando ogni minuto di sicurezza diventa
importante, essi contribuiscono al tessuto della società irachena, sforzandosi di
lavorare a nome di tutti i cristiani che sono sfollati, segregati, o scossi nella
fede, e creando un sentimento di amore e di pacifica coesistenza tra gli iracheni,
a prescindere dalla religione o dal sesso.