Intervento del Sig. Joseph Boutros FARAH, Presidente di "Caritas Internationalis"
per il Medio Oriente e Nord Africa (M.O.N.A.) (LIBANO), uditore
A nome della Caritas vi ringrazio per avermi invitato a questo sinodo. Lo considero
una chiara espressione della fiducia e dell’apprezzamento del Successore di Pietro
per il lavoro sociale e pastorale della Caritas, affidatole dalla Chiesa. Speriamo
che la Caritas, attivamente presente in tutti i paesi mediorientali, possa promuovere,
sviluppare e rendere attiva la sua missione, ispirata dalla dottrina sociale della
Chiesa, attraverso l’interazione, il coordinamento e la solidarietà tra tutti i membri
nel mondo intero e con le istituzioni della Chiesa, affinché la nuova evangelizza¬zione
possa avvenire attraverso il lavoro, la guida e il buon esempio al fine di stabilire
la giustizia e la pace in tutti i paesi e per tutti i popoli della regione. La
Caritas svolge il suo compito con responsabilità e onestà, osservando umilmente che
le ragioni alla base dell’emigrazione dei cristiani e della diminuzione del loro numero
nei paesi mediorientali sono: 1. La situazione prevalente di conflitto e di guerra
nella regione negli ultimi decenni, specialmente in Palestina e in Terra Santa. È
una situazione che ha sempre dimensioni religiose e confessionali, facendo sì che
i cristiani della regione si sentano minacciati e si preoccupino per la loro sicurezza,
il loro futuro e la loro fede. 2. Quando i cristiani si isolano dagli altri e sono
tormentati dalla preoccupazione per la loro esistenza personale e comunitaria, smettono
di produrre e di sviluppare, il che peggiora la loro situazione economica e sociale,
portandoli ad emigrare. Appare possibile far fronte a queste due cause attraverso
un duro lavoro a livello locale e internazionale per raggiungere la pace tra Israeliani
e Palestinesi e Arabi, sostenendo gli sforzi internazionali e civili a favore del
dialogo tra culture e civiltà differenti e della riconciliazione. La Chiesa universale
può contribuire a questi sforzi, che traggono origine dai suoi dogmi. Parallelamente
al cammino in direzione della pace è necessario lavorare per uno sviluppo a livello
economico e sociale per i cristiani, sia per le singole persone, sia per le comunità,
attraverso una sintonia intellettuale e pratica con le organizzazioni sociali civili
interessate, uno sviluppo che porti la Chiesa universale e locale, attraverso un coordinamento
pratico, integrato e integrale tra le sue istituzioni educative, sanitarie, sociali
e di sviluppo, a riaccendere la speranza autentica dei cittadini e delle comunità,
la speranza in un presente sicuro e sano e in un futuro che possa rispondere alle
aspirazioni. La Caritas s’impegna a rimanere in prima linea nel servizio, come
strumento pastorale e sociale della Chiesa, agendo nell’amore secondo la sua guida
e i suoi insegnamenti, attraverso migliaia di operatori e di volontari nella regione
mediorientale, addirittura decine di migliaia in tutto il mondo, nella maniera appropriata
che nasce dalla cultura di solidarietà, comunione e “dialogo dei fatti”, per ottenere
la riconciliazione.
Al fine di stabilire la pace, promuovere lo sviluppo e
far prevalere la giustizia sociale per tutti i cittadini, specialmente i cristiani,
la regione mediorientale deve ritornare al tempo passato di fratellanza e concordia
e i cristiani devono rimanere nella loro patria, messaggeri della propria cultura,
dei propri valori, della loro civiltà e delle proprie credenze.