Intervento del Sig. Anton R. ASFAR, Membro del Consiglio dell'Esarcato Patriarcale
dei Siro-cattolici di Gerusalemme (ISRAELE), uditore
Essere un cristiano che vive in Terra Santa è un grande onore, una vocazione e una
testimonianza della presenza di Cristo per tutti i cristiani. Dio ci ha concesso questa
grande grazia di vivere in Terra Santa; essa implica una grande saggezza che per taluni
è evidenti, mentre altri non possono comprenderla né interpretarla. Noi, cristiani
di Terra Santa, viviamo in un clima che non si può trovare in nessun altro Paese del
mondo. È un clima fatto di pluralismo religioso: da una parte i cristiani, i musulmani
e gli ebrei, dall’altra gli arabi e gli israeliani. Chi dice che non possiamo vivere
o coabitare in un tale ambiente, abbandoni pure questa terra, perché non merita di
essere testimone di Cristo. Sì, noi possiamo vivere in questo spazio sacro della terra,
perché là dove c’è sofferenza, ci sono la vita e la testimonianza. Come uno dei Padri
ha detto un giorno, ci troviamo in un laboratorio di coesistenza: se ci riusciremo
noi, il mondo intero ci riuscirà.
La gioventù cristiana in Terra Santa è una
gioventù capace di costruire in modo efficace la società, ma ha bisogno del sostegno
continuo e permanente della Chiesa locale e universale. I giovani cristiani in Terra
Santa apprezzano molto ciò che la Chiesa fa per sostenere la loro esistenza e la loro
appartenenza a questa terra. La Chiesa cattolica in Terra Santa ha operato e opererà
sempre per alleviare la sofferenza dei cristiani in Terra Santa, assicurando loro
allo stesso tempo istituzioni nell’ambito dell’istruzione, della salute, come anche
della pastorale, degli alloggi e dei programmi di sviluppo. Ma, nonostante la sua
efficienza, tutti i suoi programmi e progetti volti a confermare i cristiani in Terra
Santa, la Chiesa non ha affatto le risorse sufficienti per poter cambiare la realtà
che le autorità israeliane impongono al fine di modificare l’aspetto della terra,
soprattutto a Gerusalemme. Ringrazio qui Sua Eminenza, il Cardinale Folley, per essersi
reso conto di questa situazione e per l’attenzione che dedica ad essa. Nel suo breve
discorso, vi ha fatto allusione: “Le infrastrutture controllate dagli israeliani rendono
questo difficile”. I terreni nella regione di Gerusalemme sono molto ridotti e molti
rischiano di essere espropriati o venduti, ma la Chiesa non ha affatto i mezzi per
acquistare quei terreni che le vengono offerti ogni giorno. Questo diminuisce le occasioni
di assicurare alle future generazioni la possibilità di abitare e di confermare la
loro presenza a Gerusalemme. Tutti apprezzano molto ciò che il Patriarcato latino
e la Custodia di Terra Santa fanno in tal senso al fine di conservare la sua identità
sacra e ciò che hanno fatto altre Chiese, ma le cifre parlano di una grande richiesta
di alloggi da parte dei cristiani a Gerusalemme. Questo scoraggia i nostri giovani
e aumenta i loro oneri, soprattutto economici, spingendoli così ad avere meno figli.
Infatti negli ultimi tempi si constata una diminuzione del numero di figli nelle famiglie
cristiane. Eccellenze, ecco alcuni auspici: 1. Creare una cassa per la Terra
Santa che si chiamerebbe Cassa per il sostegno alla presenza cristiana in Terra Santa,
da mettere a disposizione del Consiglio dei Vescovi cattolici in Terra Santa, e che
comporterebbe dei meccanismi particolare per raggiungere i seguenti obiettivi: a)
l’acquisto di un numero maggiore di terreni nella regione di Gerusalemme, in particolare,
e di Betlemme in generale, a motivo del carattere sacro dei due luoghi e della necessità
si salvaguardarvi la presenza cristiana; b) incoraggiare i giovani a sposarsi,
assicurando lor un primo aiuto per formare una famiglia cristiana; c) assicurare
il maggior numero possibile di alloggi. 2. Al fine di ridurre l’onere economico
che grava sui credenti nelle due regioni di Gerusalemme e Betlemme, fare in modo che
tutti gli abitanti di queste due regioni siano esonerati dalle tasse scolastiche ed
universitarie, cosa che rinforzerà la loro presenza nella regione. Ringrazio Sua
Santità il Papa di avermi convocato a questo Sinodo vivo e vitale per la nostra regione
e ringrazio tutti coloro che lo costituiscono.