Intervento del Card. William Joseph LEVADA, Prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede (CITTÀ DEL VATICANO)
Il mio intervento verterà sulla nozione della tradizione viva della Chiesa, così come
viene insegnata nella Costituzione sulla divina rivelazione del Concilio Vaticano
II Dei Verbum, e sulla comprensione del ruolo del Papa nella tradizione apostolica,
con riferimento al n. 78 dell’Instrumentum laboris. Al n. 8 della Dei Verbum il
Concilio insegna che “questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa
con l'assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle
cose quanto delle parole trasmesse”. Come ci ricorda il beato John Henry Newman, elevato
agli onori degli altari il mese scorso in Inghilterra, questa tradizione viva conosce
un autentico sviluppo della dottrina per poter rispondere alle nuove domande sollevate
nei due millenni della storia della Chiesa come la Comunione dei discepoli del Signore.
Attraverso il suo studio dei Padri dell’epoca patristica e dei primi Concili Ecumenici,
il cardinale Newman ha trovato proprio la tradizione viva, che lo ha portato ad abbracciare
la pienezza della fede in seno alla Chiesa cattolica. Non sono mancati esempi di
questo sviluppo nei nostri dibattiti durante questo Sinodo: si pensi alla Dichiarazione
Nostra Aetate, che offre una nuova base per le relazioni attuali con gli ebrei e i
musulmani. Si pensi anche ai riferimenti, durante il dibattito sinodale, alla libertà
di religione e alla libertà di coscienza, che prendono spunto dalla Dichiarazione
conciliare Dignitatis humanae. Papa Benedetto XVI ha dato un proprio contributo a
questo sviluppo costante attraverso i numerosi interventi nel nome della necessaria
interazione tra la fede e la ragione nel dibattito politico e pubblico, sostenendo
con convinzione che lo stato moderno secolare o “laico” ha bisogno della voce importante
della religione per assicurare la propria bussola etica. Nella piena applicazione
degli insegnamenti del Concilio Vaticano II ha insistito sulla necessità di una continuità
con la tradizione come condizione per una comprensione autentica e fedele dell’insegnamento
del Concilio, e quindi dello sviluppo della dottrina.
Queste osservazioni
possono risultare utili quando esaminiamo l’insegnamento della Chiesa sul Romano Pontefice,
Vescovo di Roma. Questa dottrina ha seguito una traiettoria di sviluppo unico da quando
Gesù ha proclamato: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mt
16, 18). Diversi Padri sinodali hanno fatto riferimento alla citazione tratta dalla
Lettera Enciclica del 1995 Ut unum sint, a proposito della quale l’Instrumentum laboris
afferma che il Papa Giovanni Paolo II ha ammesso “la responsabilità ‘di trovare una
forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale
della sua missione, si apra ad una situazione nuova’, tenendo presente la duplice
tradizione canonica latina e orientale’” (n. 78): Successivamente la Congregazione
per la Dottrina della Fede ha promosso un simposio teologico per riflettere più dettagliatamente
su quegli aspetti del papato che sono fondamentali per la fede della Chiesa. Oltre
agli atti di questo simposio, la Congregazione nel 1998 ha pubblicato un documento
sulla questione intitolato Il primato di Pietro nel Mistero della Chiesa. Più di
recente la nostra Congregazione ha pensato di convocare le Commissioni dottrinali
dei sinodi e le Conferenze episcopali delle Chiese Orientali e le Chiese orientali
sui iuris per discutere su questioni dottrinali di mutuo interesse. In questo contesto
prevedrei uno studio e uno scambio di opinione utili su come il ministero del Successore
di Pietro, con le sue caratteristiche dottrinali fondamentali, potrebbe essere esercitato
in modi diversi, secondo le diverse necessità dei tempi e dei luoghi. Questo rimane
un capitolo dell’ecclesiologia che deve essere ulteriormente esplorato e completato. Queste
riflessioni teologiche, tuttavia, non sostituiscono la testimonianza vitale che i
cattolici in Medio Oriente danno ai loro fratelli ortodossi e musulmani su come la
dottrina della Chiesa si sviluppa nella tradizione apostolica viva, guidata dal dono
di Cristo dello Spirito Santo al Magistero della Chiesa in ogni tempo. Questo Magistero
comprende necessariamente il ruolo del Papa come capo del collegio apostolico dei
vescovi, insieme al mandato di Cristo di confermare i fratelli nell’unità della fede
(cfr. Lc 22, 32) perché “tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21).