2010-10-17 12:44:55

Intervento del Card. William Joseph LEVADA, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CITTÀ DEL VATICANO)


Il mio intervento verterà sulla nozione della tradizione viva della Chiesa, così come viene insegnata nella Costituzione sulla divina rivelazione del Concilio Vaticano II Dei Verbum, e sulla comprensione del ruolo del Papa nella tradizione apostolica, con riferimento al n. 78 dell’Instrumentum laboris.
Al n. 8 della Dei Verbum il Concilio insegna che “questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse”. Come ci ricorda il beato John Henry Newman, elevato agli onori degli altari il mese scorso in Inghilterra, questa tradizione viva conosce un autentico sviluppo della dottrina per poter rispondere alle nuove domande sollevate nei due millenni della storia della Chiesa come la Comunione dei discepoli del Signore. Attraverso il suo studio dei Padri dell’epoca patristica e dei primi Concili Ecumenici, il cardinale Newman ha trovato proprio la tradizione viva, che lo ha portato ad abbracciare la pienezza della fede in seno alla Chiesa cattolica.
Non sono mancati esempi di questo sviluppo nei nostri dibattiti durante questo Sinodo: si pensi alla Dichiarazione Nostra Aetate, che offre una nuova base per le relazioni attuali con gli ebrei e i musulmani. Si pensi anche ai riferimenti, durante il dibattito sinodale, alla libertà di religione e alla libertà di coscienza, che prendono spunto dalla Dichiarazione conciliare Dignitatis humanae. Papa Benedetto XVI ha dato un proprio contributo a questo sviluppo costante attraverso i numerosi interventi nel nome della necessaria interazione tra la fede e la ragione nel dibattito politico e pubblico, sostenendo con convinzione che lo stato moderno secolare o “laico” ha bisogno della voce importante della religione per assicurare la propria bussola etica. Nella piena applicazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II ha insistito sulla necessità di una continuità con la tradizione come condizione per una comprensione autentica e fedele dell’insegnamento del Concilio, e quindi dello sviluppo della dottrina.

Queste osservazioni possono risultare utili quando esaminiamo l’insegnamento della Chiesa sul Romano Pontefice, Vescovo di Roma. Questa dottrina ha seguito una traiettoria di sviluppo unico da quando Gesù ha proclamato: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mt 16, 18). Diversi Padri sinodali hanno fatto riferimento alla citazione tratta dalla Lettera Enciclica del 1995 Ut unum sint, a proposito della quale l’Instrumentum laboris afferma che il Papa Giovanni Paolo II ha ammesso “la responsabilità ‘di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova’, tenendo presente la duplice tradizione canonica latina e orientale’” (n. 78):
Successivamente la Congregazione per la Dottrina della Fede ha promosso un simposio teologico per riflettere più dettagliatamente su quegli aspetti del papato che sono fondamentali per la fede della Chiesa. Oltre agli atti di questo simposio, la Congregazione nel 1998 ha pubblicato un documento sulla questione intitolato Il primato di Pietro nel Mistero della Chiesa.
Più di recente la nostra Congregazione ha pensato di convocare le Commissioni dottrinali dei sinodi e le Conferenze episcopali delle Chiese Orientali e le Chiese orientali sui iuris per discutere su questioni dottrinali di mutuo interesse. In questo contesto prevedrei uno studio e uno scambio di opinione utili su come il ministero del Successore di Pietro, con le sue caratteristiche dottrinali fondamentali, potrebbe essere esercitato in modi diversi, secondo le diverse necessità dei tempi e dei luoghi. Questo rimane un capitolo dell’ecclesiologia che deve essere ulteriormente esplorato e completato.
Queste riflessioni teologiche, tuttavia, non sostituiscono la testimonianza vitale che i cattolici in Medio Oriente danno ai loro fratelli ortodossi e musulmani su come la dottrina della Chiesa si sviluppa nella tradizione apostolica viva, guidata dal dono di Cristo dello Spirito Santo al Magistero della Chiesa in ogni tempo. Questo Magistero comprende necessariamente il ruolo del Papa come capo del collegio apostolico dei vescovi, insieme al mandato di Cristo di confermare i fratelli nell’unità della fede (cfr. Lc 22, 32) perché “tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21).

[00166-01.07] [IN106] [Testo originale: inglese]







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