La Comunità di Sant’Egidio ospita la firma di un accordo per la democrazia in Niger
Una delegazione di 27 nigerini, le più alte cariche della politica e della società
civile, è oggi a Roma, presso la Comunità di Sant’Egidio. L’occasione è data dalla
firma di un accordo quadro per la transizione democratica in atto nel Paese. È l'obiettivo
raggiunto al termine di una settimana di negoziati di alto livello, condotti proprio
sotto la mediazione della Comunità di Sant’Egidio, allo scopo di porre le basi per
il processo di riconciliazione e la normalizzazione politica. Il servizio di Silvia
Koch:
"L’appello
di Roma per la Riconciliazione e la Pace". Questo il documento che i 27 delegati nigerini
hanno appena firmato tra gli applausi dei mediatori e dei giornalisti. Impegno per
la risoluzione del conflitto nel nord del Paese, stabilizzazione dal basso e valorizzazione
delle componenti sociali in passato emarginate sono i valori che ispireranno, secondo
l’Accordo, le prossime tappe della transizione democratica. A Trastevere, nel cuore
di Roma, membri delle istituzioni della transizione, protagonisti della vecchia coalizione
di governo, militari e anche – elemento estremamente significativo – esponenti della
dissidenza Tuareg, hanno trovato una base di valori condivisi. Lavoreranno insieme
– questo è l’impegno assunto – per ridare al Niger quegli spazi di libertà persi durante
la deriva antidemocratica dell’ultimo anno. L’aiuto della “piccola Onu romana”, della
“democrazia parallela” – come è stata ribattezzata S. Egidio dopo i recenti successi
ottenuti in Guinea Conakry – è stato chiesto proprio da quegli organismi che amministrano
il Niger da quando, nel febbraio scorso, un colpo di Stato ha deposto l’ex presidente,
Mamadou Tandja. Da allora, la giunta militare salita al governo ha sempre dichiarato
di voler rimettere il potere nelle mani di rappresentanti democraticamente eletti.
È da vedere se inclusione, unità nazionale e pace resteranno solo buoni propositi
o se diventeranno il Niger di domani.