Intervento di Mons. Thomas MERAM, Arcivescovo di Urmia dei Caldei, Vescovo di Salmas,
Shahpour dei Caldei (IRAN)
Innanzi tutto, vorrei porgere i miei ringraziamenti e la mia gratitudine a tutti coloro
che hanno preparato questo difficile testo e ci hanno dato l’Instrumentum laboris.
Questo Sinodo ci da forza e speranza, e ci aiuta ad andare avanti, malgrado le difficoltà,
senza disperarci né fare compromessi nell’affrontare le difficoltà quotidiane; in
questo modo saremo portatori di una viva testimonianza cristiana. Come è detto nell’Instrumentum
laboris, la testimonianza è un martirio e in molti paesi del Medio Oriente i cristiani
vivono tale martirio e devono sopportare ogni sorta di calamità senza venir meno alla
propria fede. E i cristiani sono stati perseguitati sin dalle origini, come ben dimostra
la Storia. Malgrado i disastri e le persecuzioni, i cristiani hanno conservato il
deposito della fede in completa fedeltà e sincerità. La Chiesa caldea è stata particolarmente
perseguitata ed ha sacrificato migliaia e migliaia dei suoi figli sull’altare della
fedeltà e dell’amore per Cristo: per questo fu chiamata la Chiesa dei Martiri e ha
continuato a emigrare di città in città, di paese in paese, fino ad oggi, senza mai
abbandonare nulla della propria fede, irrigata del sangue di questi martiri e santi
da cui essa è custodita, rafforzata e confermata. Oggi posso ripetere con il profeta
David: Per te ogni giorno veniamo massacrati; i cristiani portano la propria croce
quotidianamente e procedono sulla via verso il Golgota, rendendo così una testimonianza
viva e silenziosa, una testimonianza che è un alto grido, udibile da tutti gli uomini
di buona volontà; ogni giorno i cristiani si sentono dire, dagli altoparlanti, dalla
televisione, dai giornali e dalle riviste, che sono infedeli e per questo vengono
trattati come cittadini di serie B, ma essi restano saldi senza cambiare la propria
fede, e divengono più coraggiosi e perfino più orgogliosi di essa. Il tema dell’immigrazione:
da cento anni costituisce un problema, e non solo in Medio Oriente, ma anche in tutti
i paesi dell’Asia, dell’Africa e del Sud America; ognuno ha le sue ragioni particolari,
poiché ogni essere umano ha il diritto di vivere dove vuole. Le ragioni dell’emigrazione
possono essere politiche, economiche o essere dettate dal desiderio di benessere e
di un futuro migliore, più prospero e sereno. Molte persone si chiedono quale beneficio
scaturirà da questo Sinodo e che cosa si farà per i cristiani del Medio Oriente. E’
vero che non possiamo fare miracoli in fretta, ma almeno questo Sinodo suscita speranza.I
cristiani del Medio Oriente non si sentiranno soli e sapranno così che tutte le Chiese
cattoliche del mondo li hanno a cuore, poiché essi sono membri attivi e santi del
corpo di tutta la Chiesa. La chiesa in Iran: Vediamo che la Chiesa si sente maggiormente
responsabile quando si trova ad affrontare serie difficoltà e malgrado le prove e
le tribolazioni, o l’occasionale mancanza di rispetto, vediamo che essa cresce e prospera.
Sì, vi è stata una forte diminuzione del numero dei cristiani, particolarmente cattolici,
ma d’altro canto vediamo anche che le vocazioni religiose e sacerdotali sono in aumento
fra gli abitanti di questo paese. Permettetemi ora di darvi qualche numero: Banana,
l’ultimo nunzio pontificio in Iran, scrisse un libro nel 1979 intitolato “La Chiesa
in Iran” in cui descrisse tutto ciò che fa la Chiesa cattolica attraverso i servizi
cristiani, umani e culturali, e parlò dell’esistenza di una sola casa di accoglienza
per gli anziani e i disabili. Adesso abbiamo quattro case, che forniscono servizi
gratuiti a queste persone che provengono da tutte le denominazioni cristiane, senza
discriminazioni in base all’appartenenza ecclesiale o l’identità nazionale. Nel
1979, c’erano soltanto 51 sacerdoti, di cui solo uno era iraniano e due iraniani naturalizzati.
Vi erano 73 suore, di cui solo due erano iraniane. La maggior parte di suore e sacerdoti
lavorava nel campo dell’insegnamento. Adesso, dopo la rivoluzione islamica, la
Chiesa sta affrontando la crisi peggiore per quanto concerne la presenza di suore
e sacerdoti. Possiamo vedere che lo Spirito Santo non ha lasciato sola la Chiesa ad
affrontare questo momento di crisi, ma ha infuso nel cuore dei suoi figli e delle
sue figlie un senso profondo di responsabilità nei confronti della loro fede e della
loro Chiesa. E malgrado le continue emigrazioni e il numero ristretto di cattolici,
vediamo che le vocazioni aumentano e che la Chiesa, in Iran, come un albero ha adesso
nuove foglie e porta frutti. Abbiamo 14 sacerdoti, 6 dei quali sono iraniani ed
altri due servono la Chiesa fuori dal proprio paese; abbiamo 4 vescovi che non sono
iraniani, 21 suore di cui 15 sono iraniane: due sono impegnate all’estero, tre stanno
finendo l’università e dieci servono la propria Chiesa e il proprio paese secondo
la propria vocazione. Chiediamo a Dio di far crescere queste vocazioni. Vi ringrazio
per l’attenzione.