Intervento di Mons. Ruggero FRANCESCHINI, Amministratore Apostolico del Vicariato
Apostolico dell'Anatolia, Presidente della Conferenza Episcopale di Turchia (TURCHIA)
La piccola Chiesa di Turchia, a volte ignorata, ha avuto il sue triste momento di
fama con il brutale assassinio del Presidente della Conferenza Episcopale Turca, Mons.
Luigi Padovese. In breve, voglio chiudere questa spiacevole parentesi cancellando
insopportabili calunnie fatte circolare dagli stessi organizzatori del delitto. Perché
di questo si tratta: omicidio premeditato, dagli stessi poteri occulti che il povero
Luigi aveva, pochi mesi prima, indicato come responsabili dell'assassinio di Don Andrea
Santoro, del giornalista armeno Dink e dei quattro protestanti di Malatya; cioè un'
oscura trama di complicità tra ultranazionalisti e fanatici religiosi, esperti in
strategia della tensione. La situazione pastorale e amministrativa del Vicariato dell'
Anatolia è grave. I motivi sono: 1) Le divisioni all'interno della comunità cristiana,
già fragile di per sé; 2) La gestione dell' economia di tutto il Vicariato; 3)
La gravissima scarsità di personale missionario. Cosa chiediamo alla Chiesa? Semplicemente
quello che ora ci manca: un Pastore, qualcuno che lo aiuti, i mezzi per farlo, e tutto
questo con ragionevole urgenza. Il peso della gestione straordinaria di questa
situazione è stato finora sostenuto esclusivamente dall'Archidiocesi di di Smirne. Siamo
una Chiesa antichissima, tanto povera quanto ricca di una tradizione che solo Gerusalemme
e Roma possono vantare. Non cominceremo certo adesso a lamentarci o piangere miseria,
non è nostro uso, e lungi da noi anche solo il pensiero di rivendicare un'attenzione
particolare per via dell'uccisione del Presidente della nostra Conferenza Episcopale;
ma certo un'attenzione particolare merita la nostra gente e chi ha versato il sangue. Perdonate
lo sfogo: vi preghiamo di condividere con noi questa situazione che può essere superata,
a breve, almeno in due aspetti: la nomina di un nuovo pastore e un sostegno economico.
L'invio di personale missionario dipende evidentemente da altri fattori che possono
esigere tempi più lunghi ma questo non deve indurci a credere che non sia un aspetto
meno urgente. La Chiesa di Anatolia è a rischio di sopravvivenza, e questa è una
situazione di cui vi faccio partecipi con un tono di gravità e urgenza. Voglio tuttavia
rassicurare le Chiese vicine, in particolare quelle che soffrono persecuzione e vedono
i propri fedeli trasformarsi in profughi, che come CET saremo ancora disponibili all'accoglienza
e all'aiuto fraterno, anche oltre le nostre possibilità; così come siamo aperti ad
ogni collaborazione pastorale con le Chiese sorelle e con i musulmani di una laicità
positiva, per il bene dei cristiani che vivono in Turchia, e per il bene dei poveri
e dei profughi numerosi in Turchia. La culla della Chiesa delle origini, possa
essere la casa della Chiesa unita. [00136-01.04] [IN096] [Testo originale: italiano]