2010-10-15 19:10:27

Intervento di Mons. Paul Nabil EL-SAYAH, Arcivescovo di Haifa e Terra Santa dei Maroniti, Esarca Patriarcale di Antiochia dei Maroniti (ISRAELE)


La questione ecumenica in Medio Oriente, in generale, e in Terra Santa, in particolare, è diventata una sfida di estrema importanza per tutta la Chiesa, dalla base al vertice del sua struttura. Abbiamo 13 Chiese principali a Gerusalemme, con confini fisici e psicologici assai ben delineati, le cui tradizioni e memorie sono più temprate che in qualsiasi altra parte del mondo. Lo scandalo delle nostre divisioni viene spesso trasmesso in diretta mondiale, soprattutto quando i conflitti scoppiano presso il Santo Sepolcro il Venerdì Santo, o nella chiesa della Natività, la mattina di Natale, sotto gli occhi dei mezzi di comunicazione internazionali.
Nel rispetto degli obiettivi di questo Sinodo, affronterò l’argomento articolandolo in tre punti:
1) La nostra identità di cristiani sarà sempre deficitaria se non ci sforziamo seriamente di rispettare l’agenda ecumenica.
2)La comunione fra tutte le nostre Chiese è il pre-requisito per ritrovarci con le nostre Chiese sorelle e altre comunità cristiane, nonché per coltivare un autentico spirito ecumenico.
3) La testimonianza non può essere data in modo autentico se le nostre chiese non sono insieme e non lavorano insieme. Affrontare le sfide ecumeniche non è un’opzione, per noi, bensì una necessità assoluta.
Per concludere, avrei tre suggerimenti:
1) Vorrei esortare le nostre Chiese a fare i passi necessari per salvare il Consiglio delle Chiese Mediorientali che sembra essere sul punto di collassare. Esso è l’unico ombrello sotto cui possono ripararsi tutte insieme le nostre Chiese. Sarebbe una gran perdita per la causa ecumenica.
2) E’ necessario dare all’agenda ecumenica maggior importanza a livello locale, secondo le situazioni di ogni diocesi, parrocchia o comunità.
3) Le istituzioni e le organizzazioni sono importanti, ma se non coltiviamo lo spirito ecumenico fra le nostre genti, come si è detto prima, le istituzioni e le organizzazioni resteranno lettera morta. La formazione ecumenica è un dovere ad ogni livello e in particolare nei seminari e nelle case di formazione.
Infine, sono assolutamente convinto che il tentativo di affrontare la sfida dell’ecumenismo sarà uno dei criteri con cui si misurerà il buon esito o l’insuccesso di questo Sinodo. Essere insieme e lavorare insieme come Chiese è una condizione vitale per un’effettiva presenza cristiana in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente.

[00103-01.07] [IN079] [Testo originale: inglese]







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