Intervento di Mons. Paul Nabil EL-SAYAH, Arcivescovo di Haifa e Terra Santa dei Maroniti,
Esarca Patriarcale di Antiochia dei Maroniti (ISRAELE)
La questione ecumenica in Medio Oriente, in generale, e in Terra Santa, in particolare,
è diventata una sfida di estrema importanza per tutta la Chiesa, dalla base al vertice
del sua struttura. Abbiamo 13 Chiese principali a Gerusalemme, con confini fisici
e psicologici assai ben delineati, le cui tradizioni e memorie sono più temprate che
in qualsiasi altra parte del mondo. Lo scandalo delle nostre divisioni viene spesso
trasmesso in diretta mondiale, soprattutto quando i conflitti scoppiano presso il
Santo Sepolcro il Venerdì Santo, o nella chiesa della Natività, la mattina di Natale,
sotto gli occhi dei mezzi di comunicazione internazionali. Nel rispetto degli obiettivi
di questo Sinodo, affronterò l’argomento articolandolo in tre punti: 1) La nostra
identità di cristiani sarà sempre deficitaria se non ci sforziamo seriamente di rispettare
l’agenda ecumenica. 2)La comunione fra tutte le nostre Chiese è il pre-requisito
per ritrovarci con le nostre Chiese sorelle e altre comunità cristiane, nonché per
coltivare un autentico spirito ecumenico. 3) La testimonianza non può essere data
in modo autentico se le nostre chiese non sono insieme e non lavorano insieme. Affrontare
le sfide ecumeniche non è un’opzione, per noi, bensì una necessità assoluta. Per
concludere, avrei tre suggerimenti: 1) Vorrei esortare le nostre Chiese a fare
i passi necessari per salvare il Consiglio delle Chiese Mediorientali che sembra essere
sul punto di collassare. Esso è l’unico ombrello sotto cui possono ripararsi tutte
insieme le nostre Chiese. Sarebbe una gran perdita per la causa ecumenica. 2) E’
necessario dare all’agenda ecumenica maggior importanza a livello locale, secondo
le situazioni di ogni diocesi, parrocchia o comunità. 3) Le istituzioni e le organizzazioni
sono importanti, ma se non coltiviamo lo spirito ecumenico fra le nostre genti, come
si è detto prima, le istituzioni e le organizzazioni resteranno lettera morta. La
formazione ecumenica è un dovere ad ogni livello e in particolare nei seminari e nelle
case di formazione. Infine, sono assolutamente convinto che il tentativo di affrontare
la sfida dell’ecumenismo sarà uno dei criteri con cui si misurerà il buon esito o
l’insuccesso di questo Sinodo. Essere insieme e lavorare insieme come Chiese è una
condizione vitale per un’effettiva presenza cristiana in Terra Santa e in tutto il
Medio Oriente.