Intervento di Mons. Paul-Emile SAADÉ, Vescovo di Batrun dei Maroniti (LIBANO)
Introduzione Uno dei problemi più grandi che devono affrontare i cristiani in Libano
e nei paesi mediorientali è rappresentato dalla dislocazione. Può essere riassunto
nella sua dimensione spirituale, teologica, culturale, politica e sociale. In breve,
è l’espressione più realistica della situazione di vita e dell’esistenza stessa dei
cristiani. Anzitutto le cause della dislocazione: 1. Motivi di sicurezza: riguarda
le lotte e i conflitti tra le denominazioni e settoriali, legati alle differenze dogmatiche
e ideologiche. A ciò si aggiungono i risultati costanti del conflitto tra arabi e
israeliani e le guerre regionali che esso produce. 2. Motivi sociopolitici: sono
basati sulla qualità e l’onestà di quanti detengono il potere. Laddove il giudice
è debole, dal punto di vista politico e militare, perseguita le minoranze per nascondere
la propria debolezza. 3. Motivi di pubblicità: sono dati specialmente da ciò che
fanno gli evangelizzatori occidentali (come le sette protestanti, i testimoni di Geova,
ecc.) riguardo alla pubblicità e le attività nei paesi della regione, specialmente
in seno alle comunità minoritarie, al fine di raggiungere obiettivi religiosi e al
contempo politici. 4. Motivi religiosi: attraverso la crescita dei movimenti fanatici
ed estremisti dei sunniti e degli sciiti nella maggior parte dei paesi della regione
e l’attività e l’influenza che esercitano e il loro desiderio di giungere essi stessi
al potere. Tutti questi motivi costituiscono una minaccia diretta contro i cristiani
che sono stati dislocati nel proprio paese o in altri paesi lontani. In secondo
luogo i risultati negativi: 1. L’emigrazione e la dislocazione sono due tra i fattori
principali dell’impoverimento demografico delle minoranze cattoliche. Secondo il dott.
Said Adin Ibrahim, verso la fine degli anni ’80 i cristiani cattolici in Medio Oriente
erano circa 2,3 milioni, mentre nel 2000 erano solo 1.614.000. 2. Questa diminuzione
esprime lo squilibrio a livello non soltanto demografico, ma anche qualitativo, illustrato
dai due principali gruppi legati alla crescita del paese, ossia i cervelli e il personale
specializzato, che tocca direttamente l’esistenza, la presenza e il ruolo dei cristiani
in questi paesi. In terzo luogo, la soluzione: 1. Ai cristiani viene chiesto
di essere più attenti o consapevoli dell’importanza della loro presenza e della necessità
di impegnarsi nella vita pubblica (Instrumentum laboris, 46). 2. Migliorare i legami
tra i cristiani in Medio Oriente e i cristiani della diaspora. La Chiesa ha un ruolo
fondamentale nel rafforzare questi legami per offrire un eguale servizio a entrambi. 3.
Ravvivare la fede cristiana e la testimonianza di Gesù attraverso le azioni e la vita
quotidiana. 4. Sensibilizzare i cristiani riguardo al loro diritto a una vita libera
e dignitosa nella terra dei loro antenati e a rimanere lì. La loro patria è la terra
dei loro antenati, la patria non è un albergo. 5. Collaborazione tra i fedeli,
la Chiesa e lo stato, per rispettare il decreto sui diritti umani che garantisce un
livello minimo di libertà religiosa e culturale e la partecipazione alla vita politica
nei loro paesi. 6. Collaborazione con le comunità islamiche moderate, incoraggiandole
a contrastare fermamente i movimenti religiosi estremisti fanatici.