Intervento di Mons. Claudio Maria CELLI, Presidente del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali (CITTÀ DEL VATICANO)
Come opportunamente sottolineato dall'Instrumentum Laboris (n. 67) e dalla Relatio
(p. 12), i mezzi di comunicazione, quelli tradizionali e quelli nuovi, offrono una
grande occasione per l' evangelizzazione e per la diffusione dei valori del Vangelo.
Soprattutto tra i giovani, che forse non frequentano la Chiesa assiduamente, e invece
usano sempre più questi mezzi e comunicano tra loro attraverso le reti. Desidero
sottolineare, però, che stiamo parlando non solo di strumenti, ma di una vera e propria
cultura creata da una complessità comunicativa mai vista finora nella storia. -
Prendo spunto da un esempio. Le Chiese che vivono in oriente hanno una secolare tradizione
iconica, un' ammirevole capacità di creare un linguaggio attraverso le immagini. Esse
non sono solo il frutto di una spiritualità, ma la rinforzano, e generano anche una
cultura, una scuola di vita e di pensiero che fa parte dell'identità comunitaria di
tante Chiese locali e della società. - La cultura odierna risulta e nutre nuovi
linguaggi e percorsi di pensiero. Pervade le mentalità, il modo di capire, il modo
di imparare, gli argomenti su cui dialogare. Non possiamo, dunque, rispondere alle
sfide di oggi e di domani con le soluzioni di ieri. Non possiamo continuare a parlare
nelle nostre categorie ad una popolazione sempre più lontana da esse. Per amore dei
nostri popoli, dobbiamo fare una conversione pastorale, imparare di nuovo come ascoltare
e comunicare, il che non vuol dire andare dietro all'ultima tecnologia, ma capire
le categorie dell'altro e usarle. - Questa cultura "digitale" è segnata dall'immediato,
dalla veloce sequenza delle immagini, dalla musica, dal testo breve e conciso. Anche
la forma orale è cambiata, e la sola parola non basta. Il libro, la stampa non scompariranno,
e nemmeno il piccolo bollettino parrocchiale, ma non basta. - La cultura digitale
è presente anche nelle diverse nazioni del Medio Oriente e nelle Chiese locali attraverso
le TV, le radio, il cinema, i siti web e le reti sociali. Tutto questo spazio mediatico
incide sulla vita quotidiana; configura i valori, le scelte, le opinioni o le domande,
l'agenda del pensiero delle persone, anche dei cristiani ... a volte con una forza
molto più incisiva di quella dei catechisti, del sacerdote nelle omelie, del Vescovo
stesso. Non a caso il Santo Padre ci ha invitato ad essere presenti, ed esercitare
una diakonia di questa cultura offrendole il messaggio di Cristo nei linguaggi
di oggi, digitali e cartacei, presenziali e virtuali, annunciando la Misericordia
di Dio, l'ascolto dell'altro, l'amore ai nemici, l'accoglienza ed il rispetto di ogni
essere umano, in particolare dei deboli. Diakonia, servizio alle persone nella loro
cultura. - Questo è possibile anche nel dialogo con i non credenti, con tanti alla
ricerca di Dio, aprendo - come ci ha invitato il Papa Benedetto - dei "cortili dei
gentili", cioè degli spazi di dialogo e di ascolto per coloro che hanno delle domande
e sono alla ricerca. I media sorprendono il mondo con la quantità di libri, film,
siti web eccetera, riguardanti la questione religiosa, la ricerca del trascendente
e di una spiritualità, la ricerca della giustizia e della pace. La Chiesa deve ascoltare,
camminare con questa umiltà e offrire il tesoro prezioso del Vangelo. Ma deve cercare
di farlo nelle categorie usate oggi. - Perciò, come indica la Relatio, è necessaria
la formazione degli agenti di pastorale. Certo, dei laici e in particolare dei giornalisti,
ma non solo. È urgente la formazione dei seminaristi, non tanto alla tecnologia, che
sanno gestire molto meglio di noi, ma alla comunicazione, alla comunione in questa
cultura in veloce sviluppo. Senza dei sacerdoti - e poi dei vescovi - che capiscano
la cultura odierna, ci sarà ancora un divario comunicativo che non favorisce la trasmissione
della fede ai giovani nella Chiesa. Non basta costruire dei siti web; ci vuole una
presenza che riesca a creare vincoli di comunicazione autentica, che apra dei "luoghi"
di aggregazione per la testimonianza della fede e del rispetto dell'altro. Ovviamente,
ciò non significa trascurare l'incontro personale e la vita comunitaria presenziale;
non si tratta di azioni alternative. Sono ormai, tutte e due, indispensabili per l'estensione
del Regno di Dio.