Intervento di Fr. César ESSAYAN, Consigliere della Delegazione Generale d'Oriente
e Terra Santa dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali (LIBANO)
La Parola di Dio, così cara al nostro Padre san Francesco, è il luogo dell’incontro
diretto con Cristo. È lì, nella meditazione e nella contemplazione che raggiungo colui
che è “il mio Signore e il mio Dio”, colui che si rivela a me e che improvvisamente
mi rivela a me stesso e mi invita a divenire “l’uomo nuovo” del quale ci parla san
Paolo nelle sue lettere. Si tratta di entrare in comunione con Dio Creatore e Salvatore. Purtroppo,
i nostri cristiani conoscono male Cristo e il suo Vangelo. Utilizzano spesso parole
improprie per parlare di Dio e concezioni impregnate di altre credenze. Gli esempi
sono molteplici e riportano tutti a una sola idea: abbiamo false immagini di Dio.
È quindi essenziale ritornare alla Parola di Dio, poiché tutta la nostra vita dipende,
che lo vogliamo o meno, dalla nostra concezione di Dio. E se Dio è relazione e
comunione in Lui stesso, le nostre divisioni diventano fonte di dubbi, di sofferenze
e i fedeli non possono che allontanarsi da una Chiesa che rifiuta al suo interno,
il perdono, la riconciliazione e la comunione. Non è forse tempo di camminare insieme
per il bene del popolo di Dio che ci è stato affidato? Cosa ci costa coordinare i
nostri sforzi? Perché non creare anche delle iniziative comuni con i nostri fratelli
ortodossi? Come per esempio, delle giornate ecumeniche “medio-orientali” per i giovani
sul modello delle GMG? Sarà solo quando anch’essi si sentiranno Chiesa, circondati
e incoraggiati dai loro Pastori che potranno essere i testimoni che Dio si aspetta. Non
si tratta quindi tanto di parlare dei nostri cristiani ma di noi stessi: fino a che
punto siamo pronti a correre il rischio del Vangelo che ci invita ad amare i nostri
nemici (che spesso sono nostri fratelli)? Il rischio della Riconciliazione e della
Comunione anticipata con i nostri fratelli ortodossi e quelli delle Chiese riformate? “Non
abbiate paura”, ci ripete Cristo e anche questo Sinodo, perché “io sono con voi fino
alla fine del mondo”.