2010-10-15 12:06:26

Dialogo interreligioso: le riflessioni di mons. Celata e del consigliere di Obama, DuBois


Si è svolta nei giorni scorsi alla Pontificia Università Gregoriana la conferenza sul dialogo interreligioso intitolata “Costruire ponti di speranza”. All’evento, promosso dall’ambasciata americana presso la Santa Sede, è intervenuto anche il reverendo Joshua DuBois, consigliere per gli Affari religiosi del presidente Barack Obama. Al reverendo Dubois, Alessandro Gisotti ha chiesto se è davvero possibile costruire ponti di speranza tra persone di fedi diverse:RealAudioMP3

R. – It is absolutely possible and president Obama believes …
E’ assolutamente possibile, e lo stesso presidente Obama è convinto che le nostre diverse religioni e fedi contengano un grandissimo potenziale di incontro su principi comuni. Possono esserci punti in disaccordo nella teologia, nella filosofia ma quando poi si tratta di dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, consolare gli afflitti, quando si tratta di promuovere uno sviluppo positivo per chi ha sofferto per troppo tempo, ecco, queste sono cose su cui gente di diverse fedi può trovarsi d’accordo e per le quali può lavorare insieme.

D. – Quale, secondo lei, è il modo migliore per trovare questo fondamento comune? L’esperienza pratica?

R. – I believe, and I believe president Obama believes, that the best way to find …
I credo, e credo che lo pensi anche il presidente Obama, che il miglior modo di trovare questo terreno comune sia attraverso la “teologia del martello”, cioè lavorando insieme, costruendo insieme. Per esempio, quando le associazioni di aiuto cattoliche, islamiche ed ebraiche si sono incontrate ad Haiti per portare aiuto dopo il terribile terremoto, non si è parlato di teologia: l’unico impegno è stato quello di assicurare che gli haitiani avessero qualcuno a cui appoggiarsi in quei momenti di estrema difficoltà.

D. – Potremmo dire che la cosa più importante, oggi, potrebbe essere un appello all’unità – “e pluribus unum” …

R. – Absolutely! A call to unity and a call to unity in action, focusing not …
Assolutamente sì! Un richiamo all’unità e un richiamo di unità nell’azione, incentrandosi non sulle cose che ci separano, anche se sono importanti. Io credo – e il presidente crede – che non siamo chiamati al sincretismo, a riunire ciecamente tutte le fedi in una: no! Dobbiamo avere ciascuno la propria fede, dobbiamo rafforzarci nella nostra fede, pur cercando ambiti comuni tra di noi.

D. – Come lei sa, in Vaticano è in corso il Sinodo per il Medio Oriente. E’ possibile per fedi diverse, costruire ponti di pace?

R. – Absolutely! And I believe, and president Obama believes, that this is a …
Certamente! Ed io credo, come il presidente Obama, che questo sia un momento pieno di speranza in Medio Oriente e che i capi religiosi possono svolgere un ruolo decisivo. Ammiro profondamente l’enorme lavoro svolto da Papa Benedetto XVI nell’incoraggiare i capi religiosi ad impegnarsi per la pace in Medio Oriente …

L’importanza della fede al servizio del bene comune, della pace e della promozione sociale viene anche sottolineata dall’arcivescovo Pier Luigi Celata, anch’egli intervenuto alla Conferenza alla Gregoriana. Ecco la riflessione del segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, raccolta da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. – Costruire ponti di speranza significa ritrovare le ragioni profonde a livello di fede e soprattutto le motivazioni che alla luce della fede ci spingono ad uscire dal nostro guscio e, facendo forza sulla nostra identità specifica, ognuno facendo leva sulla propria identità, trovare motivazioni e forza per aprirsi all’altro, per conoscerlo meglio, far cadere pregiudizi, che vengono purtroppo molte volte dalla storia, cogliere le necessità dell’altro, ascoltandolo e, forse, scoprire che abbiamo degli interessi, delle urgenze alle quali dobbiamo rispondere insieme. Ecco allora lo spazio per un impegno di carità fattivo, che partendo dalla fede, genera speranza e si impegna in azioni concrete.

D. – Questa conferenza qui alla Gregoriana avviene in un momento davvero particolare, il Sinodo per il Medio Oriente in Vaticano. Come costruire ponti di pace attraverso dei costruttori, esponenti di fedi diverse?

R. – La pace è nel cuore di ogni credente, nella misura in cui crede, perché la pace è dono di Dio, ma è un’istanza che Dio stesso ci immette nel cuore, nella mente, per la quale dobbiamo operare tutti insieme, noi cristiani anzitutto in una comunione rinnovata. Sono tanti i cristiani presenti in quell’area, di diverse denominazioni, ma anche con gli altri credenti dobbiamo riscoprire insieme, trovare motivazioni forti a livello religioso, per operare in favore della pace, perché senza pace ogni altro bene è compromesso.







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