Appello del Papa ai Paesi ricchi per vincere la fame nel mondo
Tutelare l’acqua e i beni della terra, stanziare fondi per riavviare l’agricoltura,
mettere da parte gli interessi privati per una solidarietà dal volto umano, riformare
le istituzioni internazionali sulla base del principio di sussidiarietà. Sono le “piste”
lungo le quali Benedetto XVI sviluppa il suo Messaggio per la Giornata mondiale dell’alimentazione,
che si celebra domani e i cui temi sono stati al centro, stamani, di un vertice nella
sede romana della Fao. Il Papa ha fatto appello alla generosità dei Paesi ricchi per
sconfiggere la fame, che oggi colpisce un miliardo di persone. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Che nonostante
parole e promesse – non senza impegni, certo – alla fine del 2010 si contino ancora
925 milioni di affamati nel mondo è “un’indegnità”. Il segretario generale della Fao,
Jacques Diouf, ha usato da poco questa espressione quando l’arcivescovo Renato Volante,
osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, legge davanti alla platea dei
delegati le considerazioni del Papa sulla questione. Benedetto XVI non è meno critico:
il bilancio di ciò che è stato fatto – afferma – è viziato da una solidarietà ancora
carente. “Troppo spesso – si legge nel Messaggio – l'attenzione viene
deviata dai bisogni delle popolazioni, insufficiente è l’accento posto sul lavoro
nei campi, i prodotti della terra non godono di tutela adeguata. Di conseguenza –
sostiene – si produce squilibrio economico e i diritti inalienabili e la dignità di
ogni persona umana vengono ignorati”.
Da questa premessa, il Papa fa
discendere una serie di proposte, già al centro del magistero sociale suo e dei suoi
predecessori. Dapprima, la dimensione ideale: se la comunità internazionale “vuole
davvero essere ‘unita’ contro la fame”, come recita lo slogan della Giornata, la povertà
deve essere superata – indica Benedetto XVI – attraverso un autentico sviluppo umano,
basato sull'idea di persona come unità di corpo, anima e spirito. Oggi, però – rileva
– su pressione della globalizzazione si è radicata “una tendenza a limitare la visione
a uno sviluppo che soddisfi i bisogni materiali della persona, in particolare attraverso
l'accesso alle tecnologie, eppure un autentico sviluppo non è semplicemente in funzione
di ciò che una persona ‘ha’, ma deve anche abbracciare i valori più alti della fraternità,
della solidarietà e del bene comune”. Il Papa invoca una lotta alla fame che sia combattuta
attraverso iniziative concrete “informate dalla carità, e ispirate dalla verità”:
iniziative, prosegue, “che siano in grado di superare gli ostacoli naturali legati
ai cicli delle stagioni o alle condizioni ambientali, così come a tanti ostacoli artificiali”.
In questo modo, osserva, si creano presupposti per una sana circolazione dei beni
della terra e, in definitiva, della pace.
Benedetto XVI suggerisce anche
delle strategie pratiche. Una “sicurezza alimentare a breve termine” può essere raggiunta,
scrive, stanziando adeguati finanziamenti “che rendano possibile all’agricoltura di
riattivare i propri cicli di produzione, nonostante il deterioramento delle condizioni
climatiche e ambientali. Condizioni – soggiunge – che hanno un impatto fortemente
negativo sulle popolazioni rurali, sui sistemi di coltivazione e le modalità di lavoro,
specialmente nei Paesi già afflitti da carenze alimentari”. Garantire il cibo però
non è sufficiente. E’ fondamentale, ribadisce Benedetto XVI, “che tutti abbiano accesso
ad esso ogni giorno”. Così come all’acqua, il cui accesso è un diritto che va tutelato
per la sua essenzialità in qualsiasi tipo di organismo vivente. A questo punto, il
Pontefice chiama in causa i Paesi industrializzati. “Devono essere consapevoli del
fatto – dichiara – che le crescenti esigenze del mondo richiedono da loro consistenti
livelli di aiuto. Essi non possono semplicemente rimanere chiusi verso gli altri:
un atteggiamento del genere non servirebbe a risolvere la crisi”. La Fao, da parte
sua, ha il compito di coinvolgere gli Stati membri “nel rispondere alla crescente
domanda di cibo”. E riferendosi alla campagna "1 miliardo di affamati", messa in campo
dall’agenzia dell’Onu per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'urgenza della lotta
contro la fame, Benedetto XVI ha concluso evidenziando come essa abbia messo in luce
il bisogno di una “risposta adeguata, sia da singoli Paesi sia dalla comunità internazionale,
anche quando la risposta sia limitata agli aiuti di assistenza o di emergenza”. Questo
è il motivo per cui, termina il Papa, “una riforma delle istituzioni internazionali
in base al principio di sussidiarietà è essenziale, dal momento che in realtà,
come scritto nella Caritas in veritate, “le istituzioni da sole non bastano,
perché lo sviluppo umano integrale è anzitutto vocazione e, quindi, comporta una libera
e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti”.