Malta: teologi e religiosi contro la proposta di legge sul divorzio
Fare chiarezza “sull’insegnamento della Chiesa” e “fare luce sulla responsabilità
morale di ogni cittadino maltese riguardo alla propria coscienza e al bene comune
della società, in caso egli debba prendere posizione su una possibile proposta di
legge volta a legalizzare il divorzio nel nostro Paese”. È quanto propone la “Dichiarazione
su coscienza e divorzio” - pubblicata nei giorni scorsi a Malta e ripresa dall'agenzia
Sir - a firma dei teologi Emmanuel Agius e padre Charlo’ Camilleri; padre Joe Borg;
mons Anton Gouder, provicario generale; padre Alfred Micallef; padre Joe Mizzi, direttore
di tal-Moviment ta’ Kana e il reverendo Peter Serracino Inglott. Anzitutto, osservano,
ogni cittadino interpellato sulla materia “ha il diritto di seguire la propria coscienza
che ovviamente ha bisogno di essere informata e ben formata e indirizzata al bene
comune”. I cattolici dovrebbero avere ben chiaro l’insegnamento della Chiesa in materia
di matrimonio e famiglia e “testimoniarlo in ogni circostanza”. “Come cattolici e
come cittadini - si legge ancora nel documento -, dovrebbero impegnarsi affinché nel
loro Paese vi siano matrimoni stabili e duraturi, famiglie forti legate da amore e
fedeltà” perché ciò “è un grande beneficio per la società intera. Per noi cattolici
– chiarisce la dichiarazione –, anche se consentito dalla legge, il divorzio è sbagliato”.
Secondo i firmatari del documento, i cattolici che “non si preoccupano di avere una
coscienza informata e formata e decidono per conto loro, senza seguire l’insegnamento
della Parola di Dio” ma piuttosto “i propri sentimenti”, devono essere consapevoli
“che non stanno compiendo il proprio dovere di cattolici” e che “sono responsabili
di questo comportamento di fronte a Dio”. Chi, nonostante si sia informato e “abbia
tentato di arrivare alla verità, non veda in coscienza perché votare contro la legislazione
pro divorzio – afferma il testo – ha anche egli il diritto e il dovere di seguire
ciò che gli dice la coscienza”. Per chi ritenga di trovarsi di fronte ad una scelta
“tra due situazioni entrambe dannose al bene comune – conclude la dichiarazione -,
è legittimo, in questo caso di conflitto, scegliere il male minore dopo avere pregato,
riflettuto e cercato sinceramente la verità”. (M.G.)