Ahmadinejad riceve a Beirut la laurea honoris causa
Dopo l’accoglienza da stadio, ieri a Beirut, il presidente iraniano Ahmadinejad ha
fatto sapere che prolungherà la visita in Libano, che doveva concludersi oggi, fino
a domani. Ieri l’incontro con il premier libanese Saad Hariri e il primo colloquio
con il presidente Michel Suleiman. Oggi il conferimento della laurea honoris causa
in scienze politiche da parte dell'Università pubblica libanese. Ahmadinejad ha detto
che "l'Iran sarà sempre al fianco del Libano e sosterrà un Libano forte e unito".
Il servizio di Fausta Speranza:
Il programma
della giornata è segreto, ma si sa che tutta la visita è finalizzata, a parte l’impatto
mediatico, alla firma di 14 accordi bilaterali di carattere economico-commerciale.
Un 'pacchetto' dal valore totale di 450 milioni di dollari, che prevede anche la costruzione
di una raffineria di petrolio in Libano, e la fornitura a Beirut di gas naturale.
Delle parole pronunciate in pubblico finora da Ahmadinejad, bisogna riferire dell’accenno
all’occupazione: “L'unica soluzione al problema palestinese – ha detto - è che ai
profughi palestinesi sia consentito di tornare alle loro terre e che tutti gli occupanti
tornino nei loro Paesi d'origine”. Se è vero che l’anima sciita e filo iraniana di
Beirut ha riservato un’accoglienza da star al capo dello Stato iraniano, è anche vero
che c’è un’anima sunnita simpatizzante dell'alleanza filo-occidentale sostenuta dall'Arabia
Saudita che giudica con ostilità Ahmadinejad e sostiene che Teheran ha fatto del Libano
“una base iraniana nel Mediterraneo”. Nei giorni scorsi, 250 uomini politici, giornalisti
ed esponenti della società civile hanno rivolto ad Ahmadinejad una lettera aperta
per accusarlo di “ingerenza” negli affari interni libanesi, attraverso – si legge
- il suo sostegno “in denaro e armi a una parte libanese”, cioè il movimento Hezbollah.
Un punto di vista diverso da quello della gente del Sud del Libano, roccaforte di
Hezbollah, che accoglierà più tardi Ahmadinejad. E che si dice riconoscente per i
fondi - circa un miliardo di dollari, secondo Hezbollah - che Teheran ha concesso
in aiuti e contributi per la ricostruzione, dopo i pesanti bombardamenti israeliani
del 2006. Resta da dire che sul piano internazionale se in Israele la stampa usa toni
allarmistici sulla “conquista del Libano” da parte di quello che definisce “l’imperialismo
iraniano”, c’è poi il commento da Washington: “Ahmadinejad continua con i suoi modi
provocatori”, dice il portavoce della Casa Bianca, Gibbs, dopo aver portato il suo
Paese in una grave crisi economica e politica e provocato le sanzioni internazionali.
Dell’accoglienza ricevuta, Gibbs dice che “Hezbollah punta le sue carte più sulla
fedeltà all'Iran, che al proprio stesso Paese, il Libano”.
La Bce segnala
una positiva anche se moderata tendenza alla ripresa economica Gli ultimi
indicatori economici sulla crescita economica segnalano “una moderazione nella seconda
metà dell'anno sia nell'area euro sia su scala mondiale”. A rilevarlo è la Banca centrale
europea, che nel Bollettino di ottobre nota comunque che “permane la dinamica di fondo
positiva della ripresa dell'area Euro”. La Bce torna a chiedere però che le manovre
finanziarie 2011 di molti Paesi dell'area Euro “devono riflettere l'impegno a conseguire
un risanamento fiscale ambizioso”. La Bce raccomanda in definitiva l'impegno ad adottare
“piani di risanamento pluriennali credibili” con un’azione correttiva “immediata,
ambiziosa e convincente”.
Il generale Rasmussen apre il vertice Nato a Bruxelles:
nuova strategia di difesa Si parla di nuova strategia e di sistemi missilistici
al vertice Nato che si è aperto questa mattina a Bruxelles, alla presenza dei ministri
degli Esteri e della Difesa dei 28 Paesi del Patto Atlantico. Il servizio di Marco
Onali:
“La Nato
deve attrezzarsi per fare fronte alla minaccia missilistica che è una minaccia molto
chiara”: con queste parole, il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen,
ha aperto i lavori. La nuova strategia proposta punta sulla difesa missilistica, bisogna
per tanto adeguare strutture e organizzazione alle nuove sfide della sicurezza. Rasmussen
propone di mettere in connessione tutti i sistemi anti missilistici di cui gli alleati
già dispongono, per un costo totale di 200 milioni di Euro da dividere tra i 28 Stati
membri. Nella proposta del segretario generale, la costruzione di un sistema anti-missile
include l'invito alla Russia, la cui cooperazione è considerata indispensabile. Il
generale ha inoltre annunciato la ristrutturazione dei comandi e la riduzione delle
agenzie da 14 a 3 che renda i quartieri generali più snelli ed efficienti anche in
momenti di austerità. Per quanto riguarda poi l’impegno sul campo della Nato, ieri
a New York il Consiglio di Sicurezza ha affrontato la Missione in Afghanistan. L’esecutivo
Onu ha, infatti, prolungato il mandato delle truppe fino al 13 ottobre 2011, visti
gli sforzi e i successi nel ridurre le vittime civili e riconoscendo alle truppe l’importante
ruolo nel processo di pacificazione. Ma in Afghanistan non accennano a diminuire le
vittime militari: tre soldati della coalizione, la cui nazionalità non è stata ancora
resa nota, sono stati uccisi in un attacco nell’ovest del Paese.
Continuano
gli scioperi in Francia ed è allarmismo sul carburante Continuano in Francia
le proteste verso la riforma del sistema pensionistico, dove sono previsti per oggi
ulteriori scioperi e manifestazioni. Particolarmente dura è la reazione dei lavoratori
del settore dei trasporti, che hanno occupato e bloccato 10 delle 12 raffinerie di
petrolio del Paese, mettendo a rischio la produzione di carburante. Il segretario
di Stato ai Trasporti francese, Dominique Busserau, ha, tuttavia, affermato stamane
alla tv LCI che “non ci sarà penuria di benzina alle stazioni di servizio e che le
scorte di carburante saranno sufficienti per il prossimo mese”. Secondo i dati forniti,
il consumo alle pompe di benzina è, infatti, aumentato questa settimana del 50% per
i primi fenomeni di accaparramento e numerosi sono stati i clienti che hanno riempito
taniche di emergenze. Il Senato ha intanto rimandato il dibattito della contestata
riforma, che innalzerebbe l’età minima pensionabile da 60 a 62 anni, da venerdì a
mercoledì prossimo.
A rischio l’ingresso della Serbia nell’Unione Europea Battuta
di arresto per la Serbia nel processo d’integrazione europeo. La maggioranza del Parlamento
olandese ha votato oggi una risoluzione con cui si chiede al prossimo ministro degli
Esteri di continuare a opporsi all'avvio dei negoziati di adesione con la Serbia fino
a quando le autorità di Belgrado non dimostreranno piena cooperazione con il Tribunale
dell'Aja per assicurare la cattura dei responsabili dei crimini di guerra commessi
nell'ex Jugoslavia. Il Ministero degli esteri olandese ha fatto sapere che se il 25
ottobre i ministri Ue si diranno in disaccordo con la decisione dell'Olanda, l'Olanda
si adopererà per ottenere da Belgrado la piena cooperazione.
La Commissione
europea rivede la proposta di moratoria sulle trivellazioni off-shore Dopo
la fine della moratoria sulle trivellazioni off-shore, nel Golfo del Messico, voluta
da Obama, ieri, anche la Commissione europea decide di riaffrontare l’argomento. Abbandonata
la proposta di una moratoria sulle trivellazioni profonde nelle acque mediterranee,
così come chiesto da Greenpeace, in seguito al veto della Gran Bretagna e del parere
negativo del Parlamento, la proposta è ora quella di rendere le norme il più rigide
possibile. Quella che la Commissione propone oggi, e che dovrà diventare oggetto di
una proposta formale a gennaio prossimo, è quindi una stretta sulle norme che riguardano
prevenzione, misure d'emergenza e responsabilità finanziaria. Per concedere nuove
licenze di trivellazione, ha spiegato il commissario Ottinger, “gli Stati dovranno
accertarsi che le compagnie abbiano: elevati standard di sicurezza, un piano d'emergenza
e i mezzi finanziari per risarcire eventuali danni ambientali in caso d'incidente”.
Pechino
definisce il Premio Nobel un’istigazione al crimine Continuano gli appelli
della comunità internazionale per il rilascio del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo.
Ferma è tuttavia la replica di Pechino che definisce l’assegnazione del premio un’istigazione
al crimine. “Liu Xiaobo è un criminale condannato. Assegnargli il Nobel equivale a
incoraggiare il crimine”. Queste le parole del portavoce del ministro degli Esteri
cinese Ma Zhaoxu. Anche la stampa cinese si unisce al governo, definendo la premiazione
di Xiaobo un tentativo dell’occidente di minare la crescita economica: “Questi sperano
di disturbare la crescita della Cina e di fare pressioni su di lei perché un giorno
crolli sotto il peso della crociata ideologica dei Paesi sviluppati”. Voci di dissenso
si levano invece da Hong Kong, dove l’arcidiocesi e diversi gruppi per la difesa dei
diritti civili e umani chiedono la liberazione immediata di Xiaobo.
Il Giappone
chiede a Google di cancellare il nome cinese delle isole rivendicate Nuova
rivendicazione giapponese sulle isole Senkaku, l’arcipelago conteso con Pechino e
Taiwan. Ieri un parlamentare liberaldemocratico giapponese ha consegnato personalmente
alla divisione nipponica di Google la richiesta ufficiale di cancellare il nome cinese
dell’arcipelago conteso dal motore di ricerca. La proposta è stata subito appoggiata
dal ministro degli Esteri di Tokio, Maehara, che ha dichiarato: "Le isole Senkaku
fanno parte del territorio giapponese e ho intenzione di portare avanti una richiesta
formale come ministero degli Esteri". Google Japan ha fatto sapere che l'azienda non
ha ancora ricevuto comunicazioni ufficiali dal ministero sulla questione, ma che è
“pronta a valutare la domanda”. Sulle cartine digitali di Google Maps al momento compaiono
sia il nome giapponese sia quello cinese delle isole, amministrate da Tokyo ma da
anni rivendicate anche da Pechino e Taiwan per la possibile presenza di ricche risorse
minerarie. Il mese scorso l'area è stata teatro di una tesa disputa diplomatica tra
le due potenze economiche dell'Asia orientale, ancora oggi non del tutto appianata,
dopo che Tokyo aveva fermato presso le isole un peschereccio cinese e detenuto per
alcuni giorni il suo capitano, provocando la dura protesta di Pechino.
Chavez
a Mosca: nuovi accordi tra Venezuela e Russia I governi di Venezuela e Russia
sono pronti a siglare nuovi accordi militari, economici e finanziari. Il piano di
cooperazione tra i due Paesi è al centro della visita del presidente venezuelano Hugo
Chavez a Mosca, dove sono previsti incontri del capo di Stato venezuelano con il presidente
russo Dmitry Medvedev e il primo ministro Vladimir Putin. Sul significato di questo
viaggio di Chavez in Russia ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco,Fulvio
Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dell'area ex-sovietica:
R. – Io credo
che sia in atto, dopo la stagione della corsa folla del prezzo del petrolio e poi
del suo abbattimento a causa della crisi economica e finanziaria globale, un riassetto
proprio degli equilibri nel settore energetico. Un riequilibrio nei Paesi che del
settore energetico fanno il punto di forza. E questo riassetto è evidentemente un
riassetto che non è solo economico, ma anche geostrategico.
D. – Quali
effetti può avere a livello mondiale questa forte cooperazione tra Russia e Venezuela?
R.
– Potrebbe addirittura essere la base di un’associazione di Paesi produttori di gas
e petrolio, alternativa a quella che ha per protagonisti soprattutto i Paesi arabi
del Golfo. Questa sarebbe un’iniziativa che andrebbe a ridimensionare l’influenza
politica globale degli Stati Uniti, che dell’alleanza con i Paesi produttori di petrolio
nel Golfo hanno fatto uno dei capisaldi della loro politica.
D. – La
Russia ha già venduto elicotteri, caccia militari e vari armamenti al Venezuela. Come
leggere questo tipo di accordi tra i due Paesi?
R. – La Russia ha in
qualche modo interesse a sostenere, anche militarmente, un regime come quello di Chavez,
che si propone come una sorta di baluardo contro l’influenza americana in America
Latina. L’America Latina in questo momento è oggetto di molte attenzioni, per esempio
anche di quelle cinesi. Per gli Stati Uniti è il “cortile sul retro”. Quindi in America
Latina si stanno svolgendo delle partite piuttosto importanti. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 287
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