Intervento del Card. John Patrick FOLEY, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme (CITTÀ DEL VATICANO)
Come messaggeri della pace di Cristo, sono convinto che tutti noi dobbiamo pregare
e lavorare per la pace in Medio Oriente, soprattutto per una pace giusta e duratura
tra Palestina e Israele e tra i loro vicini. Sono convinto che le continue tensioni
tra israeliani e palestinesi abbiano largamente contribuito ai disordini in tutto
il Medio Oriente e anche alla crescita del fondamentalismo islamico. Mentre molti,
compresa la Santa Sede, hanno suggerito una soluzione a due della crisi israelo-palestinese,
più passa il tempo più una tale soluzione diventa difficile, poiché la realizzazione
di insediamenti israeliani e di infrastrutture sotto il controllo israeliano a Gerusalemme
Est e in altre parti della Cisgiordania rendono sempre più arduo lo sviluppo di uno
stato palestinese possibile e integrale. Durante lo storico pellegrinaggio del
Santo Padre in Terra Santa dello scorso anno, ho avuto la possibilità di intrattenere
brevi conversazioni con leader politici ai massimi livelli in Giordania, Israele e
Palestina. Tutti loro hanno parlato del grande contributo alla comprensione reciproca
dato dalle scuole cattoliche in quelle aree. Poiché le scuole cattoliche sono aperte
a tutti e non solo ai cattolici e agli altri cristiani, vi vengono iscritti molti
bambini musulmani e perfino alcuni bambini ebrei. Gli effetti sono evidenti e illuminanti.
Si è generato un mutuo rispetto che, speriamo, porterà alla riconciliazione e perfino
all’amore reciproco. Essendomi stato conferito dal Santo Padre l’onore di servire
come Grande Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, traggo ispirazione
dall’interesse e dalla generosità dei quasi ventisettemila cavalieri e dame del Santo
Sepolcro in 56 giurisdizioni in tutto il mondo. Molti hanno compiuto pellegrinaggi
in Terra Santa, dove hanno visitato non solo i luoghi resi sacri dalla vita, morte
e risurrezione di Gesù Cristo, ma anche le parrocchie, le scuole e gli ospedali che
servono coloro che definiamo “pietre vive”, ossia i discendenti cristiani dei primi
seguaci di Gesù Cristo in quella terra che chiamiamo “santa”. Dal Grande Giubileo
dell’Anno 2000, l’Ordine del Santo Sepolcro ha inviato più di cinquanta milioni di
dollari per aiutare in particolare il Patriarcato latino di Gerusalemme, ma anche
altre comunità e istituzioni cristiane, a sopravvivere e a eccellere davvero nel servizio
all’intera comunità in Terra Santa. Questa generosità, mentre è importante, è subordinata
allo sviluppo di una vita spirituale sempre più profonda da parte dei nostri membri
e delle persone che serviamo. Anni fa ho osservato che i cosiddetti cinque pilastri
dell’Islam in realtà traggono origine da fonti giudeo-cristiane. Ebrei, cristiani
e musulmani credono tutti in un solo Dio; tutti noi pratichiamo la preghiera in modo
frequente e, spero, fervente; tutti, in modi diversi, osserviamo il digiuno; crediamo
nell’elemosina e la pratichiamo; e tutti cerchiamo di partecipare al pellegrinaggio,
anche a Gerusalemme, città sacra per ebrei, cristiani e musulmani. Possano queste
convinzioni e pratiche comuni essere riconosciute e seguite nella speranza di una
più grande comprensione reciproca e della riconciliazione, della pace e anche dell’amore
nella terra che tutti noi, ebrei, cristiani e musulmani, siamo portati a chiamare
“santa”.