2010-10-12 14:43:55

Relazione di Mons. Orlando B. QUEVEDO, Segretario Generale della "Federation of Asian Bishops' Conferences" (F.A.B.C.), per l'Asia


A nome della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia, Le esprimo la mia profonda gratitudine per avermi invitato a rappresentare la Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia (FABC) e a partecipare a questo importante Sinodo. Allo stesso modo, a nome della stessa, vorrei esprimere la nostra comunione e solidarietà con tutti i Padri sinodali qui riuniti oggi, soprattutto con i nostri fratelli vescovi nel Medio Oriente.
Il nostro tema è Comunione e Testimonianza. È un tema molto vicino al cuore della Chiesa in Asia. Il n. 55 dell’Instrumentum laboris esprime un desiderio significativo: promuovere l’unità nella diversità, incoraggiare le comunità a cooperare tra di loro, “... Si potrebbe suggerire che di tanto in tanto (ad esempio ogni cinque anni), un’assemblea riunisca l’intero episcopato in Medio Oriente”.
Vorrei condividere con voi l’esperienza dei vescovi in Asia. Riunendosi ogni quattro anni a partire dal 1974, i vescovi della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia hanno vissuto esperienze molto positive nel promuovere la comunione. Considerate che la FABC ha 25 membri regolari e associati, compresi due antichi riti orientali, quello siro-malabarese e quello siro-malankarese, in 28 paesi e territori. Essa copre quella vasta regione dell’Asia confinante con il Kazakistan a ovest, la Mongolia a nord, il Giappone a est, il Pakistan e l’India a sud, l’Indonesia e Timor Est nel sudest. Nonostante le differenti situazioni sociali, economiche, politiche, culturali e religiose, i vescovi asiatici hanno raggiunto un buon livello di comunione, fratellanza, solidarietà e cooperazione. Ciò è dovuto a una comune visione della missione e della priorità pastorale.
Nel 1970 i vescovi dell’Asia riuniti a Manila erano stati ispirati dal messaggio di Papa Paolo VI che aveva parlato delle sfide pastorali in Asia. Nel 1974 si sono riuniti nella loro prima Assemblea plenaria come Federazione approvata dalla Santa Sede. Hanno messo a punto la seguente visione comune della missione di proclamare Gesù come Signore e Salvatore. Essi affermavano:
L’Evangelizzazione è l’adempimento da parte della Chiesa del dovere di proclamare con la parola e la testimonianza il Vangelo del Signore. In Asia tale compito viene effettuato:
- L’inserimento del Vangelo nelle culture rende la Chiesa locale realmente presente all’interno della vita e delle culture dei nostri popoli;
- Grazie all’inserimento del Vangelo nelle tradizioni religiose, le religioni asiatiche sono introdotte in un dialogo vivo con il Vangelo, così che in esse i semi della Parola possano giungere a piena fioritura e fruttificare nella vita dei nostri popoli;
- Infine, attraverso la predicazione della buona novella ai poveri (Lc 4, 18), la vita rinnovatrice di Cristo e il potere del Suo mistero pasquale vengono inseriti nella ricerca di sviluppo umano, di giustizia, fratellanza e pace da parte dei nostri popoli (FABC I, 1974, nn 25-28).
Essi hanno inoltre redatto una priorità pastorale comune che è la costruzione della Chiesa locale.
La Chiesa locale è una Chiesa incarnata in un popolo, una Chiesa indigena e inculturata. Ciò significa concretamente una Chiesa in continuo, umile e amorevole dialogo con le tradizioni vive, le culture, le religioni - in breve con tutte le realtà della vita dei popoli tra i quali ha messo radici profondamente e dei quali ha fatto propria la storia e la vita.
Per i vescovi dell’Asia questa visione di una Chiesa e di una missione locale è rappresentata al meglio nella costituzione di comunità ecclesiali di base, grazie alle quali una parrocchia o una diocesi diventa una “comunione di comunità”.
Sostenuti dai diversi uffici pastorali della FABC, i vescovi asiatici cercano si impegnano insieme per questa visione di missione e di priorità pastorale. Grazie alla loro guida la Chiesa in Asia continua a sperimentare ondate di conversione o di rinnovamento verso una nuova evangelizzazione e un discepolato di vita, una Chiesa rinnovata nella Parola e nel Pane di Dio. Ieri durante l’omelia il Santo Padre ci ha ricordato che la “comunione è un dono del Signore”, comunione fondamentalmente nella vita di Dio. Ciò esige da parte nostra una risposta di profondo rinnovamento o conversione.
Il Santo Padre inoltre ci ha ricordato: “Senza comunione non può esserci testimonianza; la grande testimonianza è proprio la vita di comunione”. Queste parole rappresentano veramente un imperativo per tutta la Chiesa in Asia, compreso il Medio Oriente.
In Asia noi siamo un “piccolo gregge”, meno del 3% su oltre tre miliardi di asiatici. Alla luce delle crescenti diffidenze religiose e degli estremismi religiosi che talvolta sfociano in violenza e morte, potremmo certamente diventare paurosi o timidi. Ma siamo fortificati e incoraggiati dalle parole del Signore, “Non temere, piccolo gregge”. Fiduciosi, quindi, dobbiamo far sì che la nostra comunione diventi una realtà e una testimonianza del Signore. Poiché in molti luoghi dell’Asia in cui non c’è libertà di religione, l’unico modo di proclamare il Signore è di rendergli testimonianza con una silenziosa, ma profondamente fedele, vita cristiana, una vita di amore per Dio e di servizio per il nostro prossimo (cfr. Papa Giovanni Paolo II, Ecclesia in Asia, n. 23).
Tale testimonianza sprona noi vescovi in comunione con il Santo Padre e tra di noi, ad affrontare seriamente le grandi sfide pastorali che abbiamo di fronte in Asia, vale a dire il fenomeno della migrazione, che viene talvolta chiamato la nuova schiavitù, l’impatto negativo della globalizzazione economica e culturale, la questione dei cambiamenti climatici, le istanze dell’estremismo religioso, dell’ingiustizia e della violenza, la libertà religiosa e i problemi biogenetici che minacciano la vita umana nel grembo materno dal concepimento fino alla morte naturale.
Nel nostro dialogo come espressione di comunione nella famiglia di Dio, preghiamo di poter mettere a punto un approccio pastorale comune a questi problemi come forma di testimonianza della fede che abbiamo nel Signore Gesù.







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