Relazione di Mons. Orlando B. QUEVEDO, Segretario Generale della "Federation of Asian
Bishops' Conferences" (F.A.B.C.), per l'Asia
A nome della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia, Le esprimo la mia
profonda gratitudine per avermi invitato a rappresentare la Federazione delle Conferenze
Episcopali dell’Asia (FABC) e a partecipare a questo importante Sinodo. Allo stesso
modo, a nome della stessa, vorrei esprimere la nostra comunione e solidarietà con
tutti i Padri sinodali qui riuniti oggi, soprattutto con i nostri fratelli vescovi
nel Medio Oriente. Il nostro tema è Comunione e Testimonianza. È un tema molto
vicino al cuore della Chiesa in Asia. Il n. 55 dell’Instrumentum laboris esprime un
desiderio significativo: promuovere l’unità nella diversità, incoraggiare le comunità
a cooperare tra di loro, “... Si potrebbe suggerire che di tanto in tanto (ad esempio
ogni cinque anni), un’assemblea riunisca l’intero episcopato in Medio Oriente”. Vorrei
condividere con voi l’esperienza dei vescovi in Asia. Riunendosi ogni quattro anni
a partire dal 1974, i vescovi della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia
hanno vissuto esperienze molto positive nel promuovere la comunione. Considerate che
la FABC ha 25 membri regolari e associati, compresi due antichi riti orientali, quello
siro-malabarese e quello siro-malankarese, in 28 paesi e territori. Essa copre quella
vasta regione dell’Asia confinante con il Kazakistan a ovest, la Mongolia a nord,
il Giappone a est, il Pakistan e l’India a sud, l’Indonesia e Timor Est nel sudest.
Nonostante le differenti situazioni sociali, economiche, politiche, culturali e religiose,
i vescovi asiatici hanno raggiunto un buon livello di comunione, fratellanza, solidarietà
e cooperazione. Ciò è dovuto a una comune visione della missione e della priorità
pastorale. Nel 1970 i vescovi dell’Asia riuniti a Manila erano stati ispirati dal
messaggio di Papa Paolo VI che aveva parlato delle sfide pastorali in Asia. Nel 1974
si sono riuniti nella loro prima Assemblea plenaria come Federazione approvata dalla
Santa Sede. Hanno messo a punto la seguente visione comune della missione di proclamare
Gesù come Signore e Salvatore. Essi affermavano: L’Evangelizzazione è l’adempimento
da parte della Chiesa del dovere di proclamare con la parola e la testimonianza il
Vangelo del Signore. In Asia tale compito viene effettuato: - L’inserimento del
Vangelo nelle culture rende la Chiesa locale realmente presente all’interno della
vita e delle culture dei nostri popoli; - Grazie all’inserimento del Vangelo nelle
tradizioni religiose, le religioni asiatiche sono introdotte in un dialogo vivo con
il Vangelo, così che in esse i semi della Parola possano giungere a piena fioritura
e fruttificare nella vita dei nostri popoli; - Infine, attraverso la predicazione
della buona novella ai poveri (Lc 4, 18), la vita rinnovatrice di Cristo e il potere
del Suo mistero pasquale vengono inseriti nella ricerca di sviluppo umano, di giustizia,
fratellanza e pace da parte dei nostri popoli (FABC I, 1974, nn 25-28). Essi hanno
inoltre redatto una priorità pastorale comune che è la costruzione della Chiesa locale. La
Chiesa locale è una Chiesa incarnata in un popolo, una Chiesa indigena e inculturata.
Ciò significa concretamente una Chiesa in continuo, umile e amorevole dialogo con
le tradizioni vive, le culture, le religioni - in breve con tutte le realtà della
vita dei popoli tra i quali ha messo radici profondamente e dei quali ha fatto propria
la storia e la vita. Per i vescovi dell’Asia questa visione di una Chiesa e di
una missione locale è rappresentata al meglio nella costituzione di comunità ecclesiali
di base, grazie alle quali una parrocchia o una diocesi diventa una “comunione di
comunità”. Sostenuti dai diversi uffici pastorali della FABC, i vescovi asiatici
cercano si impegnano insieme per questa visione di missione e di priorità pastorale.
Grazie alla loro guida la Chiesa in Asia continua a sperimentare ondate di conversione
o di rinnovamento verso una nuova evangelizzazione e un discepolato di vita, una Chiesa
rinnovata nella Parola e nel Pane di Dio. Ieri durante l’omelia il Santo Padre ci
ha ricordato che la “comunione è un dono del Signore”, comunione fondamentalmente
nella vita di Dio. Ciò esige da parte nostra una risposta di profondo rinnovamento
o conversione. Il Santo Padre inoltre ci ha ricordato: “Senza comunione non può
esserci testimonianza; la grande testimonianza è proprio la vita di comunione”. Queste
parole rappresentano veramente un imperativo per tutta la Chiesa in Asia, compreso
il Medio Oriente. In Asia noi siamo un “piccolo gregge”, meno del 3% su oltre tre
miliardi di asiatici. Alla luce delle crescenti diffidenze religiose e degli estremismi
religiosi che talvolta sfociano in violenza e morte, potremmo certamente diventare
paurosi o timidi. Ma siamo fortificati e incoraggiati dalle parole del Signore, “Non
temere, piccolo gregge”. Fiduciosi, quindi, dobbiamo far sì che la nostra comunione
diventi una realtà e una testimonianza del Signore. Poiché in molti luoghi dell’Asia
in cui non c’è libertà di religione, l’unico modo di proclamare il Signore è di rendergli
testimonianza con una silenziosa, ma profondamente fedele, vita cristiana, una vita
di amore per Dio e di servizio per il nostro prossimo (cfr. Papa Giovanni Paolo II,
Ecclesia in Asia, n. 23). Tale testimonianza sprona noi vescovi in comunione con
il Santo Padre e tra di noi, ad affrontare seriamente le grandi sfide pastorali che
abbiamo di fronte in Asia, vale a dire il fenomeno della migrazione, che viene talvolta
chiamato la nuova schiavitù, l’impatto negativo della globalizzazione economica e
culturale, la questione dei cambiamenti climatici, le istanze dell’estremismo religioso,
dell’ingiustizia e della violenza, la libertà religiosa e i problemi biogenetici che
minacciano la vita umana nel grembo materno dal concepimento fino alla morte naturale. Nel
nostro dialogo come espressione di comunione nella famiglia di Dio, preghiamo di poter
mettere a punto un approccio pastorale comune a questi problemi come forma di testimonianza
della fede che abbiamo nel Signore Gesù.