2010-10-12 15:38:59

Relazione di Mons. John Atcherley DEW, Presidente della "Federation of Catholic Bishops' Conferences of Oceania" (F.C.B.C.O.), per l'Oceania


Geograficamente l’Oceania non potrebbe essere più distante dal Medio Oriente, e tuttavia i legami tra le nostre due regioni sono forti.
Rappresento la Federazione dei Vescovi Cattolici dell’Oceania: Australia (32 diocesi), Papua-Nuova Guinea (22), Nuova Zelanda (6), Conferenza Episcopale del Pacifico costituita da 17 diocesi e territori ecclesiastici. In totale, una comunità varia e sparsa, di circa 6 milioni di cattolici, piccole “isole di umanità” (Radcliffe) nella vastità dell’Oceano Pacifico che copre un terzo della superficie mondiale.
Nel novembre del 1998, tutti i vescovi dell’Oceania si sono riuniti qui per il Sinodo per l’Oceania. Siamo stati sfidati a “Seguire la via di Gesù Cristo, proclamare la sua verità, vivere la sua vita”. È una communio di fede e di carità che ci lega alle Chiese del Medio Oriente; siamo arrivati ad apprezzare la ricca diversità che i membri di queste Chiese apportano all’Oceania. Riconosciamo la loro vulnerabilità nel vivere come Chiese minori e siamo “desiderosi di apprezzare, capire e promuovere le tradizioni, la liturgia, la disciplina e la teologia delle Chiese orientali” (Ecclesia in Oceania, 12).
Tra i cinque milioni di cattolici in Australia un numero piccolo ma importante fa parte delle Chiese cattoliche orientali. Le due principali Chiese cattoliche orientali in Australia sono quella maronita e quella melchita, ognuna delle quali è una diocesi stabilita (eparchia) con un vescovo (eparca) che è membro della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’Australia e che a volte partecipa all’incontro della Conferenza della Nuova Zelanda. Oltre a queste Chiese cattoliche orientali, vi sono anche quelle caldea, sira, siro-malabarese e copta.
Le eparchie maronita, melchita e caldea si estendono in Nuova Zelanda offrendo servizi pastorali e liturgici anche alle loro comunità che si trovano lì.
Il Medio Oriente è presente in Oceania attraverso i migranti e i rifugiati che si sono stabiliti nella regione: ebrei europei sin dagli inizi dell’insediamento in Australia e Nuova Zelanda, nonché rifugiati dalla Germania degli anni intorno al 1930 e sopravvissuti alla Shoah; libanesi, palestinesi, egiziani; iracheni sia cristiani sia musulmani; e, in tempi più recenti, rifugiati curdi dall’Iraq, dall’Iran e dalla Turchia.
I nostri legami storici sono fortemente caratterizzati dalla guerra e dalla pace.
- Le truppe australiane neozelandesi (ANZACS) si sono esercitate in Egitto durante i primi anni della Grande Guerra (1914-1918); purtroppo la generazione successiva è ritornata nel deserto egiziano nei primi anni quaranta della seconda Guerra Mondiale.
- Le forze di pace figiane nell’ambito delle Nazioni Unite hanno servito sia in Libano sia nel Sinai.
Questi legami vengono cementati oggi attraverso la presenza di numerosi pellegrini dell’Oceania che visitano la Terra Santa, attraverso il reinsediamento dei rifugiati, i programmi di aiuto allo sviluppo di Caritas Internationalis; la presenza di ordini religiosi internazionali che si dedicano al lavoro educativo o al sostegno dei luoghi sacri.
Risposta all’Instrumentum laboris:
Sono due i temi dell’Instrumentum laboris ai quali vorrei rispondere a partire dall’esperienza dell’Oceania.
1. Comunione e testimonianza. L’Instrumentum laboris ha portato alla nostra attenzione in modo nuovo le sfide che devono affrontare i cristiani in Medio Oriente: i complessi conflitti politici, le questioni della libertà di religione e di coscienza, il vivere in un contatto quotidiano come minoranza in comunità in maggioranza islamiche o ebree e il movimento costante di popoli attraverso l’emigrazione e l’immigrazione. Siamo molto lontani, ma siamo consapevoli di essere legati a tutti i cristiani in Medio Oriente attraverso un battesimo comune, una tradizione ecclesiale, la fede in Gesù Cristo e l’impegno per la sua missione. Desideriamo che i nostri fratelli e le nostre sorelle in Medio Oriente sappiano che apprezziamo questa comunione, che ci impegniamo a essere solidali con loro nella sofferenza e che li sosterremo con la preghiera e con l’aiuto pratico nelle sfide che devono affrontare quotidianamente.
2. L’impegno verso i rapporti interreligiosi. Le Chiese in Oceania sono giovani in questo ambito, abbiamo molto da imparare dall’impegno intenso delle Chiese in Medio Oriente a favore del dialogo tra le religioni abramitiche. Riconosciamo la complessità del contesto storico e culturale in cui si svolge questo dialogo con i semi di speranza nel processo di pace nonché le battute d’arresto dei malintesi, della persecuzione e del tradimento.
L’introduzione dell’Instrumentum laboris parla della necessità che i cristiani imparino a conoscere bene i loro vicini ebrei e musulmani se vogliono collaborare con loro nel campo della religione, dell’interazione sociale e della cultura per il bene della società. Ricordando la necessità che la religione diventi la base della pace e della promozione dei valori spirituali e materiali delle persone, in Australia e in Nuova Zelanda sono stati compiuti diversi sforzi.







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