Mons. Fisichella: un nuovo dicastero per riportare il messaggio di Cristo nei cuori
di chi non lo comprende più
Un dicastero che non è una risposta “burocratica” alla scristianizzazione oggi diffusa
in Europa e in altre zone che già conoscono il Vangelo, ma la risposta del Papa per
riportare il messaggio di Cristo nei cuori di chi non lo comprende più. E’ questo
in sintesi l’obiettivo che si pone il neo-dicastero della Nuova Evangelizzazione,
così come lo ha presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana il suo presidente,
l’arcivescovo Rino Fisichella, che ha risposto a lungo alle domande dei giornalisti.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Non c’era
bisogno di un dicastero per una Nuova Evangelizzazione quasi a sancire il fallimento
di quella tradizionale. C’era il bisogno urgente di ripensare i modi di essere “sempre
e dovunque” – come recita l’incipit del Motu Proprio di Benedetto XVI – da parte della
Chiesa nel mezzo di società che patiscono l’eclissi del senso di Dio. Con chiarezza,
mons. Fisichella ha tracciato la genesi spirituale del Pontificio Consiglio per la
Nuova Evangelizzazione, definita una “intuizione profetica” di Benedetto XVI, inserita
nel solco aperto dai suoi immediati predecessori fino al Vaticano II e aderente alla
fase storica del mondo:
“Viviamo un tempo di gradi sfide, che incidono
non poco nei comportamenti di intere generazioni, dovute al fatto della conclusione
di un'epoca con l'ingresso in una nuova fase per la storia dell'umanità. A tanti elementi
positivi, che consentono di vedere un impegno più coerente nella vita di fede – dovuto
anche ad una conoscenza più profonda dei suoi contenuti - corrispondono non di rado
forme di 'distacco dalla fede' come conseguenza di una diffusa forma di indifferenza
religiosa, preludio per un ateismo di fatto”.
Chiese di antica tradizione
che “risentono” del “deserto interiore” nel quale arranca l’uomo del 21.mo secolo,
specie nelle aree dove il Vangelo vive da secoli, se da non millenni. In questo confronto,
ha affermato mons. Fisichella, si svilupperà il lavoro del dicastero, da oggi nelle
sue piene funzioni:
“L'obiettivo appare da subito come una grande sfida
che viene a porsi per la Chiesa intera nel dover riflettere e trovare le forme adeguate
per rinnovare il proprio annuncio presso tanti battezzati che non comprendono più
il senso di appartenenza alla comunità cristiana e sono vittima del soggettivismo
dei nostri tempi con la chiusura in un individualismo privo di responsabilità pubblica
e sociale”.
“Nuova Evangelizzazione”, ha proseguito il presule, non
vuole né essere “una formula uguale per tutte le circostanze” – perché ogni zona del
mondo ha mentalità, cultura e ambiente a sé – e nemmeno una “formula astratta”, e
questo è sancito dal modo in cui il nuovo Pontificio Consiglio si muoverà, cioè in
sinergia con gli altri dicasteri di Curia e con i vescovi locali:
“Noi
avremo i contatti con le Conferenze episcopali e quindi con le Conferenze episcopali
dovremo essere capaci di trovare le forme per sostenere l’azione pastorale che già
è in atto. Debbo dire che in diversi Paesi, comunque, ci sono già un pullulare di
iniziative da diversi anni, che tendono proprio a questo tema della nuova evangelizzazione”.
Tre
saranno le piste di lavoro principali: la “sistematizzazione” del magistero dedicato
all’evangelizzazione, la promozione del Catechismo della Chiesa cattolica, che nel
2012 festeggerà il 20.mo di pubblicazione, e l’uso a fini apostolici dei media vecchi
e nuovi. Ai giornalisti che paventavano il rischio che il nuovo dicastero possa configurarsi
come una sovrastruttura di tipo burocratico rispetto agli organismi esistenti, mons.
Fisichella ha replicato:
“Papa Benedetto XVI non credo sia l’uomo della
burocrazia. Papa Benedetto XVI è l’uomo dell’annuncio, è l’uomo che con profonda intelligenza
teologica e cultura ha saputo individuare questo spazio per impegnare la Chiesa in
maniera concreta a servizio della missione che la Chiesa possiede da sempre”.
Insistenti
le domande sulla “geografia” di competenza del dicastero. Il suo presidente ha spiegato
che se “forse” l’Europa guida la classifica del continente più “scristianizzato”,
in realtà ciò che si farà sarà quello di commisurare il grado di lontananza dalla
vita ecclesiale al contesto socioculturale in cui esso si manifesta. Sarà questo a
regolare l’azione del dicastero, per cui se il Vecchio continente sarà considerato
soprattutto in rapporto alla secolarizzazione, in America Latina, per esempio, verrà
valutato più da vicino il fenomeno delle sette religiose. In ogni caso, ha concluso
mons. Fisichella, il dicastero è una reazione a questo stato di cose:
“Io
credo che questo sia il segnale che il Papa ha dato di non rimanere in silenzio per
il distacco di molti fedeli dalla Chiesa. Se siamo stati in silenzio, forse, davanti
a queste situazioni di assunzione passiva degli effetti del secolarismo, adesso è
il momento di riprendere, invece, la nostra parola forte e coraggiosa, perché siamo
araldi del Vangelo”.